Luisão, braccio spaccato. La moglie mostra la cicatrice su Instagram
Braccio suturato, punti in evidenza, pelle raggrinzita e cucita per medicare la ferita all'arto sinistro operato. La foto di Luisão, difensore del Benfica, pubblicata da sua moglie, Brenda Mattar, è terribile. Sembra uscita da un film splatter alla Sin City, con scelte molto pulp… anche troppo. Tutto vero, il calciatore brasiliano s'è infortunato gravemente sabato scorso, in occasione del derby contro lo Sporting Lisbona. Big match molto sentito, quello che per le ‘Aquile' poteva rappresentare una sorta di riscatto a fronte delle due sconfitte subite finora in stagione (in campionato il Benfica è stato di 8 punti) contro i rivali di sempre, allenati ironia della sorte dall'ex Jorge Jesus. Nulla di fatto: la terza scoppola questa volta è arrivata in coppa nazionale e per giunta ai supplementari. Alla beffa s'è aggiunto il danno dell'incidente capitato al centrale sudamericano, finito nel ‘sandwich' tra il portiere Rui Patricio e un paio di difensori biancoverdi. Sbilanciato, Luisao ha avuto la peggio e, in seguito a quel contrasto, è caduto riportando la lesione.
"Ho sentito perfino dire che avresti dovuto continuare a giocare, che dovevi restare in campo – ha scritto la consorte di Luisão sul proprio account di Instagram – con due ossa rotte, una totalmente spezzata, due placche inserite e 14 viti… Hai già fatto tanto riuscendo ad alzarti da solo e a lasciare la partita perché il gioco non si fermasse. Eccolo il risultato… Logico… Senza la stecca, il gesso e la medicazione… Sei molto forte amore!".
L'infortunio costringerà Luisão a stare lontano dai campi per un paio di mesi. Un'assenza pesante per il Benfica, costretto a rinunciare al centrale brasiliano (nelle scorse sessioni di mercato accostato alla Juventus) nel momento cruciale della fase a gironi della Champions. "Questo è solo un ostacolo per tornare più forte – ha ammesso il calciatore subito dopo aver subito l'intervento chirurgico -. Grazie a tutti per l'affetto che mi avete mostrato".
