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Mora, il capitano filosofo della Spal: “Epicuro insegna che giocare felici aiuta”

Nella Spal che si appresta a scendere in campo contro la Lazio, nella prima giornata di campionato di Serie A, spicca la personalità e il carisma del suo capitano: “Mi piace la filosofia e ho voglia di laurearmi, ma prima devo salvare la Spal”.
A cura di Alberto Pucci
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Tra le tante facce nuove che scenderanno in campo nella prima giornata di campionato, c'è anche quella "barbuta" di Luca Mora: capitano della Spal di Leonardo Semplici. Nato a Parma nel 1988, il centrocampista è stato un punto di riferimento durante la splendida cavalcata che ha portato i biancazzurri a tornare in Serie A dopo 49 anni di assenza. Ora Mora è atteso dall'emozione del debutto tra i grandi, dopo la lunga gavetta degli anni passati: "Alla Spal abbiamo vinto due campionati perché eravamo felici – ha spiegato Mora al "Corriere della Sera" – Dobbiamo essere felici di poter dimostrare il nostro valore". Ad un passo dall'esame dell'Olimpico, il capitano sogna ancora la laurea: quella vera, però. "L’idea di laurearmi resiste e la voglio realizzare. Faccio fatica a portare i libri in ritiro e mi mancano ancora 5 esami per finire".

Dov'è nata la passione per la filosofia

"La passione mi è nata a Verona, quando giocavo con la Primavera del Chievo – ha dichiarato il centrocampista della SpalHo trovato un professore al Liceo che mi ha fatto appassionare e così all’Università ho deciso di fare qualcosa che mi piaceva, piuttosto di qualcosa magari più utile. Mi piace Feuerbach e leggendo Epicuro ho capito che giocare felici aiuta. Ecco perché dico che dobbiamo essere felici di poter giocare in Serie A".

Niente social in casa Mora

Anticonformista fino all'ultimo, Luca Mora allontana l'ipotesi di fare come il collega tedesco Stindl (che ha scelto di non usare il cellulare) e rifiuta l'etichetta di idolo della tifoseria: "Non sono ai suoi livelli, ma lo invidio molto. I social non mi piacciono e non li uso, inoltre non mi sento un simbolo e ho sempre diffidato degli idoli: mi sembrano spesso costruiti, un po' lecchini. L’affetto dei tifosi che si identificano in chi ci mette tutto il cuore, la grinta e la corsa, ovviamente mi fa piacere. Ma senza i giocatori di classe, però, sarebbe dura".

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