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Napoli, Juventus e Nazionale: auguri, Zoff, eroe dell’Italia Mundial

L’ex portiere ed ex ct degli Azzurri compie 75 anni, le sue gesta attraversano il calcio tricolore. E lui resta un’icona, come sportivo e come uomo, di un’epoca che ha fatto sognare milioni di tifosi.
A cura di Jvan Sica
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Se uno dei più celebri pittori nazionali, Renato Guttuso, ti disegna su un francobollo ricercatissimo, il colore della maglia che indossi in Nazionale prende il tuo nome e sei l’uomo dei record che tutti vogliono battere per diventare miti, non puoi che essere un vero e proprio eroe nazionale. A 75 anni Dino Zoff è a tutti gli effetti un nostro eroe, non solo per quello che ha vinto, ma soprattutto per come lo ha fatto, sempre rispettoso del gioco che gli ha dato tutto nella vita.

Friulano doc. Zoff nasce portiere, in una terra, il Friuli Venezia Giulia, che ha sempre dato calciatori capaci di scrivere pagine fondamentali del nostro calcio. L’esordio in serie A è del 24 settembre 1961 con l’Udinese contro la Fiorentina. Rimedia 5 gol dai fortissimi viola di allora e quando li rivede sul grande schermo perché il lunedì ha accompagnato la fidanzata al cinema, quasi sprofonda nella poltrona per la vergogna. In quell’esordio aveva di fronte giocatori come Kurt Hamrin e Amilcare Ferretti e finirà per giocare contro Carlo Ancelotti e Aldo Serena. Questo spiega in un attimo la quasi eternità nel calcio italiano di Dino Zoff.

Passa al Mantova nel 1963 per 30 milioni di lire. Qui si afferma come il prospetto più interessante fra i giovani portieri italiani insieme ad Enrico Albertosi (secondo del titolare Giuliano Sarti nell’esordio di Zoff al Comunale di Firenze). Saranno loro due i protagonisti di un balletto quasi decennale per il titolare della porta della Nazionale. Agli Europei del 1968 Valcareggi sceglie Zoff, mentre ai Mondiali messicani del 1970 il titolare sarà Albertosi. Solo nel 1972 Zoff si prenderà la titolarità della porta della Nazionale, giocando per più di dieci anni da numero 1 incontrastato, arrivando a dare nome al grigio della sua maglietta, il grigio-Zoff. L’ultima partita con il Mantova è un indizio per il suo futuro: fa vincere insieme ai suoi compagni il titolo alla Juventus, battendo la Grande Inter per 1-0.

Passa al Napoli di Achille Lauro. L'operazione si chiude alla mezzanotte dell'ultimo giorno di calciomercato del 1967, per 120 milioni di lire più la vendita del cartellino di Claudio Bandoni. In azzurro gioca tutte le partite di campionato della sua squadra, 143 incontri, e pone il record ancora imbattuto di inviolabilità della porta partenopea, 590’ consecutivi nel 1970-'71. Agnelli ha sempre pensato che Zoff fosse da Juve e alla fine riesce a prenderlo dal Napoli nel 1972, a 30 anni. Molti pensano che la Juventus avrebbe dovuto puntare su un portiere più giovane ma essere riusciti ad arrivare finalmente a Zoff non fa badare alle critiche.

La bacheca dei trofei. Zoff nella Juve gioca 11 anni vincendo sei volte il titolo di campione d'Italia (1972-1973, 1974-1975, 1976-1977, 1977-1978, 1980-1981 e 1981-1982), due Coppe Italia (1978-1979 e 1982-1983) e una Coppa UEFA (1976-1977, primo successo europeo dei bianconeri). Gioca inoltre due finali di Coppa dei Campioni, contro l’Ajax di Cruijff nel 1973 e, nella sua penultima gara da calciatore, contro l’Amburgo nel 1983. Con i bianconeri pone record su record e diventa un’icona internazionale conosciuta in tutto il mondo.

A 40 anni a Zoff mancava solo il Mondiale. E nell’avventura indimenticabile del 1982 riesce a vincerlo, risultando decisivo sul colpo di testa di Oscar contro il Brasile nel girone dei quarti e mostrando al cielo di Madrid una Coppa attesa da 44 anni. Quelle mani saranno iconizzate da Guttuso e diventeranno uno dei simboli di quella vittoria. La sua ultima partita da calciatore è proprio in Nazionale contro la Svezia per le qualificazioni a Francia 1984.

Anche da allenatore Zoff porta la sua eccezionale misura (misura nel calcolare le traiettorie in relazione al suo posizionamento. Ancora oggi nessuno ha quel senso della posizione istintivo e incredibile) nel gestire i diversi gruppi che porta a svariati successi: Coppa Italia e Coppa UEFA con la Juve e secondo posto ad Euro 2000 con la Nazionale. Uomo tutto d'un pezzo, replica per le rime a Berlusconi dopo la beffa di Trezeguet.

Non prendo lezioni di dignità da lui – raccontò allora in conferenza stampa -. Non è giusto denigrare il lavoro degli altri pubblicamente, non è giusto che non si rispetti un uomo che fa il suo lavoro con dedizione e umiltà. E' stato offeso un uomo e la sua professionalità, è mancato il rispetto per un lavoratore e questo io non posso accettarlo.

Zoff è uno di quei calciatori che ancora restano nella mente e nel cuore dei tifosi e degli addetti ai lavori. Per i primi grazie alle emozioni che ha saputo dare, per i secondi perché alcuni suoi elementi tecnici sono ancora oggi difficilmente ripetibili dai più grandi portieri al mondo. Ancora oggi Zoff è un marchio di garanzia ed eccellenza da cui prendere spunto.

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