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La FIFA della tecnologia: Blatter fa vietare anche gli ipad in panchina

La decisione lascia sempre più esterefatti: mentre il mondo avanza pari passo con le innovazioni tecnologiche, il calcio resta ancorato al proprio medioevo, privato di moviole, chip, sensori e supporti utili per superare gli inevitabili errori umani.
A cura di Alessio Pediglieri
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Incredibile ma è vero: il calcio resta e resterà ancora per molto tempo l'unico sport che rifiuta l'aituo della tecnologia, elemento oramai parte integrante nel mondo dell'agonismo professionistico mondiale. Dal basket al baseball, dal football americano al tennis: tutte le discipline da anni si avvalgono delle evoluzioni tecnologiche che permettono non solamente di rendere più spettacolari gli eventi in programma ma li rende sempre più "super partes", limitando all'osso errori umani o sviste arbitrali. Il calcio no. La tecnologia non è fatta per questo sport. A dirlo, ancora una volta, è la FIFA capitanata da Sepp Blatter ma questa volta si è superato persino il paradosso perchè a vietare il tutto è stata la stessa "Task Force Football 2014", la commissione della FIFA nata e costituita proprio per prendere in considerazione tutto ciò che possa migliorare il calcio rendendolo sempre più affascinante e appetibile ad un pubblico oramai super-esigente.

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La ‘FIFA' di far crescere lo sport più popolare

La FIFA ha deciso così di vietare l’uso di qualsivoglia apparato tecnologico in campo ad uso e consumo di chi sta partecipando al gioco. La battaglia contro la ‘moviola‘ in campo, il suo eventuale utilizzo determinato da norme precise (utilizzabile solo un numero prestabilito di volte, solo per alcune predeterminate situazioni, in mano al solo quarto uomo, etc..) è conosciuta a tutti con Sepp Blatter paladino del calcio da medioevo, fatto di errori arbitrali, polemiche del dopo partita, gol fantasma e un sempre più affollato parterre di direttori di gara tra terne, quaterne e arbitri di linea. Ma nessun chip, telecamera, computer o video che in tempo reale possano fugare dubbi e perplessità, ristabilendo la "giustizia" sportiva nell'immediato davanti ad un torto o un semplice errore in buona fede. Adesso si va oltre, è l'"inquisizione svizzera" vieterà anche la tecnologia in panchina: niente telefoni, niente smartphone, niente tablet sia per i giocatori che per gli allenatori o i loro assistenti. Perchè? La Task Force FIFA ha le idee chiarissime al riguardo: l’espressione umana del gioco deve estendersi anche alla panchina e non può trovare deroghe in apparati mobili. La proposta- direttiva fa parte di un pacchetto di idee che la FIFA intende portare avanti per evolvere e migliorare – almeno ciò è quello che vorrebbero far credere – il gioco del calcio. La proposta è stata discussa in queste ore dalla "FIFA Task Force Football 2014", un organismo del quale fanno parte nomi noti quali Beckenbauer, Pelé, Albertini, Cafu, Karembeu e Savicevic. E anche ciò lascia ancor più perplessi. La commissione avrebbe – il condizionale è d'obbligo – lo scopo di discutere quali elementi debbano essere presi in considerazione per migliorare il gioco del calcio, rendendolo più accattivante, e l’approccio anti-tecnologico appare condiviso, con grande gaudio del dottor Blatter.

