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Napoli, un “tesoretto” da 60 milioni per sognare in grande

Il Napoli ha chiuso il bilancio 2015 con 143 milioni di fatturato e il primo rosso dell’era De Laurentiis, causato dalla mancata partecipazione alla Champions e dai minori introiti ricavati dalle plusvalenze. Ma gli azzurri hanno 59 milioni di riserve e non presentano debiti con le banche. Le incognite sul futuro sono sullo stadio San Paolo.
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“Il calcio è come la vita: a volte siamo contenti con pochi soldi, ma alla fine i soldi un po’ aiutano”. Parola di Maurizio Sarri, consapevole che dal punto di vista del fatturato tra il Napoli e la Juventus c'è poca partita. Secondo la classifica Deloitte 2016, il Napoli fattura 125,2 milioni al metto dei premi partita europei e delle plusvalenze, al trentesimo posto in Europa anche per effetto della doppia mancata qualificazione in Champions League, dietro anche al Milan (14° con 199,1 milioni), alla Roma (16° con 180,4) e all'Inter (19° con 164,8). Il Napoli ha chiuso per otto anni di fila (dal 2007 al 2014), con i conti in attivo, prima dei 13,2 milioni di euro di rosso dello scorso anno.

I conti del 2015 – Nelle ultime quattro stagioni, nelle casse degli azzurri sono entrati 688 milioni, cifra di tutto rispetto ma lontana dalle vette bianconere. Senza Champions e senza plusvalenze di rilievo, nel 2015 il fatturato complessivo è calato del 40%, da 237 a 143 milioni. La fetta più grossa dei ricavi rimangono i diritti tv, che hanno assicurato 77 milioni: 59 per la Serie A e 12,3 per le coppe europee. La riduzione dei ricavi si accompagna a un taglio dei costi, che però rimangono troppo alti (165 milioni). Il risparmio dipende in gran parte dai minori investimenti sul calciomercato, passati dai 99 milioni nel 2014, l'ultima stagione con Benitez in panchina, ai 36 con l’avvento di Sarri. Gli ingaggi restano quasi invariati, passano dagli 83 ai 79,7 milioni, mentre gli ammortamenti dei cartellini, anche alla luce della politica di abbattere il valore dei calciatori per quote decrescenti, sono ridotti del 16% (da 63 a 50 milioni). Il club ha anche risparmiato 9 milioni nel capitolo “costi per prestazioni di servizi”, comprese le consulenze tecniche e le spese per gli osservatori, scesi da 24 a 15 milioni.

Rosa e rendimento – Tuttavia, i soldi bisogna anche saperli spendere. In materia di “diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori”, ovvero il costo originario del cartellino dei giocatori, il Napoli mette nel bilancio 2015 61 milioni (erano 81 nel 2014). Contando anche gli ammortamenti, il rendimento economico e tecnico migliora. Due anni fa, ogni punto è costato, in termini di gestione della rosa, 1,71 milioni, e l'anno scorso ben 1,97. Quest'anno, Sarri ha fatto scendere questo valore, nelle prime 24 giornate, a 1,28 (un milione in meno per punto conquistato rispetto alla Juventus). Merito di una rosa che, secondo il sito Transfermarkt, adesso vale 284 milioni, ma pesano e non poco i 94,7 della clausola di rescissione accettata da Higuain, il capocannoniere e l'attaccante che tira di più in porta in questa Serie A. Più che raddoppiata anche la quotazione di Callejon: De Laurentiis l'ha pagato 8,8 milioni e l'anno scorso ne ha rifiutati 22.

