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Napoli-Roma, quando a vincere è la paura

Larghi vuoti sugli spalti, stadio piantonato dagli agenti per Napoli-Roma: va in scena un big match blindato dove prevale la tensione e non il clima di festa.
A cura di Maurizio De Santis
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Vado controcorrente e dico che Napoli-Roma non m'è piaciuta. Mi spiego, in campo i partenopei sono stati straordinari al punto da chiedersi  – come dicono da queste parti – "ma dove l'hanno cacciata tutta questa scienza?". Avessero messo lo stesso impegno e un pizzico d'attenzione in più anche contro le ‘piccole' (forse) il gap in classifica non esisterebbe e sotto il Vesuvio la parola scudetto potrebbe essere pronunciata in maniera irriverente, senza scaramanzia né vacue illusioni. Higuain e quella rovesciata tirata fuori dal cilindro – come non gli era riuscito al Mondiale – avrebbero meritato ben altra platea: uno stadio San Paolo stracolmo, traboccante di tifo, la fossa dei leoni che nelle notti magiche della Champions rimbombava per l'inno cantato a squarciagola dal pubblico, i sostenitori capitolini stipati nel loro settore per stare accanto alla squadra, uno spettacolo di cori e colori a far da cornice al derby del Sud. Invece no, larghi vuoti sugli spalti, città blindata, centinaia di agenti impegnati per garantire sicurezza e tenere i giallorossi al riparo da vendette hanno fatto da corredo accessorio ai novanta minuti più belli ed entusiasmanti giocati finora dalla squadra di Benitez. Ecco, la cosa che proprio non mi va giù è questa: che al San Paolo come in altri impianti d'Italia debba vincere la paura, che qualche testa calda la faccia da padrone, che la sete di violenza armi la mano del delinquente di turno, che nel vento si senta odore di piombo, che la sicurezza dello Stato è un participio (del) passato.

Ciro Esposito è morto, nessuno potrà restituirlo all'affetto dei suoi cari, alla madre intervistata da mezzo mondo alla vigilia della sfida e magari dimenticata adesso che tutto ha funzionato alla perfezione. Ciro Esposito è morto e quelli che hanno intimato l'ardua sentenza dei posteri, quelli che ‘ogni parola è vana, occasione ci sarà… non avremo pietà' (recitava uno striscione esposto in Curva) ne hanno insozzato la memoria con le loro parole ancora una volta. Ciro Esposito è morto e non basta la rimozione (pardon, cambio della guardia) di qualche capoccione per cancellare le responsabilità e le falle evidenti nel piano sicurezza che all'Olimpico (non) c'era, affidato alla trattativa coi tifosi, mentre nel sabato italiano (che non è più un sabato qualunque) è stato curato nei minimi dettagli. Ciro Esposito è morto e ancora non sappiamo che diavolo sia effettivamente accaduto in quel maledetto pomeriggio, prima della finale di Coppa Italia. Ciro Esposito è morto, però il Napoli ha vinto e la Roma ha perso. Nessuno s'è fatto male e si può sbaraccare il ‘set del dolore' acceso su quello ‘vero' di una madre che vivrà per sempre con la morte nel cuore.

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