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Maccarone, addio amaro all’Empoli: “Colpa di una dirigenza inadeguata”

SuperMac ha scritto una lunga lettera aperta ai tifosi: “Ho sempre dato tutto, Empoli è la mia città adottiva, una scelta fatta 5 anni che mi ha ripagato di tutto. Purtroppo è venuto meno il rispetto di parte della dirigenza, inadeguata alla situazione. Ma tiferò sempre Empoli”
A cura di Alessio Pediglieri
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Un addio dopo 5 stagioni, vissute da protagonista sia nel bene che nel male. Con un feeling particolare con i tifosi e una maglia che si è cucito addosso: Massimo Maccarone abbraccia Empoli per l'ultima volta con una lettera a cuore aperto dove manifesta tutta la sua frustrazione nel dire addio ad una città e ad una gente che lo ha amato e che sempre da parte sua è stata ripagata con il massimo impegno e rispetto. Una lettera che però denuncia anche un altro lato della medaglia, quello che non tutti conoscono e che è stato probabilmente il principale motivo per cui quest'anno l'Empoli è scivolata mestamente in Serie B, venendo superata all'ultima giornata dal Crotone. Un finale amarissimo soprattutto per un bomber che ha sempre aiutato i toscani a salvarsi a suon di gol e prestazioni da leader, dentro e fuori dal campo.

Una società inadeguata – Per capire lo stato d'animo di ‘SperMac' bisogna partire dal fondo della sua lunga lettera ai tifosi, laddove si sofferma sulla dirigenza del club toscano che, senza far nomi, accusa quale principale causa di un declino che ha trascinato l'Empoli in Serie B e lui lontano da una società con cui era legato a doppio filo: "posso assicurarvi che non farei nulla per comprometterlo anche oggi che non ne faccio più parte. Ed è per questo che ho accettato il percorso di rifondazione intrapreso della società per il bene dell'Empoli. A mio avviso ancora più efficace sarebbe stato se questo fosse partito dalla dirigenza anziché dal campo (con tante persone dello staff mandare a casa), epurandola di quelle figure non in grado di sopportare le responsabilità e le pressioni che un grande club come l'Empoli ha, soprattutto nei momenti difficili. Fra i valori che mi ha insegnato mio padre il primo è sicuramente il rispetto, così presente sulla bocca di tutti e nel cuore di pochi".

L'amore per i tifosi – Una stilettata che spiega il perché dell'addio visto che i presupposti per restare c'erano tutti, con un amore reciproco con la tifoseria rimasto immutato: "Ho trascorso gran parte della mia carriera a difendere questi colori che oramai sento e ho stampati sulla pelle e avrei continuato a farlo anche a fine carriera dando il mio contributo per la crescita dei giovani. Sono fiero della scelta fatta cinque anni fa, quando nel 2012 scelsi Empoli tra le offerte che avevo sul piatto. Fu una scelta non senza difficoltà e contro il volere di chi curava i miei interessi; dissi ‘si' a quella società che aveva riposto fiducia in me da giovane permettendomi di diventare quello che sono e verso la quale mi sentivo debitore, facendo prevalere gli ideali dell’uomo agli interessi del calciatore."

Città adottiva – Un addio doloroso che però resterà solamente da un punto di vista sportivo: "E' la mia città di adozione, in cui sono cresciuto come calciatore e come uomo, e dove ho scelto soprattutto di edificare la mia casa, dove ho messo su famiglia e posto le basi per il mio futuro.  Ringrazio tutti i tifosi che mi sono sempre stati vicini e continueranno a farlo in futuro.Chiedo scusa a tutti quelli che ho deluso"

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