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Lettera di un giocatore di rugby a Cristiano Ronaldo

CR7 definì la gara di Champions contro il Ludogorets “come una partita di rugby”. Un giornalista e giocatore della ‘palla ovale’ scrive al campione portoghese: “La tua riflessione è stata fuori luogo e dettata dalla poca conoscenza della nostra disciplina sportiva”.
A cura di Maurizio De Santis
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"Mi hanno riempito di calci… contro il Ludogorets m'è sembrato di giocare a rugby". Cristiano Ronaldo commentò così i novanta minuti di Champions giocati in Bulgaria. Il Real Madrid ha vinto a fatica e con qualche ammaccatura, uscendo indenne da una trasferta durissima. E quelle parole di CR7 non sono passate inosservate. Un giornalista e giocatore di rugby, Fermin Strada, gli ha scritto una lettera spiegando che il suo non è uno sport aggressivo o violento, e che l'idea di gruppo prevale rispetto agli individualismi.

"Caro Cristiano (si legge nella lettera pubblicata dal Mundo Deportivo), scrivo questa lettera come un giocatore di rugby. Credo che mercoledì scorso ti sia espresso in maniera infelice quando hai paragonato la gara giocata a una partita di rugby per l'eccessiva fallosità degli avversari, per un calcio preso alle spalle… Volevo solo chiarire che nel rugby è severamente vietato scalciare un avversario, che qualsiasi tipo di aggressione è sanzionata da espulsione e il giocatore viene anche punito dal suo club. 

Il rugby è uno sport di contatto, duro e aggressivo, ma non violento. Nel rugby c'è una disciplina molto ferrea che tutti rispettano in maniera scrupolosa, così non vedrete mai un giocatore di rugby commettere un brutto fallo su un avversario. Si dice spesso che l'unica bugia consentita a un giocatore di rugby è mentire sulle proprie condizioni fisiche pur di continuare a giocare… In una partita dell'ultimo week end un giocatore è stato colpito in faccia, s'è ferito allo zigomo e ha continuato a giocare per un'ora.

Sulle nostre divise non c'è il nome ma è indicata solo la nostra posizione in campo. Conta il duro lavoro che accomuna tutti i membri della squadra, nella buona e nella cattiva sorte, che si vinca oppure si perda… Per noi non esiste il Pallone d'Oro e nemmeno un titolo di capocannoniere. Quando ci rivolgiamo all'arbitro lo chiamiamo ‘signore', con lui parlano solo i capitani, non ci lamentiamo per una sconfitta e nemmeno diamo la colpo al direttore di gara se sbaglia perché capita anche a noi di sbagliare.

Nel rugby la palla dev'essere sempre in gioco, non c'è possibilità che l'azione si fermi nemmeno dopo un placcaggio. Nemmeno ti capiterà di vedere qualche giocatore perdere tempo, simulare un fallo. E se un compagno di squadra va fuori per farsi curare, poi rientra in campo nonostante l'infortunio per non lasciare il gruppo da solo. Nel rugby l'avversario è tale solo durante la partita, lontano dal campo si può essere anche amici e bere birra insieme. Non esistono nemici perché condividiamo una passione e un codice di condotta che tutti rispettano anche al di fuori del rettangolo di gioco.

Per tutte queste ragioni, Cristiano, credo che la tua riflessione sia stata fuori luogo e dettata dalla poca conoscenza della nostra disciplina sportiva. T'invito ad assistere a una nostra partita, sarai sempre il benvenuto anche nel cosiddetto ‘terzo tempo', quando potrai unirti a noi per bere qualche birra alla nostra salute".

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