11 CONDIVISIONI

L’Europa (e forse anche il Mondo) ai piedi del calcio spagnolo

La finale di Gerusalemme ha messo in mostra, ancora una volta, il divario imbarazzante tra la scuola spagnola e quella del resto d’Europa. Con tutto questo talento, Del Bosque e i tifosi delle furie rosse possono dormir sonni tranquilli per altri anni.
A cura di Alberto Pucci
11 CONDIVISIONI

Immagine

"Roja" diabolica – Ci sono sconfitte che lasciano il segno e si portano dietro una buona dose di tristezza. Altre, invece, sono così nette da lasciarti in eredità solo una sensazione di sconforto e rassegnazione. Giocare contro le furie spagnole, di questi tempi, vuol dire andare incontro ad una "mattanza". Puoi provare a farti coraggio e a "scalfire" le loro certezze ma sai già che tutto ciò non avrà successo. Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: Devis Mangia torna a casa a testa alta, accompagnato dagli applausi per l'orgoglio con il quale ha portato gli azzurrini fino alla finale. Non è stato un pianto vero e proprio quello che si levato in cielo dalle mura dello stadio israeliano, quanto un'imprecazione di rabbia mista ad ammirazione pura per un gruppo di talenti forti quanto, e forse più, dei loro fratelli maggiori. E' questo l'aspetto che più lascia inebetiti e sconcertati, perchè terminato il ciclo dei vari Iniesta, Xavi e Fabregas, la Spagna continuerà a vincere a mani basse grazie ai frutti delle varie squadre giovanili.

Generazione di fenomeni – L'imbarazzante divario messo in mostra nella finale di ieri pomeriggio, dovrebbe insegnare e far riflettere molti dei nostri protagonisti del calcio. Scommettere e programmare sui giovani non solo si può ma, in alcune situazioni diventa necessario. Parliamo tanto di "copiare ed incollare" il famoso modello "cantera" spagnola per poi, alla prima occasione, perdere la testa per il primo giocatore inutile con i tratti sudamericani ed il piede più storto del peggior bidone nostrano. Complimenti alla Spagna, quindi. Applausi a scena aperta per chi ha scoperto, coltivato e "sgrezzato" talenti puri come Isco, Thiago Alcàntara, Koke, Morata: polizze assicurative "viventi" del futuro prossimo del calcio iberico. Una generazione di fenomeni pronta a raccogliere l'eredità di un gruppo di "marziani", giunto soltanto a metà del loro viaggio.

La difesa del futuro – Non sembrano esserci punti deboli nella formazione che ieri ha "scherzato" l'undici azzurro di Mangia. A difendere questo "tesoretto" tutto iberico c'è David De Gea, già portiere del Manchester United e indiziato numero uno per prendere il posto dei vari Casillas e Valdes. A poco più di vent'anni, dopo esser cresciuto nell'Atletico Madrid, ha già vinto Europa League e Supercoppa europea con i "Colchoneros", titolo inglese e Supercoppa con i diavoli rossi d'Inghilterra e, ovviamente, due competizioni continentali con la Nazionale "minore". Se uno come Ferguson lo ha promosso titolare, un motivo ci sarà. Davanti a lui "gravitano" i quattro difensori Montoya, Martinez, Bartra e Moreno. Cresciuti nella "cantera" blaugrana del Barcellona, Montoya e Barta sono il sogno proibito di Massimo Moratti che, di fronte ad un'eventuale trattativa per Handanovic, li vorrebbe come contropartita tecnica. Di Inigo Martinez, giocatore basco della Real Sociedad, si parla un gran bene già da diverso tempo. Passato alle cronache anche per un buffo, quanto inusuale, autogol da 30 mt. con un colpo di tacco (proprio a De Gea), il classe '91 garantisce solidità al reparto centrale iberico che ha, forse, in Alberto Moreno il suo lato meno "luccicante".

Thiago Alcàntara, l'hombre del partido
Thiago Alcàntara, l'hombre del partido

Talento da vendere – E' in mezzo al campo, così come accade nella formazione "maggiore", che la Spagna schiera giocatori di un'altra categoria. Jorge Resurrecciòn Merodio, in arte Koke, è quello che più ha colpito l'attenzione di tutti. Piedi e "nomignolo" da brasiliano, il talento dell'Atletico Madrid è già un punto fermo nel suo club ed è pronto per giocare con i "big" della Nazionale maggiore. Su di lui ci ha fatto più di un sogno la dirigenza della Roma, ma portarlo via da Madrid sarà quasi impossibile per chiunque. Illaramendi è il classico mastino del centrocampo dotato, però, di un "optional" spesso mancante a chi, come lui, deve far legna "in mezzo". Non puoi, infatti, non avere due piedi "decenti" se giochi a fianco di Tello e Thiago Alcàntara: i due signori del centrocampo spagnolo. Entrambi nati nel Barcellona, hanno fatto la fortuna (e la stanno facendo ancora) di Guardiola e Villanova. Centrocampista offensivo, dotato di un talento straordinario, Cristian Tello, a neanche ventidue anni, ha già messo insieme più di venti presenze in blaugrana, condite da una quindicina di gol. Thiago Alcàntara, invece, è (insieme a Isco) il diamante con più carati nella rosa del tecnico spagnolo Lopetegui. Vera ossessione del Milan e di Adriano Galliani, il capitano dell'Under spagnola è un vero fenomeno. I tre gol nella finale sono solo le ultime "perle" di una carriera che è in continua ascesa. Nato in Italia da padre brasiliano, ma cresciuto calcisticamente a Barcellona, Thiago Alcàntara è il perfetto "clone" dei vari Iniesta e Xavi: perfetto negli inserimenti, dotato di due piedi "magici", caratterialmente forte per essere il "leader" dei ragazzini terribili spagnoli. D'altronde, se non sei un fenomeno, più di cento partite con la mitica maglia del Barcellona difficilmente te le fanno fare.

Isco, il nuovo fenomeno spagnolo
Isco, il nuovo fenomeno spagnolo

Isco, Morata e gli altri – L'attacco delle furie rosse si regge sull'estro ed il talento di Isco e sulle capacità realizzative di Morata. Del gioiello del Malaga, prossimo a lasciare la Spagna, si è già detto tutto. L'attaccante cresciuto nel Valencia è davvero un giocatore da "Playstation". Togliergli la palla dai piedi è difficile quanto sottrarla al più rinomato Lionel Messi. Fermarlo, quando parte in velocità, quasi impossibile. Molti lo vogliono (Manchester City e Real Madrid in testa), tutti lo sognano. E' il futuro, ma anche il presente, della squadra di Del Bosque che ogni volta che deve fare le convocazioni, con tutti questi campioni, deve imbottirsi di analgesico per non farsi tramortire dal mal di testa. Alvaro Morata, invece, è una scommessa (vinta) di Josè Mourinho che lo ha avuto nei "Galacticos". Grazie all'ex allenatore dell'Inter, il giovane attaccante ha conquistato sempre più spazio convincendo tifosi e critica. Benitez farebbe carte false per averlo con se al Napoli. Con i suoi quattro gol in Israele (capocannoniere del torneo) si è caricato sulle spalle la squadra di Lopetegui portandola fino in finale. Dietro di lui, in panchina, scalpitano i vari Ignacio Camacio, Rodrigo e, soprattutto, Iker Muniain: altro giocatore da "urlo", ovviamente nato e cresciuto dalla fertile terra spagnola.

11 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views