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Milan, parla Marina Berlusconi: “Il closing? Una sconfitta per tutti noi”

La figlia di Silvio, a capo dell’ammiraglia Fininvest smentisce le voci che l’avrebbero voluta soddisfatta di aver ceduto la società, divenuta un peso economico insostenibile: “E’ vero, c’è un impatto positivo sui conti ma la vendita del Milan ha rappresentato una sconfitta sia per mio padre che per la nostra famiglia”
A cura di Alessio Pediglieri
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Alla fine la famiglia Berlusconi ha salutato la sua creatura dopo che per 30 anni l'ha cresciuta e nutrita come un figlio: a metà aprile la società rossonera è stata ceduta definitivamente alla nuova cordata di imprenditori cinesi, tra strette di mano, acconti e saldi plurimilionari e mille garanzie di ripartenza sia economica che sportiva. Ma il tutto è stato fatto a denti stretti dall'ex presidente e dalla sua famiglia che, malgrado i sorrisi di circostanza hanno dovuto cedere il club a malincuore per evitare problemi ancor più grandi nella gestione. E dopo qualche settimana arrivano le prime ammissioni: dopo il fratello di Silvio, Paolo, ecco la figlia Marina – che insieme a Piersilvio è a capo dell'ammiraglia Fininvest – sottolineare la difficoltà della scelta.

Nessuna vittoria – La storia vuole che proprio i due figli che gestiscono direttamente la finanziaria di famiglia fossero sempre stati in disaccordo con il padre nel gestire e spendere sul Milan, spesso visto come un ‘capriccio' paterno con cui dover fare i conti e far quadrare i bilanci. E invece, proprio Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e figlia di Silvio, è uscita allo scoperto sottolineando quanto sia costato soprattutto a livello emotivo e personale, dare l'addio dopo 30 anni alla società rossonera.

Il pensiero di Marina – Per definire la cessione del Milan al gruppo cinese guidato da Yonghong Li, Marina Berlusconi non ha utilizzato alcun giro di parole: "nessuno può parlare di vittoria perché la vendita del Milan ha rappresentato una sconfitta per tutti noi. Il giorno in cui si è concretizzato del closing non è stato un gran giorno né per mio padre né per la nostra famiglia". Ma se al cuor non si comanda, è comunque la ragione con cui dover fare i conti, sottolinea Marina in una intervista al Corsera: "Non si poteva fare altrimenti: mio padre l'ha spiegato in quella bellissima lettera di congedo. Ma se guardiamo al nostro gruppo, l'impatto positivo della vendita sui conti, tra l'incasso e gli esborsi annui che non dovremo più sostenere, è davvero rilevante".

Le parole di Paolo – Le parole di Marina arrivano qualche giorno dopo quelle dello zio, Paolo Berlusconi, fratello di Silvio: "Per mio fratello è stato un atroce dolore perché il Milan è sempre stato un affare di cuore non di soldi. Non aver consegnato il club a un imprenditore milanese, o quantomeno italiano è stato un ulteriore motivo di affanno per Silvio".

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