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Juventus, Tevez: “Il Barrio mi ha insegnato cos’è la vita”

Il campione argentino confessa l’infanzia difficile e i sogni di bambino chiusi in un palloni di stracci.
A cura di Maurizio De Santis
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Il grande calcio, i soldi, l'Inghilterra e l'atmosfera dalla Premier non l'hanno cambiato. Carlitos Tevez, l'apache sudamericano sbarcato a Torino, non dimentica le origini umili e quell'infanzia trascorsa nel Barrio, tra silenzi troppo duri da raccontare e una vita che ti mette in fuorigioco da bambino. Oggi è un giocatore ricco e famoso, alla Juventus sembra rinato e, nell'anno che conduce al Mondiale in Brasile, lotta anche per una maglia con la ‘sua' Argentina. "Il Barrio mi ha insegnato cos'è la vita, è l'essenza di quello che sono – ha confessato in un'intervista esclusiva a Tiki Taka, programma Mediaset -. Credo di aver avuto fortuna o un Dio personale per essere così oggi. Il mio sogno era quello di giocare a calcio e mi sono dedicato solo a questo". Può anche capitare di prendere a calci un sogno e far gol, perché quando sei un ragazzino che ha l'orizzonte chiuso dalla miera baratti la fantasia con la legge della strada. E, magari, ti auguri che porte altrove. Lontano.

Nel Barrio c'era un pallone di stracci, mi ricorderò sempre che non aveva il cuoio, era solo fatto con la parte interna. La povertà e le altre cose brutte restavano fuori. Se oggi mi dicessero di andare a giocare una partita a Fuerte Apache, me la gusterei più di qualunque altra. Il Barrio mi manca, anche oggi sono quello che ero nel mio quartiere, non sono cambiato. I segni sulla faccia? Un uomo è quello che ha dentro. Papa Francesco? Con lui vorrei parlare della mia infanzia. Mi farebbe felice.

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