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Le continue rivoluzioni di Inter e Roma non pagano: chi cambia è perduto

Dovevano essere le sorprese del campionato e invece nerazzurri e giallorossi deludono, complici scelte tecniche e tattiche che cambiano ogni 90 minuti. L’esempio vincente di Napoli e Juventus: idee chiare e costanza.
A cura di Alessio Pediglieri
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Le prime due giornate di campionato hanno dimostrato un semplice teorema: chi cambia, perde. E più si cambia, più si rischia la sconfitta. Una tesi che ha ritrovato riscontro in tre club, il Milan campione d'Italia, l'Inter e la Roma con le ultime due, fulgidi esempi. Chi invece ha tenuto fede ad una propria linea e ad una struttura di squadra, ha trovato punti e soddisfazioni. Il Napoli di Mazzarri e la Juventus di Conte sono in cima alla classifica a dimostrazione, insieme al Cagliari e all'Udinese, che insistere su un progetto, alla fine paga. Ma bisogna avere un progetto.

MILAN, GLI INFORTUNI IMPONGONO I CAMBI – I rossoneri di Allegri hanno dovuto fare di necessità virtù e quindi, causa infortuni, hanno dovuto cambiare pelle e interpreti. Nell'ultimo incontro di campionato, domenica sera al San Paolo, il Milan si è presentato con una formazione rivoluzionata in quasi ogni reparto di gioco. Ne è nata una prestazione con qualche bagliore personale ( da lode la rete iniziale di Aquilani ) e pochi acuti nel collettivo. Senza Ibrahimovic, Boateng, Ambrosini, Robinho, Gattuso i problemi non possono non esserci soprattutto davanti ad una squadra che gioca e corre come i partenopei. Se poi in mezzo al campo ci si affida a Van Bommel e Seedorf, giocatori con tantissimi chilometri sulle gambe e una certa etá, vien da sè che sia difesa che attacco ne risentano. Un'emergenza che ha costretto il tecnico di Livorno a dover mutare scelte tattiche e protagonisti e che lo porterà ancora ad una obbligata rivoluzione contro l'Udinese, mercoledi sera, tanto da pensare all'utilizzo del redivivo Inzaghi, tornato in auge per un posto da titolare al fianco di Pato, dopo la non convincente prova del ‘piccolo faraone‘ El Sharaawy.

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INTER, CONFUSIONE E AUT-AUT PORTANO ALLA ROULETTE DEI CAMBI – Se il Milan cambia per obbligo, l'Inter lo fa per necessitá ed un pizzico di cipiglio. Gian Piero Gasperini ha rivoluzionato la squadra nelle gare ufficiali, trasformando il suo 3-4-3, in un piú classico 4-4-2 e in un 4-3-1-2 assecondando prima il presidente, poi i giocatori. In avanti le idee non sono chiare: Milito-Forlan, Zarate-Milito-Forlan, Sneijder dietro a Milito-Pazzini. Insomma, non c'è continuità e, dunque, tranquillità e già qualcuno scalpita in panchina (il Pazzo, ad esempio, cui contro la Roma è stato preferito addirittura Muntari). Stesso dicasi per la difesa davanti ad un Julio Cesar che sta assimilando le precarietà di un reparto che stenta a ritrovarsi: Samuel-Lucio-Ranocchia, Jonathan-Lucio-Samuel-Nagatomo, Chivu-Samuel-Lucio. E chi più ne ha più ne metta. Cambiando i giocatori peró, il risultato non cambia con i nerazzurri che ancora devono vincere una partita e che, di fronte all'esame Novara, l'Inter questa sera, è chiamata all'ultimo appello contro una neopromossa che debutta in serie A davanti al proprio pubblico. Compito arduo, complicato anche dagli infortuni di Stankovic e Thiago Motta, mentre i nuovi stentano ad assimilare le direttive del tecnico. Se poi si pensa ai gol in rossoblú di Palacio e Kucka, i due pupilli del Gasp che l'Inter non ha voluto…

