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Napoli-Juventus, una sfida come nessuna

Una storia fatta di passioni e grandi duelli, da Altafini e Sivori a Maradona e Platini. Napoli e Juventus: due modi di essere italiani. Passato, presente e futuro di una sfida speciale, in campo e nelle pieghe dei bilanci.
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Una notte in Italia. Una di quelle che non girano mai piano, nel vento che tocca il mare. Napoli-Juventus non è mai una partita come le altre. È una battaglia campale, una sfida anche culturale fra due tifoserie opposte eppure complementari, fra i due lati della grande bellezza di essere italiani.

La storia. Gli attriti cominciano con lo scambio di maglie Sivori-Altafini, pagine ormai ingiallite della rivalità che mai diventeranno curve nella memoria. La coppia gol fa impazzire Napoli prima che nel 1972 il brasiliano accetti le sirene bianconere. Parte con Zoff e tre anni dopo mette il sigillo allo scudetto, proprio contro il Napoli, e si guadagna il soprannome di “Core ’ngrato”, come i tifosi scrissero sui cancelli del San Paolo. È lui il capofila dei bomber che hanno vissuto la sfida con entrambe le maglie, e con entrambe le maglie sono andati in gol (quattro a Napoli, due in bianconero: l’altra nel 6-2 del 1974). Altafini esultò anche, quel giorno aveva anche esultato, al contrario di quanto farà nel 2012 Quagliarella dopo aver fissato il 3-0 della Juve, lui che il 25 marzo 2010 aveva baciato la maglia azzurra nel 3-1 griffato anche da Lavezzi ed Hamsik. Lo slovacco, con 6 reti totali alla Juve, ha raggiunto nella classifica dei migliori marcatori del Napoli contro la Vecchia Signora Jeppson e Vinicio, che realizzò il 2-0 ai bianconeri il 6 dicembre 1959, giorno dell’inaugurazione del San Paolo, prima del rigore di Cervato.

Una lista che racconta la storia di uomini e di gol, di una rivalità sociale prima ancora che sportiva. Uomini come Cavani o come Careca, capace di piazzare quattro reti al Comunale, come lo svedese da 150 milioni (la cifra, considerata da molti scandalosamente alta, con cui il Napoli lo acquistò nel 1952). Uomini come Maradona e Platini, che hanno illuminato la rivalità negli anni Ottanta e l’hanno vestita di nuovi colori, del tricolore che spesso finiva per decidersi negli scontri diretti. Con una data su tutte, il 3 novembre 1985, alla nona giornata di campionato. I bianconeri, ancora imbattuti, si arrendono a un Maradona che s'inventa un gol oltre ogni logica e ogni legge della fisica. La punizione in area bianconera assegnata dall'arbitro Redini, dopo il tocco di Pecci è di quelle che sono entrate nella leggenda e nel mito di Diego. Una traiettoria impossibile e la palla che si infila alle spalle di Tacconi, con 80 mila spettatori in puro delirio sugli spalti e la Vecchia Signora che abbassa il capo per la prima volta in campionato.

Napoli e Juve oggi – Il resto è storia recente, e porta fino alla sfida in tono minore di sabato, almeno per l’assenza dei tifosi ospiti che toglie un pezzo d’atmosfera, un po’ del sapore speciale di un match che non è mai come gli altri. È cronaca di un Sarri alle prese con l'occasione di una vita, e di una Juventus che non partiva così male in campionato da 45 anni, che in cinque partite ha segnato cinque gol, nonostante trenta tiri nello specchio, e non ha ancora vinto in casa. È soprattutto l’epifania di due squadre alle prese con passaggi di tempo e di crescita, con rincorse e affanni spesso cancellati, dimenticati almeno per una notte nell’aria elettrica come non mai.

Il brand Juve vince. Se in campo, Pogba ancora fatica a diventare il leader che a Torino si attendono, fuori dal campo i numeri certificano la superiorità del modello Juve, almeno in Italia. È da incorniciare il 2015 della società bianconera, che grazie agli effetti positivi della finale di Champions League tocca 348,2 milioni di ricavi e festeggia il primo utile (2,3 milioni) dopo sei anni. Risultati importanti, in attesa degli ulteriori ricavi commerciali garantiti dagli accordi con Adidas a Jeep e i nuovi sponsor macroregionali come la birra messicana Tecate. Determinante per l’ascesa in Italia e in Europa l’effetto-Juventus Stadium che ha fruttato 51 milioni di ricavi da botteghino nella scorsa stagione e già 21,6 milioni in questa, per la sottoscrizione di tutti i 28 mila abbonamenti disponibili. Numeri che hanno permesso a Andrea Agnelli di spendere 130 milioni sul mercato estivo, con un deficit di circa 70 rispetto alle entrate, e di mantenere il brand numero 1 fra i club calcistici italiani (312,4 milioni il valore evidenziato dal rapporto Brand Finance Football 50), l’undicesimo nel mondo, superati anche Borussia Dortmund e Schalke 04. E le gerarchie non cambiano se si guarda al ranking stilato da Forbes, che valuta la Juve 737 milioni di euro, al nono posto fra le società più ricche del mondo. New entry, al diciassettesimo, per il Napoli con una valutazione di 310 milioni.

Napoli e il San Paolo. La squadra, che nel biennio con Benitez in panchina ha investito più di 130 milioni sul mercato, continua ad essere la vera gallina dalle uova d’oro del gruppo FilmAuro. Al 30 giugno 2014, la capogruppo ha chiuso con un utile netto da 3,3 milioni, comunque migliore rispetto alla perdita di 1,7 milioni del precedente esercizio, ma poca cosa rispetto al risultato netto fatto segnare dal club, con 20,22 milioni di utili. Nel complesso, il Napoli ha inciso per più dell’85% ai ricavi complessivi del gruppo FilmAuro. E dall’anno prossimo potrebbe monetizzare la passione dei tifosi con la gestione del San Paolo. Per ora, è stata solo approvata dalla giunta comunale la delibera di convenzione ponte, proposta dall’assessore allo Sport Ciro Borriello, che dovrà passare al vaglio del Consiglio comunale il 30 settembre. La convenzione durerà fino a sedici mesi, il tempo necessario a rifunzionalizzare l’impianto completando l’iter della legge 147.

Non tutto è filato proprio liscio, però. Perché a luglio dopo l’approvazione del bilancio comunale, la tariffa che De Laurentiis avrebbe dovuto versare era stata indicata in 1,2 milioni. Ma uno studio del CONI aveva fissato una soglia, per il San Paolo attuale, non superiori ai 550 mila euro. L’accordo, alla fine, è stato trovato a mezza strada, a 652 mila euro. “Il mancato rispetto da parte del Concessionario dei termini per il pagamento del canone, con un ritardo di almeno quattro mesi, comporterà l’automatica risoluzione della presente convenzione e la contestuale decadenza del Concessionario stesso dalla concessione” si legge. Allo stato attuale, quando entrerà in vigore l’accordo sarà valido solo fino a fine stagione. “Nel caso in cui l’amministrazione comunale dichiari il pubblico interesse dello studio di fattibilità presentato dalla Società” si legge, e sempre che entro il successivo termine di quattro mesi venga presentato il progetto definitivo, la presente concessione resterà in vigore anche per la stagione agonistica 2016/2017”.

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