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Caro Pippo ti ho battuto così, lezione di Allegri all’ex allievo Inzaghi (video/foto)

Il tecnico bianconero vince la sfida grazie alla scelta di lasciare l’Apache libero di svariare per il campo e con un Pogba superlativo per qualità e assist. Superpippo risponde come può ma deve fare i conti con la difesa rimaneggiata e la ‘gabbia’ sull’Apache che non funziona.
A cura di Alessio Pediglieri
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Non è andata bene la prima sfida che conta per Filippo Inzaghi. Contro la Juventus a San Siro si sperava in un altro risultato, diverso dallo 0-1 grazie alla rete decisiva di Tevez. Anche se i rossoneri escono a testa alta confermando quanto di buono fatto di ad oggi e che per nulla viene intaccato dalla sconfitta. Silvio Berlusconi a Milanello aveva motivato il gruppo ricordando che un successo avrebbe permesso all'ambiente milanista di gettarsi definitivamente alle spalle due anni pessimi. Anche Inzaghi aveva in conferenza sottolineato lo stesso concetto ribadendo che solo due mesi fa nessuno avrebbe mai scommesso su una situazione così positiva. Ma davanti si è trovato il ‘grande nemico', Massimiliano Allegri che ha sfruttato il maggior tasso tecnico della propria squadra e che non ha sbagliato una mossa in 90 minuti. Nessuna lezione di tattica, ma semplicemente la conferma ulteriore che il tecnico della Juventus ha subito imparato a diventare cinico e spietato, migliorando ulteriormente il rendimento di alcuni giocatori rispetto a Conte. Come Paul Pogba, straripante a centrocampo e uomo-assist decisivo.

La voglia di Inzaghi si spegne davanti all'esperienza di Allegri

Inzaghi ha perso il confronto diretto con Allegri e questo poteva essere anche preventivato. La voglia di fare, l'entusiasmo e la grinta poco hanno potuto contro l'esperienza, la saggezza e la consapevolezza di essere più forti. Il Milan ci ha provato e a tratti ha fatto anche tremare la Juventus ma nel complesso i bianconeri hanno meritato la vittoria. La Juve contro il Milan ha cambiato pelle: ha vinto facendo gioco, in modo costante, senza fiammate improvvise, ma con costanza e pazienza. Una Juventus camaleontica che ha dimostrato di sapersi adeguare alla situazione. Esuberante e aggressiva contro il Chievo e l'Udinese, dal primo minuto; più attenta e razionale con i rossoneri. Un valore aggiunto per Allegri in confronto a quella di Conte che aveva come prerogativa unica e assoluta (e a conti fatti determinante) solo l'aggressione costante agli avversari, chiunque essi fossero.

La ‘gabbia' De Jong-Poli su Tevez a maglie troppo larghe

Inzaghi ha deciso sin da subito di difendersi molto basso con un baricentro vicino alla propria difesa. L'assetto e l'undici in campo lo ha dimostrato con uno schieramento ancora una volta senza punte di ruolo ma con Honda e El Shaarawy chiamati a coprire in fase difensiva e a spingere sulle fasce per le ripartenze. Inzaghi ha deciso di sacrificare De jong per infastidire Marchisio e Pogba e per evitare rifornimenti costanti a Tevez. L'argentino è stato ‘palleggiato' tra l'olandese e Poli, con quest'ultimo più libero di provare a dare palle a Menez, El Shaarawy e Honda. Lasciando spesso – troppo – l'iniziativa ai bianconeri che hanno avuto la meglio nel possesso palla. Una scelta ponderata da Inzaghi conscio dei propri limiti di una rosa che sta facendo a meno di alcuni elementi di qualità importante come Montolivo e Torres.

El Shaarawy costretto a difendere e il ‘finto nueve' che non sorprende i bianconeri

Il Milan ha giocato bene, "rischiando" di fare risultato con una avversaria più forte. Non c'era nemmeno la difesa titolare, per tre quarti cambiata per necessità: Abbiati in porta, Roma e Zapata centrali. Tutti sostituti rispetto a Diego Lopez, Alex e Bonera i luogotenenti deputati da SuperPippo a scendere in campo dal primo minuto. E l'onore e il merito si riconoscono anche nel modo in cui il tecnico ha voluto chiudere l'incontro, con due punte e due trequartisti: Pazzini-Torres in area, Bonaventura-Menez a supporto. Estremo tentativo che nulla però ha potuto contro una granitica difesa bianconera.

Lo scacco matto di Allegri: carta bianca a Tevez, libero di giocare dove vuole

Allegri ha vinto la partita a scacchi perchè partiva con un paio di alfieri in più rispetto al collega rossonero. Ha dato innanzitutto carta bianca a Tevez che mai con Conte segnava con tanta naturalezza: Allegri gli sta permettendo di giocare più arretrato, pe cercarsi la posizione migliore ma mai con le spalle alla porta.  L'Apache si sceglie la parte del campo che più gli aggrada, soprattutto in verticale per cercare palla o servire gli esterni con Asamoah che si alza e Lichtsteiner libero di inserirsi sulla fascia. Dando più spazio anche a Llorente che, con Tevez che gioca a 6-7 metri dallo spagnolo, diventa il padrone dell'area di rigore avversaria.

L'uomo in più: Paul Pogba, qualità e assist decisivi

Azzeccata anche la mossa di Pereyra che si è rivelato l'elemento in più e il migliore in campo soprattutto nel primo tempo. Non ha fatto dimenticare l'infortunato Vidal entrato solo nel finale. L'ex Udinese si è alternato con Marchisio in copertura e quando ha potuto si è fatto vedere per vie centrali nella difesa rossonera. E poi il solito Paul Pogba ancora una volta decisivo, con il passaggio gol per Tevez. Un ruolo di assist-man, che ricorda i grandi bianconeri del passato da Baggio a Del Piero a Zidane: il tocco sotto per la rete di Tevez ha dello spettacolare. E poi tantissima qualità con e senza palla a dimostrazione di una maturità che sembra crescere di gara in gara sempre più e che non pare conoscere limiti.

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