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La Cina chiama, Zeman risponde: “No, grazie, non ho bisogno di soldi”

“Grazie al cielo ho ancora soldi per mangiare. Mi hanno cercato ma ho declinato”. E’ questo il pensiero controcorrente dell’allenatore boemo da anni oramai ai margini del calcio che conta: “Per tornare ci vorrebbe un vero progetto sui giovani, che non c’è”
A cura di Alessio Pediglieri
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Chissà cosa riuscirebbe a compiere Zdenek Zeman nel campionato cinese alla guida di un super team pronto a spendere e spandere per garantire al boemo una squadra da sogno. Una domanda, purtroppo, che non avrà mai una risposta reale ma solamente tante supposizioni. Perché l'ex tecnico di Foggia, Roma e Pescara ha rifiutato le lusinghe dorate del mercato asiatico, dicendo no ai soldi facili di un campionato in cerca di se stesso che annovera altri tecnici e decine di giocatori con contratti da mille e una notte.

Controcorrente – Piaccia o non piaccia Zdenek Zeman è sempre lui. Un tecnico che non cambia idea facilmente, un uomo schivo e riservato, di pochissime parole – qualche sigaretta di troppo – ma soprattutto dalla lingua facile. Non è un mistero che gran parte dei suoi detrattori e critici nascono proprio da dichiarazioni mai compiacenti da parte dell'allenatore di origini boeme ma italiano oramai adottato. Pensieri duri e crudi, forse non condivisibili, ma per i quali Zeman ha sempre risposto sempre e solo in prima persona, pagandone anche le dure conseguenze.

Progetto giovani – Proprio lui, è stato contattato dal campionato cinese, dai nuovi Paperoni del calcio mondiale, che non lesinano contratti da sogno a nessuno. Nemmeno all'ex deus ex machina dei giovani virgulti italiani, come ai tempi del Foggia soprattutto ma anche del Pescara più rec ente dove ha coltivato i talenti di Insigne, Verratti e Immobile. A Zeman sono stati offerti ingaggi milionari, che hanno già fatto cadere le (flebili) resistenze di altri suoi colleghi: "No, grazie" la sua risposta "di soldi per mangiare ancora ne ho".

Soldi? no, grazie – Il solito Zeman, direbbero i più critici, sopra le righe, spocchioso e presuntuoso. E invece, in un calcio abbagliato dagli yen e dai dollari americani, proprio lo schivo boemo diventa il paladino di uno sport che non c'è più, che non guarda al portafoglio ma ad altri valori e prerogative: "Allenare in Cina? Sì, avrei potuto farlo, di offerte non ne ho avute, ma anche se fosse non ci andrei. Non ho bisogno di soldi, per mangiare ne ho ancora per fortuna".

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