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Lavagna tattica: i cinque segreti della Juventus di Allegri

La miglior difesa e il centravanti più prolifico d’Italia. Una squadra solida e insieme creativa, la Juve di Allegri. Tutti partecipano alle due fasi, si esaltano Bonucci e Higuain. Fondamentali Dybala e Khedira. Con Pjanic trequartista la vera svolta.
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Una Juve solida e insieme creativa, organica nell'asimmetria. Un blocco unico e multiforme. È il volto della squadra che ha in mente Allegri. Una squadra che ha preso una fisionomia diversa grazie all'avanzamento di Pjanic come trequartista e all'imprevedibilità di Dybala, agli inserimenti di Khedira e Alex Sandro, al Marchisio ritrovato e un Higuain sempre più cruciale davanti.

La BBC bunker d'Europa

La Juve rimane una delle squadre più solide d'Europa. Ha concesso solo 8 tiri di media a partita, e appena 13 in totale dall'interno dell'area, l'ottavo miglior rendimento nel Big 5, i cinque principali campionati del Vecchio Continente. I bianconeri, tuttavia, sono solo quattordicesimi in Serie A per contrasti a partita (16.4) e tredicesimi per palloni intercettati (14.9). Il 3-5-2, già interiorizzato negli anni di Conte, rimane lo schema preferito dai giocatori e prevede un forte coinvolgimento del trio BBC nella fase di costruzione del gioco: Barzagli, Bonucci e Chiellini figurano fra i primi cinque per passaggi a partita, una graduatoria guidata da Dani Alves, segno di una regia comunque fortemente decentrata.

Con la crescita di Rugani, che ha di fatto scavalcato Benatia nelle gerarchie di Allegri, il tecnico ha guadagnato un difensore ormai maturo ma umile, che ha imparato dai maestri e non smette di riguardare le sue partite per capire dove migliorare. Un giovane che parla poco e ascolta tanto, che pensa a volte troppo ma assorbe tutto e dimostra la sua utilità nelle due fasi.

Questo sistema comunque non sempre si è rivelato efficace contro squadre particolarmente prudenti, soprattutto in Europa, che Allegri ha provato a modificare anche inserendo Evra fra i tre dietro o passando a una fase difensiva più fluida con la linea che diventa a quattro: il regista si abbassa, i centrali si allargano, i terzini salgono e consentono la creazione di almeno tre linee di passaggio per l'uscita bassa del pallone.

Pjanic trequartista la vera chiave

La Juve ha cambiato marcia quando Allegri ha trovato una posizione e una configurazione di gioco in grado di esaltare Pjanic. Ha provato il bosniaco senza grandi risultati da vertice basso (vedi contro l'Inter), un ruolo che richiede una visione ragionata e un contributo alla fase difensiva non certo nelle corde del bosniaco. Pjanic ha offerto le sue prestazioni migliori quando è stato spostato più avanti, vedi Lione o Atalanta, e nel dinamico 4-4-2 disegnato contro il Chievo. L'adattamento del bosniaco nel contesto di una squadra dalla fase difensiva non così orientata al pressing che ne esalta comunque il contributo in un ruolo più avanzato dall'interpretazione meno rigida e dai compiti meno definiti. Non a caso, Pjanic dà il meglio quando può essere libero di trovare spazi e magari anche di abbassarsi per venirsi a prendere il pallone.

Pjanic a tutto campo contro l'Atalanta
Pjanic a tutto campo contro l'Atalanta

Squadra asimmetrica, regia decentrata

La Juve tende ad attaccare attraverso il fraseggio, 401 passaggi corti riusciti di media a partita (la terza in A dopo Napoli e Fiorentina). Allegri chiede la partecipazione di tutta la squadra alla fase di costruzione del gioco e cerca con insistenza di sfruttare tutta l'ampiezza del campo. Con l'infortunio del fondamentale Dani Alves, Cuadrado ha preso possesso della fascia destra da cui maturano 4 azioni d'attacco su 10 in campionato. Il colombiano ha preso 3.8 punizioni a partita con 1.5 dribbling riusciti, seconda media più elevata di squadra, insieme a Alex Sandro, il più presente in stagione. In alternativa, anche la presenza del più difensivo Lichtsteiner (1.2 tackle di media) altera un po' i movimenti della mezzala da quel lato (quasi sempre Khedira). Una posizione chiave, per cui Allegri potrebbe avere un'alternativa in più con l'arrivo di Rincon, che con Gasperini si è evoluto nella difesa alta e negli inserimenti senza palla, anche se va al tiro meno e con meno precisione del tedesco. Qualità essenziali, queste, che hanno reso Khedira un elemento fondamentale per sfruttare il corridoio interno e creare un possibile triangolo con Dybala.

Khedira cruciale sulla catena di destra
Khedira cruciale sulla catena di destra

Dybala, gioiello di Allegri

L'esplosione dell'argentino è probabilmente il merito principale della gestione Allegri. Fondamentale anche in Coppa Italia contro l'Atalanta, schierato insieme a Pjanic alle spalle di Mandzukic, Dybala agisce stabilmente da seconda punta, col compito di allargarsi sul centro destra. Così, da mancino, si esaltano le sue qualità. La Joya è uno dei cinque migliori giocatori in A per numero di dribbling riusciti e il decimo per tiri tentati (3.1 di media) ma il suo contributo non si limita alla finalizzazione. Anzi, Dybala risulta ancor più prezioso in fase di costruzione: si abbassa fra le linee e consente sempre un rapido ribaltamento del gioco essenziale per mandare fuori posizione difese che tendono a pressare alto. Capace di massimizzare ogni spazio, anche stretto, fra le linee diventa di fatto un regista aggiunto. È l'attaccante con la più alta percentuale di passaggi riusciti in Serie A (86.7%) e contribuisce a creare un triangolo sul settore di destra grazie anche agli inserimenti di Khedira che accompagna e genera superiorità numerica.

Higuain che forza

È la premessa essenziale per esaltare Higuain il prototipo del centravanti universale. Né solo predatore d'area né solo centravanti di peso, usato in carriera come ala o seconda punta, il Pipita viene incontro, detta i tempi del gioco e finalizza. Sa fare tutto. Nella Juve segna e tira più di tutti, 12 gol con 3.2 conclusioni di media (la nona più alta in A). Tocca 17 palloni a partita, si integra perfettamente nello scacchiere della squadra, si muove molto anche verso l'esterno per aprire gli spazi agli inserimenti dei centrocampisti. Lavora con e senza palla in maniera complementare a Mandzukic che certo sta segnando meno rispetto alle aspettative ma schierato in coppia con l'argentino ha dato il suo meglio. Il croato aiuta il recupero veloce del pallone, accorcia la squadra, amplifica aggressività e densità. Diventa l'emblema della Juve solida e insieme creativa, asimmetrica ma organica, che domina in Italia e sogna di conquistare l'Europa che conta.

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