Solidità – La solidità finanziaria del club di De Laurentiis, che non ha debiti con le banche e al 30 giugno 2015 può vantare una cassa con 59 milioni di riserve, nasce anche dalla capacità di incastonare le plusvalenze di mercato. Grazie ai 64 milioni incassati per la cessione di Cavani, estate 2013, il Napoli è riuscito a mantenere in rosa tutti i suoi grandi giocatori nonostante la mancata qualificazione Champions, nel 2014 e nel 2015. Non solo. La società partenopea non ha patrimoni immobiliari, e questo consegna a De Laurentiis un certo vantaggio in materia di sostenibilità finanziaria. Per la Uefa, infatti, gli ingaggi non devono superare il 70% del fatturato, per la Figc il costo della rosa, ammortamenti compresi, non deve superare l'’80% del fatturato. Gli azzurri, che pure hanno visto crescere il costo della rosa dal 2013 al 2015, adesso gravitano intorno al 60%.

Il bilancio del Napoli delle ultime 3 stagioni (fonte footyrate.com)
Il bilancio del Napoli delle ultime 3 stagioni (fonte footyrate.com)

Impatto su Filmauro – Tuttavia, il primo rosso di bilancio nella storia del Napoli di De Laurentiis (13,1 milioni nell'esercizio relativo alla stagione 2014/2015), ha pesato in negativo sui colti della Filmauro, la storica casa di produzione e distribuzione cinematografica fondata nel 1975, cui fa capo il controllo della società. Secondo quanto riporta Milano Finanza, il fatturato 2014-2015 dell’area cinema, home video, tv e diritti musicali si limita a 13,4 milioni, e rappresenta solo l'11% del giro d'affari della holding. Il gruppo ha generato comunque un utile netto di 2,2 milioni, grazie alla riduzione dei costi da 26 a 16,7 milioni, ma a livello consolidato i ricavi sono scesi del 40%, da 277,8 a 165,5 milioni. De Laurentiis, però, punta a migliorare il bilancio grazie alle speranze di ritorno in Champions League e agli incassi del cinepanettone Natale col boss e al nuovo film di Carlo Verdone, con Antonio Albanese: L’abbiamo fatta grossa.

Limiti e possibilità – Quel che è mancato al Napoli per competere con i top club italiani ed europei è una seria politica di investimenti per potenziare i ricavi commerciali, oltre a una strategia di potenziamento internazionale del brand. Nell'ultimo bilancio d'esercizio, gli introiti commerciali (sponsorizzazioni, royalties e cartellonistica) hanno fruttato 28,2 milioni contro i 30 del 2014. Dagli sponsor ufficiali sono arrivati 5,7 milioni (Acqua Lete ha rinnovato l'accordo anche per il 2015-16), mentre lo sponsor tecnico Macron ha versato 1,5 milioni (1,9 nel 2014). A questi vanno aggiunti i 5.2 milioni di ricavi da licensing e gli 1,7 milioni del merchandising.

La questione stadio – Sono scesi anche i ricavi da stadio, passati da 21,5 a 14 milioni. I ricavi da abbonamenti si sono ridotti da 5,3 a 4,5 milioni, e le previsioni per il 2016 andranno riviste ancora al ribasso considerate le sole 6 mila tessere sottoscritte a fronte delle 8429 della scorsa stagione. La questione San Paolo non si è ancora risolta. Lo scorso ottobre il Consiglio comunale ha approvato l'accordo per ridefinire la gestione dello stadio, che prevede l'aumento del canone d’affitto a 780mila euro e delle tariffe per la pubblicità, arrivate a 3.500 euro a partita. Ora il Comune sembra aver preso la decisione di agire per individuare gli interventi più urgenti. I lavori saranno finanziati attraverso un mutuo da 20 milioni di euro presso il Credito sportivo.

Bilancio – Il club, che ha quasi solo debiti finanziari da calciomercato (72 milioni su 109), vanta anche 71 milioni di crediti. Il Napoli in definitiva è una società robusta dal punto di vista patrimoniale. Ma non può dormire proprio sonni tranquilli. Un fatturato da 143 milioni non può bastare a sostenere una rosa che costa 130 milioni, senza continue plusvalenze o una presenza fissa in Champions. Serve investire seriamente nello stadio e valorizzare il vivaio, gli strumenti che hanno fatto grandi le big d'Europa.

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