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Napoli-Inter, tutto quello che c’è da sapere sulla supersfida

Un confronto che vale un pezzettino di tricolore tra le due migliori formazioni al momento del nostro campionato. Entrambe con difese di ferro, entrambe provenienti da una serie positiva di partite, entrambe con bomber argentini di caratura internazionale. Entrambe con due tecnici che hanno ridato lustro a due club tornati al top.
A cura di Alessio Pediglieri
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Tutti fermi, il Monday Night non poteva offrire spettacolo migliore per la 14a di campionato: Napoli-Inter ovvero la seconda contro la prima, un match che se non vale una fettina di tricolore almeno dimostrerà chi delle due potrà competere fino alla fine alla conquista dello scudetto in palio. Il momento è favorevole a tutte e due le squadre accomunate da strisce positive, migliori difese, una stagione programmata da due allenatori che magari non piacciono a molti ma che sanno fare il proprio mestiere. Napoli-Inter non è una sfida come le altre: carica di precedenti e di curiosità, restando all'attualità vedrà il confronto diretto anche tra due argentini che stanno già facendo o dovrebbero fare la differenza: Higuain e Icardi. Il primo oro di un Napoli che corre sulla scia dei primati che non si vedevano ai tempi di Maradona, il secondo, capocannoniere della passata stagione, sbloccatosi nel poker con il Frosinone.

Le sfide

La parola alla difesa
Rivoluzione nerazzurra – Di sicuro si fronteggeranno le due miglior difese del campionato e questo metterà a dura prova proprio i due alfieri d'attacco. L'Inter di Mancini  è dopo 14 giornate a quota 7 reti subite, una in meno di quella orchestrata da Sarri, che proprio sulla difesa ha lavorato e tanto, in estate. Per Mancini c'è stato un cambiamento se non di modulo, di certo di uomini: dentro Miranda, Murillo, Telles, Montoya (anche se quest'ultimo è già in partenza). Il risultato? Una solidità che non si vedeva da tempo, più precisamente dalla prima Inter manciniana. Scommesse vinte, con Juan Jesus, Ranocchia, D'Ambrosio e Nagatomo a contendersi i posti di rincalzo.
Rinascita partenopea – Steso dicasi per Maurizio Sarri che ha ereditato da Benitez una difesa colabrodo. L'ex Empoli ha saputo ridare vita e speranza rigenerando i due centrali, oramai coppia titolare davanti a Reina: Albiol e Koulibaly. Impensabile solo qualche mese fa quando con Benitez gli svarioni e le amnesie erano all'ordine del giorno.

Imbattibilità
Napoli come ai tempi di Diego – Passa anche da questo aspetto – forse proprio da questo aspetto – le strisce positive delle due formazioni con cui si presentano lunedì sera al San Paolo. I padroni di casa stanno continuando un ‘filotto‘ d'altri tempi: sono a punti consecutivamente dalla seconda giornata di campionato, 11 turni e non vogliono interrompere il trend proprio davanti al San Paolo e con un'avversaria la cui sconfitta significherebbe anche testa della classifica. Il Napoli non è ancora andato KO in casa (ultima sconfitta del Napoli al San Paolo risale al 2-4 contro la Lazio del 31 maggio).
Inter, doppio filotto – Per Roberto Mancini, la striscia positiva è più corta: dalla settima giornata l'Inter continua la sua marcia che gli ha permesso di riconquistare la vetta solitaria dopo che l'aveva già assaporata alla quinta, frutto delle cinque vittorie consecutive con cui aveva aperto la stagione. Anche in questo caso difficile pensare che lo jesino permetterà che si interrompa l'incanto proprio contro un'avversaria che dovrà testare le ambizioni del proprio gruppo. L'Inter  non ha subito sconfitte in trasferta (la più recente battuta d'arresto per l'Inter lontano dal Meazza è rappresentata dal 3-2 per il Genoa del 23 maggio)

