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Mourinho ammette: “Inter, Real e United. Ho sempre scelto squadre nei guai”

Il tecnico portoghese ha ripercorso la sua carriera in un’intervista ad un settimanale lusitano: “Mi sono trovato spesso su panchine scomode, perché una cosa è la dimensione e la storia del club e un’altra il suo stato attuale”.
A cura di Alberto Pucci
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Le vittorie in Europa League, in Community Shield e Coppa di Lega, hanno fatto tornare il sorriso a José Mourinho dopo una stagione comunque al di sotto delle attese, tenuto conto della faraonica campagna acquisti della scorsa estate del Manchester United. In attesa dell'ennesima rovente sessione estiva di mercato, il tecnico portoghese è tornato a parlare della sua prima esperienza a Old Trafford: "Sono pessimo nello scegliere le squadre dove allenare – ha dichiarato il tecnico dello United in un'intervista rilasciata al settimanale portoghese "Expresso" – Scelgo sempre squadre, come si dice in Inghilterra, in "big trouble". L'Inter lo era, il Real Madrid lo era, il Manchester United lo era. Sono squadre che vogliono vincere ma che sono a migliaia di chilometri di distanza dal riuscirci. Mi sono trovato spesso su panchine scomode, perché una cosa è la dimensione e la storia del club e un'altra il suo stato attuale".

L'orgoglio di Mourinho

"Il calcio non si può insegnare, si può insegnare a pensare – ha continuato Mourinho – La cosa più importante sono le idee, poi ci sono modi diversi di pensare". Anche se non ha centrato la vittoria in Premier League, i tre "tituli" vinti sono stati un buon bottino per lo "Special One": probabilmente felice anche la vittoria a Cardiff della sua ex squadra. "Prendete per esempio Sergio Ramos. Il capitano del Real Madrid ha sollevato la sua terza Champions: quando sono arrivato io nel 2010, non era mai arrivato ai quarti", ha fatto presente il mister di Setubal. "Sono riuscito a creare un'immagine positiva degli allenatori che arrivano dal Portogallo – ha concluso il manager dei Red Devils – Credo che i grandi nomi, in qualsiasi settore, possono avere sempre un'influenza positiva e mai negativa. Diventa negativa se si cerca di copiare. In Portogallo, per esempio, c'è stato un momento in cui c'era il nuovo Mourinho o il nuovo Eusebio e ora basta che un ragazzino fra tre gol in una partita che è il nuovo Ronaldo".

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