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ROMA, TURNOVER ESTREMO E I RISULTATI NON ARRIVANO – I cambiamenti sono ancora più evidenti, con miseri risultati, anche nella Roma di Luis Enrique dove il tecnico spagnolo ha addirittura utilizzato già 22 giocatori in campo. Senatori e giovani talenti sono tutti sullo stesso piano e i "lavori in corso" sono evidenziati dal fatto che chi è in campo, ricopre ruoli differenti dal solito, a volte nuovi a volte ritornando al passato: come Taddei e Perrotta provati come esterni di difesa, De Rossi playmaker, Totti dietro alle punte, Borriello esterno d'attacco. Sintomo chiaro che la Roma è un malato in via di guarigione ma che il trattamento richiede delle sperimentazioni al fine di trovare la medicina giusta e definitiva. Cosí, anche per i giallorossi, partiti malissimo, in queste settimane, c'è solo spazio per critiche e  dubbi. Conto il Siena non sarà facile cambiare tendenza anche perchè in casa Roma piove sul bagnato con gli infortuni di Stekelenburg e i rientri lenti di Juan, Lamela e Cicinho, altri tre giocatori su cui Luis Enrique punta molto.

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NAPOLI: CHI NON CAMBIA, VINCE – Chi non cambia, invece, è il Napoli di Mazzarri, un tecnico che le sperimentazioni le ha fatte già l'anno passato e che si ritrova oggi un gruppo che sta imparando a giocare a memoria. Se tutti stanno bene – e anche quando non lo stanno, vedasi Lavezzi contro il Milan – non ci sono motivi validi per fare cambi. Il Matador Cavani, predestinato del gol, è intoccabile, come Hamsik e Inler, Cannavaro e Campagnaro. A Verona contro il Chievo, il turn-over ci sarà ma è dettato dall'intelligenza di chi sa che l'unidici titolare è ben altro e che davanti al turno infrasettrimanale schiererà la ‘squadra B' senza dover provare soluzioni differenti e nuove speculazioni tattiche. Sarà questo il vero test al quale Mazzarri si sottoporrà mercoledi sera: se effettivamente la ‘panchina' puó reggere l'urto di un impegno ufficiale, dando – in caso di affermazione sul campo – ragione ad un mercato votato ad un nutrito numero di giocatori per ogni ruolo. Spazio dunque a Fernandez in difesa, a Dzemaili e Zuniga dal primo minuto a centrocampo e a Pandev e Santana dietro a Cavani. Gli altri, o in panchina o a casa a rigenerarsi in vista della Fiorentina.

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JUVE E UDINESE: IL ‘BIANCONERO' VA DI MODA – Anche l'Udinese di Guidolin sta dando prova di stabilità – quasi – sorprendente. Dopotutto proprio i friulani sono stati tra i club che più hanno cambiato in estate, eppure il buon lavoro del tecnico e la lungimiranza sul mercato degli osservatori bianconeri sta pagando subito. Contro il Milan non ci sarà turn-over e verranno confermati i giocatori che fin qui hanno fatto bene sia in campionato che in Coppa. Una robustezza vista anche a Torino, tra altri bianconeri, quelli della Juventus di un Antonio Conte che mette in campo una formazione concreta, fatta da giocatori inseriti nei giusti spazi e con le direttive giuste. L'ex tecnico del Siena ha le idee chiare: il modulo prima dei giocatori, ma se i giocatori in campo si dimostrano all'altezza, la squadra non si cambia. Così si leggono le conferme sulle fasce esterne di Pepe e Giaccherini, l'inserimento – quasi scientifico – di Vidal a gara in corso, l'utilizzo metodico in mezzo al campo di Pirlo e di Marchisio, la scelta di Vucinic e Matri in avanti. Del Piero, Elia, Krasic, Pazienza, Grosso: vecchi e nuovi che aspetteranno dalla panchina o dalla tribuna il loro turno se e quando la tensione calerà e il tecnico esigerà nuovo vigore in campo. Altrimenti, si continuerà cosí, vincendo.

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