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Messi, che paura: aggrediti i suoi familiari durante la finale col Cile

I parenti più cari del campione della Seleccion oggetto d’insulti, sputi e spintoni da parte della folla. Solo l’intervento dell’ambasciatore argentino Gines Gonzalez Garcia (che ha fatto spostare i familiari del calciatore in un’altra zona dello stadio) ha evitato il peggio.
A cura di Alberto Pucci
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Il tentativo di aggressione ai familiari e la sequenza dei calci di rigori che ha visto la ‘sua' Argentina soccombere al cospetto del Cile. S'è chiusa così la Copa America per Leo Messi al quale non è riuscita l'impresa di consacrarsi ‘campione dei Due Mondi' dopo aver vinto tutto in Europa a livello di club. Deve essere una sorta di maledizione, perché fu così anche al Mondiale in Brasile: ironia della sorte, il più forte calciatore del panorama internazionale arriva a un passo dalla grandezza ma non riesce mai a toccarla… L'asso del Barcellona, però, ha anche un altro motivo per masticare amarezza: poco prima della fine del primo tempo, i suoi parenti più cari sono stati vittima di insulti, sputi e spintoni da parte dei tifosi della Roja. E poco c'è mancato che non venissero assaliti dalla folla, solo l'intervento dell'ambasciatore argentino Gines Gonzalez Garcia (che ha fatto spostare i familiari del calciatore in un'altra zona dello stadio) ha evitato il peggio.

Stagione straordinaria, mancata la ciliegina sulla… Copa

Trovare un aggettivo per descrivere la sua stagione è, probabilmente, più difficile che fermarlo quando ti punta palla al piede. Recentemente definito "il più grande giocatore di tutti i tempi" da quel vecchio volpone di Ronald Koeman, Leo Messi ha chiuso la sua stagione con l'amarezza per la mancata conquista della Copa America: sarebbe stato il quarto successo dell'anno dopo il titolo in Spagna, la Coppa del Re e la Champions League vinta a Berlino nella finale contro la Juventus. Un "quadruplete" incredibile, che avrebbe portato a casa soltanto da cinque giocatori olandesi: lo stesso Koeman, van Aerle, van Breukelen, Vanenburg e Wim Kieft. Dopo aver stracciato ogni record, grazie anche all'aiuto di Giuliano Poser (medico italiano di Sacile) che lo ha aiutato risolvendogli i problemi digestivi e suggerendogli un'alimentazione più corretta, Leo Messi è riuscito ad avvicinare il mito Maradona e ad offuscarne (in parte) la sua storia nella testa di ogni tifoso argentino.

Fenomeno nel tridentazo

Tirato a lucido, fisicamente dimagrito, più esplosivo e reattivo di sempre, il campione di Rosario è avviato a vincere il suo quinto Pallone d'Oro. Nel Barcellona, coadiuvato da Neymar e Suarez, supportato da una squadra stellare e finalmente capito da Luis Enrique (con il quale non sono comunque mancati screzi), Leo Messi in undici anni di maglia blaugrana ha trascinato i catalani alla conquista di ben 24 titoli. Nonostante la stanchezza per la lunga stagione, la "pulce" più famosa al Mondo, ha trascinato l'Albiceleste alla finalissima col Cile. Fenomeno in campo e fuori, dove i filmati delle sue prime giocate nelle giovanili del Barcellona sono diventati virali e cliccatissimi, il blaugrana è ormai diventato un habitué nell'alzare al cielo trofei importanti. Sin dal lontano 2005, quando in Olanda a soli diciotto anni, conquistò con l'Argentina Under 20 la Coppa del Mondo.

Dal Brasile al Cile, manca l'acuto con la Nazionale

Proprio il trofeo mondiale, assieme al ko ai rigori in Copa, è l'unico neo di questi 365 giorni di entusiasmanti vittorie. Esattamente un anno fa, Messi e compagni vennero beffati dalla Germania perdendo l'opportunità di vincere la terza Coppa del Mondo. Novanta e più minuti, nei quali gli argentini sprecarono troppo davanti ad un avversario storicamente cinico e letale. Paradossalmente nella bacheca personale di Leo Messi, è proprio la mancanza di una vittoria in un Mondiale a fare rumore assieme a quella del Trofeo del Sudamerica.

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