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La panchina di Zeman si è fatta rovente. Sarà lui il prossimo a saltare?

Nella Capitale, comincia a soffiare intensamente il vento delle polemiche. Dopo la sconfitta di Parma (la seconda consecutiva), anche il mister giallorosso rischia di finire nella lista di chi verrà esonerato a breve.
A cura di Alberto Pucci
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Zdenek Zeman

L'Halloween giallorosso – Venite signori, forza: c'è ancora posto. Il carro dei delusi e di chi fa polemica a prescindere, ha fatto tappa a Roma e sta "imbarcando" tifosi a getto continuo. Con la sconfitta al "Tardini", la Roma di Zeman ha incassato la quarta battuta d'arresto in dieci partite: un risultato che ha aperto una crepa nel muro di chi ha sempre difeso, ad oltranza, il tecnico giallorosso. Il malumore, dopo lo spavento di Genova (sotto di due gol dopo neanche 20 minuti) e le sconfitte con l'Udinese (da 2-0 a 2-3!) e con il Parma, sta crescendo in maniera esponenziale. Un uragano "Sandy", a tinte giallorosse, che sta investendo Trigoria e la parte romanista della città: depressa e difficilmente consolabile, neanche con i due passi falsi dei cugini biancocelesti. I discepoli di Totti, coloro che hanno osannato l'arrivo del "santone" boemo, hanno il morale sotto le scarpe e dopo queste due "tranvate" consecutive stanno cominciando a dubitare sulle scelte dell'ex allenatore del Pescara dei miracoli. Divertente, quanto maledettamente pericoloso: il gioco di Zeman è questo, e lo sanno anche i sassi. Il boemo, o lo prendi o lo lasci. In estate, la coppia Baldini-Sabatini accettò l'azzardo e contattò, prima di tutti, l'uomo del momento regalandogli il giocatore ricercato da mezza Serie A. Oggi, a distanza di mesi e con un misero "bottino" in classifica (stessi punti del Cagliari, che ha già cambiato "manico", e solo tre in più del bistrattato Massimiliano Allegri) le "fish" giallorosse cominciano a scarseggiare e l'all in, sul tecnico boemo, comincia a rivelarsi un pericoloso boomerang.

Utopia zemaniana – Al di là delle aperture di credito, giuste o no, verso l'allenatore, le dieci giornate di Roma (inteso, come squadra e campionato) andrebbero analizzate nel dettaglio. La Roma ha cominciato la stagione rincorrendo, affannosamente, il Catania all'Olimpico, dando spettacolo a Milano contro un'Inter ancora in fase embrionale, perdendo in casa contro il Bologna, vincendo (a tavolino) con il Cagliari e pareggiando a Roma contro la Sampdoria.

“ Per ottenere quello che voglio bisogna lavorare, a sprazzi abbiamo mostrato un calcio di ottimo livello! ”
Zdenek Zeman
Un'inizio sconcertante, che toccò il suo culmine la settimana successiva a Torino contro la Juventus. Nella "partita della vita" contro i suoi principali nemici, dove avrebbe dovuto regalare spettacolo grazie alle sue utopistiche teorie, Zeman si lasciò travolgere dalla marea bianconera e tornò a casa con un risultato umiliante. Da lì, in poi, la macchina giallorossa ha continuato a viaggiare a fasi alterne: 2-0 con l'Atalanta in casa, la rimonta di Genova e, per finire, le due sconfitte già descritte. Basta questo ruolino di marcia per definire deficitario il lavoro di Zeman e per metterlo in discussione? Probabilmente si. Probabilmente è giunto il momento di riflettere bene, e attentamente, sull'operato del mister, dei giocatori e sugli obiettivi che la dirigenza giallorossa si è posta ad inizio campionato. Se lo scopo è quello di costruire un gruppo che possa, nei prossimi anni, cercare di contendere lo scudetto alla Juventus di turno, allora potremmo essere sulla buona strada. Se, invece, l'intento è quello di arrivare nei primi tre posti (Zeman dixit), meglio dirsi subito addio e ricominciare con una "guida" diversa.

Modulo, condizione fisica e decisioni inconcepibili – Nelle ultime settimane, nel centro sportivo giallorosso, è comparso un insetto strano che ha infestato tutta Trigoria: il Tarlo. Ha preso casa nella testa dei giocatori ed ora non vuole più andarsene. Metafore a parte, i dubbi cominciano a farsi largo, anche tra i più "vicini" al credo zemaniano. Pochi, anzi pochissimi, si stanno adattando al 4-3-3 del tecnico. Fin quì, si sono salvati Totti, Florenzi e Lamela che, grazie al cielo, è esploso nel momento giusto. Il resto della truppa arranca e, nella peggiore delle ipotesi, si scontra con il boemo. De Rossi e Osvaldo hanno già dato, Pjanic è sull'orlo di una crisi isterica, Tachtsidis fatica ad emergere, Castàn e Piris criticati e "rigettati" dal tecnico e, infine, il colpo del mercato giallorosso (alias: Mattia Destro) è in panchina a far la muffa. Il tutto condito da una condizione fisica precaria (dopo 30 minuti il motore giallorosso batte in testa) e da una qualità difensiva che, a volte, pare imbarazzante. Prima che la polemica prenda il sopravvento in maniera definitiva, occorre prendere delle decisioni e risolvere i problemi. Domenica arriva il Palermo: occorre subito invertire la tendenza e rimettere in carreggiata la fuoriserie romanista. Lo merita la città, fin quì paziente con mister Zeman, e lo meriterebbe anche il tecnico stesso. Se non altro, per la coerenza con la quale continua ad essere l'allenatore più discusso del nostro campionato di calcio.

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