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Milan: crisi infinita. Società, tecnico e giocatori sul banco degli imputati

L’umiliazione rimediata contro il Napoli ha confermato il momento difficile della squadra e fatto tornare in mente i recenti fantasmi del passato. Una crisi nera che, inevitabilmente, coinvolge società, tecnico e giocatori. E, all’orizzonte, spuntano già le sagome di Spalletti e Donadoni. Anche se Mihajlovic non si tocca (per ora), sarebbe il terzo allenatore a libro paga esonerato dopo Seedorf e Inzaghi.
A cura di Alberto Pucci
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Ora è ufficiale: San Siro è diventato terra di conquista per chiunque. Dopo le quattro sberle prese dalla "banda Mancini" contro la Fiorentina, anche Maurizio Sarri ha fatto il suo bel picnic sull'erba del "Meazza" davanti allo sguardo inebetito di ciò che rimane del Milan. Ad avere un risveglio traumatico, degno di una colazione con un bel analgesico, questa volta è toccato ai tifosi rossoneri: ancora sbigottiti per la prestazione offerta da Montolivo e compagni nella partita contro il Napoli. Se qualcuno di fede milanista pensava di aver già visto tutto il peggio possibile nella recente trasferta di Genova, si è dovuto subito ricredere assistendo allo 0-4 contro i partenopei: match nel quale il Milan non ha regalato un tempo all'avversario ma, addirittura, tutta la partita.

Le colpe di Mihajlovic

Chi ha a cuore le sorti del Diavolo, è meglio che si prepari. Fino al 17 ottobre (giorno in cui il Milan giocherà a Torino contro i granata), ne sentiremo di tutti i colori. Parole come esonero e dimissioni, fino a qualche settimana fa soltanto inimmaginabili, hanno già preso casa nella Milano rossonera. A torto o a ragione, Sinisa Mihajlovic è da ritenersi il primo colpevole di questo inizio da censura dei rossoneri. Il tecnico serbo sta, infatti, continuando a far peggio del suo predecessore Inzaghi (al quale, è giusto dirlo, qualcuno in società dovrebbe mandare delle scuse). La sua squadra ha raccolto nove miseri punti, dopo quattro pesanti sconfitte e tre soffertissimi successi contro Empoli, Palermo e Udinese.  Poco, anzi pochissimo. I principali capi d'accusa mossi verso Mihajlovic, sono principalmente tre: mancanza di gioco, totale assenza di furore agonistico e qualche scelta sbagliata nel corso di queste prime giornate di campionato. L'ex Samp per adesso non si tocca, anche perché sarebbe il terzo allenatore a libro paga esonerato dopo Seedorf e Inzaghi.

Precampionato e Coppa Italia, illusioni svanite

Il precampionato e la coppa Italia, nei quali il Milan aveva fatto intravedere sprazzi del "Sinisa pensiero", sono stati bugiardi. Il gioco latita, le idee pure. Dal modulo 4-3-3 si è passati al 4-3-1-2, senza tra l'altro avere in casa un trequartista decente. Il furore agonistico, marchio di fabbrica del serbo, non si è mai visto: né a San Siro, né in altri stadi d'Italia. Mihajlovic, poi, ci ha messo del suo con qualche scelta azzardata. Mandare allo sbaraglio Rodrigo Ely a Firenze è stata una decisione suicida, così come quella di ripresentarlo contro Higuain e compagni insieme a Zapata: nuovamente responsabile di errori macroscopici. La confusione regna anche a centrocampo e persino in attacco (il reparto migliore), dove l'inserimento dello "scomodo" Mario Balotelli ha mandato all'aria disegni tattici e progetti estivi.

Gli errori di Galliani

L'amministratore delegato rossonero ha la sua buona percentuale di colpa. Dopo le vacche magre delle scorse stagioni, il numero due milanista ha questa volta potuto utilizzare un vero "tesoretto". Il risultato del mercato del Milan, è sotto gli occhi di tutti. Più di novanta milioni spesi male, per portare a casa giocatori che (ad oggi) non si sono dimostrati all'altezza. Romagnoli è giovane e forte (e magari, un giorno, arriverà ad avvicinare il mito Nesta), ma è stato pagato uno sproposito. Bertolacci è un fantasma da 2o mln di euro. Bacca ne vale trenta, ma fino ad ora ha inciso poco come Luiz Adriano. Kucka, Rodrigo Ely e Balotelli, infine, somigliano più a "favori" dell'ad milanista che a giocatori utili e pronti per scendere in campo a San Siro. Un mercato tragicomico, passato dalle beffe di Kondogbia e Jackson Martinez fino alla presa in giro finale di nome Zlatan Ibrahimovic. Adriano Galliani, preso di mira dalla curva rossonera già dalle scorse stagioni, è senz'altro tra i colpevoli di questa crisi e anche lui dovrà dare spiegazioni a Silvio Berlusconi sui milioni spesi male in estate.

Squadra senza più attenuanti

Prima la colpa era di Massimiliano Allegri (che, ricordiamolo, con una rosa all'altezza aveva vinto lo scudetto), poi dell'eretico Clarence Seedorf, infine dell'inesperto Pippo Inzaghi. Ora, ovviamente, è Mihajlovic l'uomo da mettere nel mirino ed eventualmente buttare giù dalla torre. Possibile che in società nessuno abbia mai dubitato di chi, invece, veste la gloriosa maglia del Milan e scende in campo? La sensazione di chi siede sulle tribune scomode del "Meazza" è quella che la squadra, a prescindere da chi occupa la panchina, non si applichi e non si impegni al massimo. Una situazione che è sfuggita di mano a tutti: in primis alla società che non ha saputo colmare la totale assenza di leadership all'interno dello spogliatoio.

Assenza di leadership nel gruppo

Nell'attuale rosa rossonera manca infatti un uomo di polso. Uno in grado di scuotere i compagni e, se serve, anche di attaccarli al muro. Avrebbe dovuto farlo Mihajlovic. Anzi, il tecnico serbo lo ha fatto… innescando, però, il malumore di parte dello spogliatoio che, secondo indiscrezioni, si sarebbe subito lamentato di tale comportamento con i vertici del club. Una scena già vista anche con Seedorf e Inzaghi che getta più di un'ombra sulla rosa attuale e che meriterebbe più di una riflessione. Ancor prima di peggiorare la situazione esonerando Mihajlovic e chiamando l'ennesimo tecnico da sacrificare.

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