Due tecnici, due modi di vivere il calcio
Sarri: scommessa, umiltà e lavoro –  Ed arriviamo alla sfida tra due allenatori aticipi, non amati particolarmente dai colleghi e soprattutto – per motivi differenti – mal sopportati dalle tifoserie avversarie. Iniziamo dal padrone di casa, Maurizio Sarri che in estate appariva una scommessa folle di De Laurentiis e che oggi è idolatrato da stampa e tifosi azzurri. Fuori dal contesto, l'ex banchiere, non ha mai sconfessato se stesso: lavoro meticoloso, utilizzo di ogni supporto tecnologico (i suoi droni stanno facendo scuola), mai protagonista, profilo basso e umile. Una voce fuori dal coro, mai fuori posto nemmeno quando Andrea Mandorlini lo accusò di ‘portare sfiga‘ nel maggio del 2012 durante i playoff promozione.
Mancini: ambizione, arroganza, internazionalità – Roberto Mancini per alcuni versi è molto simile a Sarri anche se ne è la sua nemesi: griffato, protagonista, di profilo internazionale, pronto alla polemica quando c'è da difendere società o squadra. Quando vinceva nell'Inter post Calciopoli era mal sopportato non solo d tifosi avversari ma anche dai colleghi (che gli negarono le ‘panchine d'oro' di quegli anni), tanto che si disse che in Italia oltre all'Inter non avrebbe mai potuto allenare altro club. Così fu: andò all'estero e conquistò trofei col City e con il Galatasaray per poi tornare in nerazzurro. Oggi, comunque, non piace ai più come ad Arrigo Sacchi che l'ha tacciato di gioco vecchio e anonimo, votato esclusivamente al risultato.

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Storie di bomber
Higuain-Insigne, come Maradona-Careca – Lecito sognare ad occhi aperti, con il cuore in mano e le braccia al cielo. Sotto il Vesuvio Gonzalo e Lorenzo sono il quid aggiunto di un Napoli che finalmente sta lavorando per dare lustro ai suoi giocatori più qualitativi. "Se Higuain torna a divertirsi, allora ci siamo" disse Sarri in estate. E lo stesso vale per lo scugnizzo di Napoli che ha ritrovato titolarità (cosa che con Benitez era persa) e fiducia in se stesso. Il numero di gol segnati dalla coppia è dimostrazione di tutto ciò e la semplicità con cui il Napoli si ritrova sotto porta dalla cintola in sù e elemento che ne fa una delle squadre più prolifiche.
Icardi sperduto, ma c'è il collettivo – Per Mancini il problema è invece l'opposto. L'1-0 è stato il biglietto da visita di quest'Inter che solamente contro il Frosinone è riuscita a sfatare l'ultimo tabù: segnare più di un gol a San Siro. Ne sono arrivati 4, con la rete anche di Maurito, capocannoniere dello scorso anno ma oggi con le polveri umide. Senza di lui, l'Inter non ha mordente, Mancini le ha provate tutte anche giocando col falso nueve, vista la ricca presenza di trequartisti in rosa. Ma i nerazzurri hanno un attacco tra i più sterili, difficilmente riescono a rompere il match affondando i denti. Il lato positivo è che se non c'è (ancora) un bomber da 20 gol, tutti riescono ad andare a segno: da Medel a Murillo.

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Una storia lunga 73 partite
San Paolo tabù nerazzurro – Al San Paolo sono tanti i match tra azzurri e nerazzurri. Lo stadio partenopeo però non arride all'Inter che non vince in A e in casa del Napoli dal lontano 1997-1998. Fu uno storico 0-2 al sesto turno di campionato con gol di Galante e un'autorete di Turrini. Poi sè calato il silenzio: sono arrivati 6 successi partenopei con il più recente datato 2013/2014, con un sonoro 4-2 e 3 pareggi, l’ultimo dei quali la scora stagione, a suon di go, 2-2.
Nel segno della vittoria – Ma il pareggio a suon di gol non è un risultato frequente al San Paolo: davanti a tutti c’è l’1-0, comparso prima di oggi in 13 occasioni; poi ecco il pareggio a reti inviolate con 9 presenze; quindi il 2-1 e l’1-1, ciascuno per 7 volte in schedina.

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