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L’insostenibile leggerezza dell’essere (pazza) Inter

L’Inter è in crisi, ha raccolto 9 punti nelle ultime 8 partite: 2 vittorie, 3 pareggi, 3 sconfitte, 11 gol subiti. La difesa, un tempo insuperabile, non lo è più. I problemi maggiori i nerazzurri li hanno a centrocampo: deludono Melo e Kondogbia, manca un regista. La squadra di Mancini quest’anno non è mai riuscita a vincere un match da posizione di svantaggio.
A cura di Alessio Morra
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A Verona l’Inter ha dimostrato ancora una volta tutte le sue pecche. I numeri sono la fotografia impietosa del momento difficile dei nerazzurri che hanno conquistato 9 punti nelle ultime 8 partite: 2 vittorie, 3 pareggi, 3 sconfitte. I due successi? Contro Empoli e Chievo, in entrambi casi di stretta misura ( 1-0, come accaduto in altre 8 occasioni in campionato). Le sconfitte, durissime, sono arrivate contro Lazio, Sassuolo e Milan; i pareggi con Atalanta, Carpi e Verona. C'è ancora un altro dato che aggiunge zavorra alle ambizioni di Mancini: la difesa non è più imperforabile come nella parte iniziale della stagione quando, proprio in virtù di un reparto più serrato (e coperto dalla mediana) aveva costruito la propria roccaforte in cima al campionato.

Cosa è successo? Basta leggere i numeri: nelle prime 16 giornate Handanovic aveva raggiunto un'imbattibilità di 11 giornate, con appena 9 reti al passivo. A margine delle ultime 8 gare, invece, i gol incassati sono già 11. Al Bentegodi i nerazzurri di nuovo hanno dimostrato di essere una squadra senza equilibrio. Dopo il gol di Murillo all’8 la partita sembrava essersi messa sui binari giusti e invece dopo altri otto minuti il Verona era avanti. Poi ha segnato Ionita, prima dell’uno-due di Icardi e Perisic. L’Inter si è svegliata troppo tardi, ha evitato la sconfitta, ma ha perso un’altra occasione d’oro.

Mancanza di personalità. L’Inter in 8 partite si è trovata in svantaggio quest’anno e mai è riuscita a vincere da situazioni del genere (tre pareggi e cinque sconfitte). Ma i numeri sono impietosi anche nei confronti con le altre big. Nelle sfide con le prime 6 della classe Mancini ha vinto ‘solo’ il derby d’andata e contro la Roma fu decisiva una papera di Szczesny.

Il bilancio con le avversarie che precedono l'Inter è di un punto in tre partite, con due gol fatti e sei subiti. Poco, pochissimo per una squadra che all’improvviso sembra essersi sciolta. Perché oltre alla personalità, all’Inter manca un condottiero in campo, mentre il condottiero che dovrebbe risolvere le partite dalla panchina, il Mancio, sembra aver perso il tocco magico.

I difetti dell’Inter sono abbastanza semplici da individuare. La difesa è in grande difficoltà. La coppia centrale, che era stata la migliore del girone d’andata, si è disunita dopo la sciocchezza congiunta di Miranda e Murillo nella sfida con il Sassuolo. Handanovic ha messo più di una pezza, il portiere sloveno non può ogni settimana produrre miracoli.

E' il centrocampo che latita. Felipe Melo dopo un buon inizio di stagione si è perso e non ha più inciso. Kondogbia sente probabilmente troppo il fardello dei quasi quaranta milioni spesi per lui e forse il francese ha anche una collocazione tattica sbagliata, perché con Siviglia e Monaco, anche in Champions League, giocava molto meglio. Senza un vero faro, che per ora non può essere Brozovic, l’Inter spesso sembra spaesata, attacca ma senza criterio. E soprattutto l’Inter si ritrova ad essere antica. Perché il calcio di oggi è evoluto. E le squadre più forti hanno centrocampisti di qualità, che fanno girare le rispettive squadre. Ma in mezzo al campo la qualità latita. E qui la colpa è di Mancini, che ha preteso una dozzina di acquisti, ma nella sua squadra non ha previsto un playmaker.

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