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Lega Pro, i tifosi della Nocerina sfidano la società: “Diserzione, la parola d’ordine”

Domani, in occasione del match interno contro L’Aquila, lo stadio San Francesco rischia di rimanere deserto per la protesta ultrà. Ma forse è meglio così per chi pensa che assistere ad una gara di pallone sia come partire per una campagna militare.
A cura di Alessio Pediglieri
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Ancora una volta i tifosi della Nocerina tornano a far parlare di sè e lo fanno alla vigilia del match casalingo che la squadra rossonera dovrà giocare domani contro l'Aquila, valido per il Girone B di Prima Divisione. Nessuna intemperanza, al momento, nessuna minaccia. Semplicemente una fortissima presa di posizione nei confronti della propria società tanto da invadere Nocera Inferiore di volantini con il motto "La parola d'ordine è diserzione". Questa è infatti la decisione presa dalla parte più calda della tifoseria dei Molossi al primo appuntamento allo stadio San Francesco, casa della Nocerina, dopo lo scandaloso derby della vergogna contro la Salernitana.

Per l'occasione, la società rossonera proverà a imitare l'iniziativa varata dalla Juventus, invitando i bambini delle scolaresche salernitane a riempire gli spalti di uno stadio che rischia seriamente di rimanere senza spettatori. Allo JStadium le buone intenzioni si infransero sul grido "ohhh merda" dei 12 mila ragazzini, al San Francesco si rischia che tutto ciò resti solamente nei pensieri della dirigenza del club salentino. Perchè il clima intimidatorio in città si palpa ancora, con gli ultrà che  non hanno perdonato giocatori e dirigenti di non aver ‘spalleggiato' i propri tifosi e – anzi – accusandoli apertamente di minacce anche di morte nei confronti della squadra in occasione della partita di Salerno. Era il 10 novembre scorso quando andò in scena il derby della vergogna e a distanza di un mese l'ira della frangia più estremista del tifo molosso non accenna ad esaurirsi. Adesso si passa allo ‘sciopero' del tifo che loro chiamano diserzione, come se si trattasse di una chiamata alle armi per una guerra e non una semplice gara di pallone. Ma forse è meglio così: per chi pensa che andare allo stadio sia come scendere in battaglia è meglio che allo stadio non ci vada. Domani e per sempre.

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