284 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Juventus-Napoli: Allegri e Sarri, due opposti che s’attraggono nel segno del successo

La sfida è già iniziata e sabato sera si compirà l’atto finale: Juventus e Napoli a confronto diretto, in un duello in cui i due tecnici dovranno superarsi e dimostrare chi sia il migliore. In punta di fioretto.
A cura di Alessio Pediglieri
284 CONDIVISIONI
Immagine

Due volti di una stessa medaglia: quella dell'allenatore vincente. Massimiliano Allegri e Maurizio Sarri sono le due parti che formano l'insieme, riflessi di un medesimo specchio che oggi li accomuna tra i migliori tecnici in circolazione che si giocano una parte della lotta tricolore. Con moltissime differenze, di stile, profile, carattere, formazione e idee calcistiche. Che si confronteranno il prossimo weekend per 90 minuti lunghi una stagione. Perché allo JStadium andrà in scena una sfida dal peso specifico enorme, con la Juventus che può compiere il sorpasso decisivo sugli azzurri e col Napoli che assapora l'idea di un successo esterno che significherebbe la probabile fuga per la vittoria.

Gli opposti che s'attraggono

Juventus-Napoli è dunque, prima di tutto e prima di tutti, la sfida tra Allegri e Sarri, vicini e nello stesso tempo lontanissimi. Il primo toscano d'origine, il secondo d'adozione, entrambi con quella verve e ironia di vedere il mondo caro a chi è cresciuto nelle terre del Boccaccio. Entrambi arrivano da una gavetta in panchina che ha permesso loro di sperimentare, mettersi alla prova, cadere e rialzarsi. Ma Allegri e Sarri sono anche due opposti (che si attraggono): il primo centrocampista "operaio" e allenatore da completo blu, il secondo ex banchiere, oggi tecnico in felpa e tuta. Entrambi alla prova del 9 con un grande club ma per Allegri è il momento della conferma (dopo il successo con il Milan e la scorsa stagione in bianconero), per Sarri è quello della verità al primo anno a Napoli.

Sarri, il banchiere diventato operaio della panchina

Di certo non sono due tecnici che possono passare inosservati, oggi più che mai. Di Maurizio Sarri si è analizzato tutto, dal suo trascorso in banca, l'amore per il calcio, la decisione di approcciarsi in panchina e infine la scelta di intraprendere la professione di tecnico. Passando da una gavetta lunghissima fatta di tanta periferia (Tegoleto, Sansovino e Sangiovannese, poi una dignitosa carriera in serie B e Lega Pro, fino all'avvento in Serie A con l'Empoli e a 56 anni l'occasione a Napoli). Un profilo "basso" ma che non disdegna il confronto, con quel suo essere napoletano d'origine ma toscanaccio d'adozione, capace di dedicarsi completamente allo studio dei particolari, in un lavoro giornaliero assiduo, capillare. Non lasciando nulla al caso. Ma pronto a dar sferzate laddove serva o capiti: chiedere a Mancini, per le referenze.

Allegri, l'operaio del centrocampo vestitosi da banchiere

Per Allegri, il destino ha riservato un cammino completamente differente. Centrocampista modesto, alterno nel rendimento, dotato anche di ottime qualità mai espresse completamente in campo, ha continuato a vivere di pane e pallone una volta finita la carriera da calciatore. A Cagliari ha fatto gavetta, una gavetta importante, resistendo ad un presidente (Massimo Cellino) che ha sempre sgretolato i propri allenatori. Dimostrando di saperci fare e guadagnandosi il Milan, con cui ha vinto all'esordio e – per gli errori di valutazione della società rossonera, incapace di aver pazienza e coltivarne le qualità – arrivando alla Juventus, vedova di Conte. Altra piazza top, altra risposta da fuoriclasse con scudetto, Coppa Italia e finale di Champions. Sempre in giacca e cravatta, impeccabile ed elegante, guardando in casa propria, ma pur confermando lo spirito toscano di chi l'ironia la regala su guanti di velluto.

I primi 90 minuti non si scordano mai

Un Napoli in fase di decollo – All'andata finì con il successo del Napoli di un Sarri che stava muovendo i primi passi nell'ambiente azzurro. Era la sesta giornata, il San Paolo festeggiò il 2-1 e iniziò a scoprire la nuova squadra con i gol di Higuain e Insigne, la coppia che da lì in poi traccerà il destino dei partenopei fino ad oggi. Con il Pipita da record, goleadoir implacabile e Lorenzo il Magnifico che finalmente sboccia come assistman e cecchino migliore d'Europa. Prodotti della premiata ditta Sarri, arrivato sotto il Vesuvio tra mille facce storte e altrettanti dubbi. Perfetto nel non offrire il fianco, continuando a coltivare la propria idea di calcio e gioco, crescendo un gruppo dal nulla. Facendosi rispettare da campioni assoluti, lui ex banchiere e con alle spalle una sola stagione di Serie A, a Empoli. Oggi, quel banchiere guida la Serie A, trascinando il Napoli a record mai raggiunti nemmeno col grande Diego Armando in campo.

La Juventus irriconoscibile – Ma quella, era un'altra Juventus. Allegri stava trascorrendo il periodo più buio della sua giovane carriera a Torino. Una squadra che in sei giornate aveva raccolto la miseria di 5 punti. In piena crisi. Dalla quale uscì grazie alle scelte del proprio allenatore, un Allegri che nella bufera mise le basi per la straordinaria cavalcata attuale fatta di 13 vittorie consecutive e un secondo posto che potrebbe diventare primato in caso di vittoria contro il Napoli. In attesa di bissare la cavalcata in Champions come l'anno passato e con la finale di Coppa Italia già in tasca. Trovando la chiave di volta a centrocampo insistendo su Pogba, inizialmente affossato dalla pesantezza del ‘dieci' sulle spalle, e su Dybala in attacco, capace di dar la qualità offensiva che mancava ai bianconeri.

Prove di confronto, in punta di fioretto

Allegri e Sarri. Due facce di una stessa medaglia che poco o nulla si sono incrociate. Mai molto da dirsi, mai molto da commentare l'uno dell'altro. Nel massimo del rispetto che si porta a chi lavora e pensa al proprio, prima che all'altrui. Anche se ultimamente la stampa ha provato a metterli forzatamente a confronto, provocandoli sui budget e sulle società d'appartenenza per esporli in commenti che avrebbero potuto accendere ancor più la sfida dello JStadium. Senza trovare terreno fertile. "I soldi aiutano, ma ci sono altri fattori che contano – ha ricordato il tecnico del Napoli – Ci sono dei casi, pochi, in cui si può fare bene ma poi la normalità dice che quando una società ha un grande budget ed è ben strutturata su tutti i fronti parte con i favori del pronostico, questa è la normalità". "Penso che Sarri debba essere contento di quel che sta facendo, perché sta raccogliendo numeri importanti, ha 50 punti – ha risposto Allegri – Fatturato o non fatturato, è una questione di numeri, è inutile stare a parlarne. E senza tanto andare a guardare in casa altrui, che non ha senso: ma rispetto le opinioni personali". In un duello appena iniziato, condotto a colpi di fioretto.

284 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views