226 CONDIVISIONI

La ‘Schedina’ compie 70 anni: buon compleanno, caro vecchio Totocalcio

Il 5 maggio 1946 nasceva il ‘Totocalcio’, grazie al sostegno di Coni e Figc arrivò al Ministero delle Finanze, che lo rilanciò nel progetto di fondazione della Sisal. L’ultima grande vincita nel 1993 quando il ’13’ realizzo più di 5 miliardi e mezzo di vecchie lire. Poi il lento, inesorabile declino e l’avvento del ‘betting’ moderno.
A cura di Alessio Pediglieri
226 CONDIVISIONI
Immagine

Una volta il vero – e unico – grande sogno di tutti gli italiani era fare "13" alla schedina, vincere al "Totocalcio" o alla "Sisal" come viene ricordata ancor oggi da chi ha i capelli bianchi e si vede di fronte un paio di generazioni che ignora il significato di quelle parole. Si era ancora con il vecchio conio, la lira, e se riuscivi a pronosticare tredici partite una dietro l'altra potevi considerarti un ‘milionario', un vincente privilegiato. Era l'unica forma possibile di scommessa legalizzata dallo Stato, figlia di un ‘altra epoca di un altro mondo sportivo. Oggi, il "Totocalcio", la "schedina" è semplicemente un oggetto da mausoleo, soppiantata da "martingale", "multiple", "over" o "under", vittorie "ad handicap". E da una serie di scommesse che ha invaso l'intero pianeta sportivo, non solo calcistico, soprattutto attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, potendo così pronosticare di tutto e su tutto, soprattutto, online.

Da un'idea di un giornalista

5 maggio 1946. Ricordiamoci quella data perché fu allora che iniziò un'epoca diversa che cambiò il modo di vivere degli italiani, appassionati di calcio. E ricordiamoci anche un nome: Massimo della Pergola giornalista della Gazzetta dello Sport che parlò di questa sua intuizione con il direttore dell’epoca, Bruno Roghi. La ‘schedina' era composta da tredici partite di fila, di ogni campionato riconosciuto dalla FIGC, dalla Serie A alla scomparsa Serie C (oggi LegaPro). Bisognava indovinare l'esito finale di ogni incontro. Non i gol, il risultato esatto o i marcatori. Bastava inserire un "1" per il successo casalingo, la "X" che indicava il pareggio o il "2" per sottoscrivere la vittoria della squadra fuori casa. Semplice, ma complicatissimo. Perché per fare "tredici al Totocalcio" bisognava essere dei veri esperti, sia del massimo campionato sia delle serie minori dove spesso si nascondevano i trabocchetti che facevano svanire il sogno di successo. Se non riuscivi a fare "13" dovevi accontentarti del secondo premio in palio, il "12" e poi, più avanti per aiutare i meno fortunati anche con l"11″. Fino al tentativo di rianimare il tutto negli ultimi anni, con l'invenzione per nulla fortunata del "14".

Immagine

Il ‘credo' dello scommettitore

Oggi son passati 70 anni dal primo giorno in cui la schedina arrivava nelle case degli italiani. Figlia di una storia e di un'epoca diversa, lontanissima anni luce dall'attuale. E infatti i primi ‘colpi' al costato del Totocalcio arrivarono ancor prima che dalle nuove tecnologie, dai primi tentativi del calcio ‘moderno' a giocare in diverse ore e in diversi giorni della settimana. La ‘schedina' aveva il suo ‘credo' nella partita delle 15.00 la domenica pomeriggio. Alla sera si sapeva già tutto, chi vinceva e chi no. Poi con i primi posticipi serali e quindi via via lo ‘spezzatino' che oggi vede squadre in campo dal venerdì al lunedì, ha dovuto cedere, fiaccata da una serie di attacchi frontali sia da parte del ‘sistema' calcio, sia da parte delle nuove forme di scommessa.

L'isteria del betting dei tempi moderni

Oggi, per i più giovani, il ‘betting' non è tale se non online, non si scommette se non si può decidere a proprio piacimento quali squadre e partite (anche internazionali) su cui puntare. E soprattutto oggi ‘scommettere' ha un significato particolarmente differente da quello di 70 anni fa: oggi si può farlo sul nome del primo marcatore, sul risultato esatto, il numero dei gol, il parziale primo/secondo tempo e via dicendo. Lo si fa decidendo quanto puntare e sapendo da subito quale sarà il proprio eventuale incasso. Tutto e subito, senza dover aspettare. Come si faceva anni fa, quando il vero piacere della scommessa era proprio il dover attendere il finale di tutte le partite e – in caso di vittoria – pendere dalle labbra della Tv di Stato che la domenica sera svelava montepremi e quote. Un'altra epoca, un altro calcio, un'altra vita. Lontana 70 anni. E allora buon compleanno caro vecchio buon Totocalcio, in barba a tutto il betting asettico e sterile dei giorni nostri.

I numeri che hanno fatto il "Totocalcio"

30, le lire per la puntata e si vinceva indovinando l’esito di 12 partite. Nella prima schedina vennero inserite gare di serie A, serie B, C e Coppa Italia
1977, il primo miliardario al concorso numero 19, il 31 dicembre, il vincitore si porta a casa un miliardo e 185 mila lire.
1993, la massima vincita di tutti i tempi: cinque miliardi e mezzo di lire (per l’esattezza: 5.549.749.000) vinte da tre schedine giocate a Crema, Patti Marina (Messina) e in un autogrill sulla Napoli-Salerno.
13, il numero del concorso fortunato, del 7 novembre.
24, il 24 agosto 2003 la “domenica nera” del Totocalcio, il premio più basso della sua storia, con quasi cinquantacinquemila “14”, due euro di premio ciascuno.

226 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views