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La nuova vita di Salihamidzic: crea e vende statuette del Bayern

L’ex centrocampista di Juventus e Bayern ha fondato una società con un paio di amici e crea delle miniature dei giocatori bavaresi. Il lavoro è così perfetto che il Bayern stesso ha deciso di mettere in vendita nei propri negozi ufficiali le statuette prodotte da ‘Brazzo’ Salihamidzic.
A cura di Alessio Morra
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Chi non ricorda Hasan Salihamidzic, detto ‘Brazzo’, ex calciatore della Juventus e soprattutto del Bayern Monaco con cui giocò per dieci anni tra il 1998 e il 2007 e con cui vinse sedici trofei – inclusa la Champions League nel 2001. Il bosniaco era un eccellente centrocampista, con una grinta fuori dal comune, con un grande senso del gol e con un volto inconfondibile – chiunque rammenta il suo perenne mezzo sorriso e il suo naso da pugile. Da quattro anni ‘Brazzo’ non gioca più, il primo gennaio compirà trentanove anni, e dopo essersi riciclato come opinionista televisivo in Germania adesso l’ex centrocampista è diventato un piccolo imprenditore e anche in questa sua nuova attività sta avendo un successo impressionante. L’ex juventino adesso crea statuette dei giocatori del Bayern Monaco. Il bosniaco ha creato una piccola società con un paio di amici e crea statuette che rappresentano fin nei minimi dettagli i giocatori bavaresi in miniatura. Attraverso una stampante in 3-D vengono ricreate le espressioni facciali e persino i tatuaggi dei calciatori di Guardiola. Il lavoro è così perfetto che il Bayern stesso ha deciso di mettere in vendita nei propri negozi ufficiali le statuette prodotte da Salihamidzic.

Parlando alla ‘Bild’ della sua nuova vita l’ex giocatore ha parlato dei migranti e ha ricordato le sue peripezie. Salihamidzic arrivò da solo a quindici anni in Germania dalla Bosnia dove era in atto una tremenda guerra, che fini per disgregare l’ex Jugoslavia: “Mi ricordo bene della guerra in Bosnia. Era terribile. Mio padre a 15 anni mi fece lasciare il paese per mettermi in salvo e darmi la possibilità di crearmi un futuro. Ero da solo, completamente da solo. Ma posso solo immaginare come si sentano le persone che oggi scappano dal proprio paese d’origine: io ero pur sempre europeo. Partii in pullman, poi presi un treno per arrivare ad Amburgo, dove avevo una famiglia che mi aspettava. Le persone oggi vivono una situazione ancora più drammatica. Per questo credo sia importante che il Bayern inviti i rifugiati a fare dei provini o degli allenamenti. Bambini o adulti che siano, tutti hanno bisogno di vivere nella normalità”.

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