Juventus, Marchisio e il post sui migranti: i tifosi contestano il giocatore
Al tifoso medio non va mai bene niente. Si lamenta se i giocatori hanno poco cervello, e si indigna se invece chi ne è fornito lo utilizza per affrontare discorsi delicati. A finire nel tritacarne dei social, questa volta è stato Claudio Marchisio: colpevole, secondo alcuni, di aver toccato un argomento molto importante come quello dei migranti. Il giocatore di Massimiliano Allegri, ha infatti scatenato un vespaio grazie ad un post sul suo profilo Facebook.
Sotto la foto di una ragazzina in lacrime, che tenta di raggiungere la riva su un barcone, il bianconero ha voluto esprimere tutta la sua solidarietà con un messaggio sentito: "Viaggi della speranza che finisco in tragedia per molte persone! Ancora corpi senza vita nel Mediterraneo. Come la tragedia di Manchester, avvenuta pochi giorni fa, continuiamo a vedere, sentire e leggere notizie strazianti e storie assurde! Come sta cambiando il mondo?".
Botta e risposta con i followers
Il post in questione ha generato centinaia di messaggi di risposta. La stragrande maggioranza dei tifosi da "tastiera" ha elogiato Marchisio e messo in risalto la sua sensibilità. Molti, purtroppo, hanno invece contestato apertamente il messaggio del "Principino" con risposte razziste e insulti beceri. "Pensa alla Champions che è più importante de sti 4 monnezzari inutili ma magari affondano tutti"; "Dopo questo post tolgo il mi piace dalla tua pagina" ; "Ma parla di calcio e non venire a fare questi post fuori luogo"; "Sei un professionista pagato per fare il gioco più bello del mondo, non fare politica".
Un attacco incrociato, al quale Marchisio ha tentato di rispondere: "Io penso di essere libero, come te, di poter pensare e commentare – ha scritto lo juventino – Qui non si parla di denaro, ma di possibilità di vivere, di scappare da guerre, da persone violente. Di poter portare i propri figli a concerti o al parco senza che nessuno si faccia esplodere. Il mio pensiero andava a difendere la vita delle persone, alla libertà delle persone, non al fatto di avere mancanze materiali o altro".