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Lotta da medioevo

La proposta è chiara e limpida e recita: "Regola 4, sistemi di comunicazione: la task force ha discusso l’uso degli strumenti di comunicazione in panchina ed ha concordato con la decisione per cui tali strumenti non debbano essere utilizzati una volta che si è entrati nell’area di gioco". Un ‘no' al presente, rifugiandosi al passato da candele e lumi a stoppino: no agli iPhone, no agli SMS, no agli iPad, no alle moviole su touchscreen. No agli iPod, quindi, e no alle telefonate. No ad una comunicazione con risorse esterne al campo da gioco. No a schemi da mostrarsi su apparati digitali. Un no alla storia. Che porterà il mondo del calcio del terzo millennio verso ciò che accadde in America ai tempi del proibizionismo: un ‘mercato‘ illecito e illegale attraverso cui – e molti già da tempo lo fanno – tecnici, assistenti, presidenti e giocatori sapranno comunque in tempo reale se l'arbitro sbaglia oppure no, senza dover aspettare la moviola della notte. Già accade, con assistenti a distanza che comunicano a chi è in panchina se una decisione era corretta o meno, se un fuorigioco c'era oppure no, se la palla era entrata in porta o meno, scatenando immediate ire da frustrazione. Già chi è in tribuna o in curva sa, in tempo reale, cosa accada in campo al di là di ciò che possa vedere uno, due, tre o quattro arbitri in contemporanea, e in una manciata di secondi la notizia arriva a chi è in campo, che ne viene a conoscenza ma resta impotente davanti al torto subito.

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L'ennesima occasione persa

Basti pensare ad un episodio oramai ‘storico‘ che avrebbe potuto fare da spartiacque nel mondo del pallone ma che n on venne – a proposito – raccolto da chi di dovere (vero, Blatter?): la testata di Zidane a Materazzi. L'atto violento del giocatore francese nella finale mondiale che decretò il quarto titolo Azzurro a Berlino, fu perpretato a palla lontana, mentre l'azione si svolgeva in tutt'altra parte del campo. Eppure, sul tabellone luminoso venne proposta e riproposta, diffonendo le immagini televisive in tutto lo stadio. Davanti proprio a quelle immagini e ad una consulta in campo, non si potè che punire il numero 10 transalpino con la massima delle sanzioni: l'espulsione. Dove non avevano avuto il coraggio di intervenire e modificare i ‘padroni‘ del calcio della FIFA, era arrivato il ‘fato‘, porgendo su un piatto d'argento un ‘precedente‘ senza che nessuno potesse puntare l'indice su nessuno. E invece tutto finì lì, con Blatter che negli anni ha lasciato discutere – per pura accademia – i vertici del calcio internazionale senza mai cedere ad un aiuto tecnologico, sempre combattendo la propria singolarissima battaglia per lasciare il calcio fuori dal tempo.

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…Cosa direbbe Steve Jobs a Blatter?

Adesso, l'imbarazzante decisione di togliere anche i supporti a chi va in panchina, utilizzati da molti, da quelle persone che pur vivendo il mondo del calcio, sono consapevoli di essere inseriti in una realtà e in un tempo in cui con la tecnologia bisogna confrontarsi e trovarne l'uso più intelligente, senza doverla ostacolare e rinnegare come nel medioevo si faceva con le streghe. Roberto Mancini non potrà più comunicare con il suo uomo in terzo anello, lui il ‘Mancio‘ che da sempre ha adottato questa soluzione per vedere e capire ciò che in panchina sfugge ma che dagli spalti appare più evidente. Luis Enrique non potrà più portarsi appresso i propri appunti, rigorosamente su tablet, perchè più semplice e chiaro. Arséne Wenger – e tutti i suoi colleghi – non potranno più impartire ordini ai loro secondi quando squalificati e costretti in tribuna. Josè Mourinho dovrà imporre ai propri assistenti di lasciare a casa i propri tablet e ritornare a studiare tattiche e mosse con lapis e carta. Chissà poi come la prenderanno i giocatori, se Wesley Snejder potrà ancora ascoltare musica dal proprio iPad negli spogliatoi e se Balotelli, con ipad appresso, potrà ancora entrare i campo con le sue vistose cuffie come, del resto, fanno oramai tutti i loro compagni di gioco nel mondo. Torneranno all'walkman e alla radiolina? Forse Blatter crede di sì, ma è l'unico. Al mondo. E chissà cosa penserà Steve Jobs

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