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Nazionale, Allegri: “Io Ct? E’ presto, ma quest’Italia non è da buttare”

L’ex allenatore del Milan, dopo aver perso il treno che lo poteva portare alla Lazio, è sempre in lizza per il ruolo di Commissario Tecnico del dopo Prandelli. E sembra avere le idee chiare, soprattutto su Balotelli.
A cura di Alessio Pediglieri
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Massimiliano Allegri affronta per la prima volta la questione del dopo Prandelli oggi repentino tecnico del Galatasaray e le tante voci che lo vorrebbero sulla panchina della Nazionale. Lo fa a cuor leggero, nel bel mezzo di un'estate che prevede fuochi d'artificio, dopo aver visto tramontare l'ipotesi Lazio finita in mano a Pioli e lontano da quell'11 agosto che dovrà sancire il nuovo corso federale a tutti i livelli: presidenziale e tecnico. Di certo non si autocandida, non ne ha bisogno ma nemmeno si nasconde di fronte alla possibilità di vestire un ruolo di primo prestigio e che consacrerebbe la sua pur giovane carriera da allenatore. Di fatto, Allegri, mostra di avere punti fermi da cui poter ripartire sia come gruppo che come singoli giocatori. Come un certo Mario Balotelli con cui ha avuto a che fare ai tempi del Milan.

Nazionale sfortunata

"Io ct? In questo momento parlare di Nazionale non ha nessun senso. In Italia non abbiamo molto equilibrio, e credo che nel nostro paese non sia tutto da buttare. Adesso sembra che gli altri paesi abbiamo tutto in più di noi, non solo dal punto di vista calcistico. Secondo me non è così. Non so quali siano le caratteristiche di un ct perché non l'ho mai fatto ma in Italia ci sono tantissimi allenatori bravi e credo che tra questi ci sia il nome giusto per la Nazionale. Non sono in grado di poter dire quali siano state le cause della disfatta azzurra al Mondiale. Credo che la Nazionale abbia avuto anche sfortuna. Questo Mondiale parla di squadre che sono arrivate in fondo mostrando un calcio concreto e attento dal punto di vista difensivo, caratteristiche che sono mancate all'Italia".

Si riparte dai campioni

"Balotelli ed Ibrahimovic credo abbiano due caratteri molto diversi. Ibra e' un vincente: a livello tecnico super, a livello caratteriale e' uno che fa fatica a perdere le partitelle in allenamento. Mario e' un ragazzo d'oro, con enormi margini di miglioramento. Sono sette anni che e' alla ribalta su tutti i giornali per quello che fa fuori dal campo. Penso invece che dovrebbe essere valutato per quello fa dentro al campo"

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