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Ciriaco Sforza e l’incubo al Bayern Monaco: “Rummenigge mi ha rovinato la vita”

Il centrocampista svizzero che in nerazzurro disputò una sola deludente stagione, al Bayern Monaco venne insultato dall’attuale presidente bavarese: “Mi definì uno ‘stivale puzzolente’, lamentoso e deleterio. Parole che mi rovinarono la carriera”.
A cura di Alessio Pediglieri
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Un'esperienza non indimenticabile con l'Inter, gli alti bassi con il Bayern Monaco, la buona esperienza con il Kaiserslautern. Ciriaco Sforza è stata una meteora in Serie A ma ha portato a termine una dignitosa carriera da calciatore, prima di cimentarsi nell'avventura da allenatore. Un solo cruccio, legato all'avventura al Bayern, in seguito alla quale si è tolto classico sassolino. Ma non dalla scarpa, bensì dallo stivale o ancor meglio dallo "Stinkstiefel" (letteralmente ‘stivale puzzolente') come lo definì Karl-Heinz Rummenigge nel 2001, allora vice presidente del Bayern Monaco dove il centrocampista svizzero era andato a giocare dopo la deludente parentesi di una sola stagione passata all'Inter. Oggi, Sforza ha intrapreso la carriera da tecnico (con buoni risultati) e ha superato un periodo difficilissimo della sua vita, superando la depressione.

I fatti che Ciriaco Sforza ricorda in una intervista a Blick sono precisi e dettagliati. Come fossero accaduti ieri e non tanti anni fa quando era nel pieno della sua attività da calciatore. Si riferiscono all'attuale numero uno del Bayern Monaco, nonché ex nerazzurro come lo svizzero, Karl-Heinz Rummenigge che lo insultò e ne determinò da lì in poi la carriera.

Era il 2001 e Sforza era stato ingaggiato dal Bayern dopo la triste parentesi italiana. Era stato acquistato dall'Inter ma l'unica stagione in nerazzurro si era rivelata un fallimento. Così, passò prima al Kaiserlautern, quindi al Bayern Monaco. Dove non trovò vita facile proprio per l'allora vice presidente: "Una volta Karl-Heinz venne nello spogliatoio del Bayern, diede la mano a tutti, anche a me, ma io fui l'unico che non guardò in faccia. Guardava altrove a allora gli dissi che in situazioni del genere le persone si guardano negli occhi, gli dissi che io ero stato educato questo modo. Poco dopo mi definì pubblicamente "Stinkstiefel" e venni messo in disparte. Forse era infastidito dal fatto che lo avessi ripreso davanti a tutti ma quella definizione pubblica mi rovinò per sempre la carriera".

Da allora sono passati anni, Sforza ha appeso le classiche scarpette al chiodo intraprendendo la carriera da allenatore. In cui ha vissuto anche momenti difficilissimi personali e professionali: "Nel primo anno al Grasshoppers arrivai terzo, fu un bel successo personale. Poi la società doveva vendere per risanare i debiti. Avrei dovuto tirarmi indietro e invece restai ma non riuscivo più a dormire. Avevo paura. Paura del fallimento, della vita. Avevo paura di morire di infarto per via della pressione". Ora ne è uscito, ma quel ricordo da "stivale puzzolente" non l'ha dimenticato.

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