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L’Amatrice torna in campo dopo il terremoto con il pallone firmato da Maradona

La squadra della città distrutta dal terremoto torna in campo nel campionato di Terza categoria. Tante le storie nel racconto dei giocatori pronti a indossare con ancor più orgoglio la maglia del proprio paese.
A cura di Marco Beltrami
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Un pallone firmato da Diego Armando Maradona in persona per ricominciare. L’Amatrice del calcio si rialza e torna a giocare nel campionato di Terza categoria. Appuntamento contro il Cittaducale per la squadra della cittadina sconvolta e distrutta dal terremoto, che anche per dare un segnale di rinascita è pronta a tornare in campo. Calcio d'inizio con un pallone molto particolare, che il Pibe de oro ha firmato in occasione della Partita della Pace, i cui incassi saranno devoluti in parte alle popolazioni colpite dal terremoto. Non sarà facile, ma bisognerà ripartire anche nello sport grazie al terreno di gioco offerto dal Barbano, la squadra che dopo essersi cancellata dal campionato ha offerto il proprio campo alla rappresentativa amatriciana. Lo stadio di Amatrice infatti è ancora inagibile, in quanto ospita ancora gli sfollati con una gigantesca tenda bianca a ricoprirne metà campo.

La foto dell'evento Facebook creato in occasione di Amatrice-Cittaducale
La foto dell'evento Facebook creato in occasione di Amatrice-Cittaducale

Una squadra quella dell’allenatore Bucci che finora non ha collezionato nemmeno un giorno di allenamento. E’ lo stesso tecnico a raccontarlo ai microfoni di Repubblica: “Ci abbiamo provato, ma dopo il terremoto i ragazzi sono finiti in tanti paesi diversi e non era semplice. Quando abbiamo trovato un campo e una società disposta ad ospitarci li ho convocati tutti per un allenamento, almeno uno. Ok, non sarà il solito mese di precampionato con tecnica, psicologia e schemi, ma è qualcosa, no? E invece s'è messo a piovere così forte che è saltata la luce due volte, e allora ce ne siamo andati in birreria”.

Una squadra "miracolata"

L’ex capitano che oggi guida in panchina l’Amatrice, come tutti i giocatori amatriciani devono molto al calcio. Tra di loro nessuno è rimasto vittima dei crolli legati alle violentissime scosse di terremoto infatti per quello che per certi versi sembra quasi un miracolo. Miracolo che però non ha risparmiato gravissimi lutti ad alcuni calciatori. Il portiere Serafini ha perso due figli, mentre il suo vice mamma, nonna e zii. Questo il racconto dell’attuale capitano Berardi: “Eravamo stati alla festa per i 50 anni della società, siamo tornati a casa poco prima delle scosse. C’erano i giocatori con le famiglie e tanti bambini. Eravamo in una vecchia chiesa che è crollata".

Le ricerche post terremoto

Impossibile dimenticare anche le ore successive al sisma, con la ricerca sui superstiti passata anche attraverso WhatsApp, come svelato dall’allenatore dell’Amatrice: "Era come l'album delle figurine. Ogni volta che incontravi qualcuno cancellavi un vuoto e ti informavi sugli altri, su chi c'è ancora e chi manca. Ci cercavamo tra compagni di squadra con WhatsApp, ma il mio telefonino era caduto in un cassetto che si era chiuso da solo durante le scosse. Mi avevano dato per disperso".

L'orgoglio degli amatriciani

Appuntamento a domani dunque quando però la prima sfida stagionale sarà disputata a Rieti. Non mancherà l’affetto per i giocatori dell’Amatrice che sicuramente avranno una gran voglia di onorare la propria maglia per dedicare la vittoria alle tante vittime di quella che è stata una vera e propria tragedia. Tra questi colpisce la storia di Yuri Pantarotto che ha rinunciato ad un contratto in Serie D per giocare per la sua città e difenderne con orgoglio i colori.

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