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La commozione del Trap nel ricordo dell’Heysel: “La mia pagina più nera”

Minuto numero 39 dell’amichevole tra Belgio e Italia, l’ex allenatore della Juventus, oggi commentatore tv per le gare della Nazionale, addolorato per la commemorazione delle vittime del maggio 1985. I morti di quella ‘maledetta’ finale di Coppa Campioni tra Liverpool e bianconeri.
A cura di Maurizio De Santis
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Minuto numero 39 della gara tra Belgio e Italia. Allo stadio Re Baldovino il direttore di gara ferma l'amichevole e lungo applauso accompagna il raccoglimento per la memoria delle vittime dell'Heysel. Finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus, a maggio di 30 anni fa morirono 39 tifosi travolti dalla furia cieca degli hooligans e dalle palesi carenze del piano di sicurezza e ordine pubblico. Giovanni Trapattoni, ex allenatore dei bianconeri, ex ct della Nazionale e oggi commentatore tv per le gare dell'Italia si commuove durate la telecronaca. All'epoca lui era lì, su quel rettangolo verde che si trasformò in un cimitero, coi cadaveri messi in fila l'uno accanto all'altro. "E' stata la pagina più nera della mia carriera, una delle più nere dello sport. Mai più deve accadere una cosa del genere".

"Heysel 29-05-1985: nessuna persona è morta finché vive nel cuore di chi resta". E' questo il testo dello striscione che ha fatto capolino sulle gradinate prima del fischio d'inizio. Un gesto simbolico ma dall'alto valore emotivo che ha fatto da prologo allo stop preventivato al match: partita interrotta al 39′ e per quegli attimi che sono sembrati un'eternità la memoria ha viaggiato a ritroso nel tempo. Un viaggio nelle curve dei ricordi, tra le pieghe dell'anima, laddove s'annida quel dolore che mai potrà essere dimenticato. Sui maxischermi sono apparsi i nomi delle persone che quel giorno persero la vita, lacrime e rabbia, dolore e sgomento hanno fatto capolino come un sussulto, come quando viene il magone e il pianto resta strozzato in gola. Come quando l'inferno ti passa davanti agli occhi e, anche se ne esci vivo, dentro di te porterai sempre i segni di quelle ore maledette. Come all'Heysel. Era di maggio, era il 1985, sembra ieri. Trent'anni passano in fretta, ti volti a guardare e quel ricordo ti fa ancora ombra.

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