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Juventus, le 5 mosse per diventare un top club internazionale

La migliore società italiana che studia per sfondare anche in Europa. E lo può fare senza vendere i propri top-player, acquistando nuovi campioni abituati a vincere, puntando forte su Allegri e coltivando giovani da crescere.
A cura di Alessio Pediglieri
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Quarto scudetto consecutivo, un dominio in Italia che ha già fatto storia ma con una dirigenza ambiziosa che non si accontenta nè è soddisfatta nel regalare lezioni di calcio in Serie A. Perchè l'obiettivo più importante è sempre e solo quello, ritornare a giocarsi l'Europa con i club che contano. E non per caso o per fortuna come potrebbe accadere (e in parte sta già accadendo) quest'anno in Champions dove la Dea Bendata è stata benevola con i bianconeri, ma continuità e un struttura che possa durare nel tempo. E questo può avvenire solamente attraverso il mercato alla ricerca di quei giocatori che possano fare la differenza e che diano quel quid che oggi ai bianconeri manca per fare tombola. E in cinque mosse, Paratici e Marotta potrebbero davvero regalare ad Agnelli e ai tifosi una squadra completa, con una asticella che si alza verso l'alto nel segno della qualità.

Primo: non vendere i top-player

Sembra banale ma è ovvio: squadra che vince non può essere smembrata. Le richieste non mancano ora, figuriamoci a giugno e per molti versi sarà difficile resistere. I nomi già si sanno: Pogba, Vidal, Tevez. Sono questi i tre moschettieri su cui la dirigenza dovrà lavorare e profondamente. Con tattiche differenti: il francese ha un procuratore (Raiola) da sempre particolarmente sensibile al fattore economico e che punterà al ritocco massimo dai bianconeri forte delle proposte da 60 milioni per il suo assistito. La Juve ha tutto per trattenerlo: un progetto ambizioso, una società solida, la fame di vittorie che altrove non c'è. E Pogba ne diverrebbe il leader non un semplice protagonista tra tanti: a 20 anni i soldi possono aspettare. Su Vidal il discorso è differente: il cileno è un giocatore importante ma anche poco gestibile. Su di lui si può fare affidamento, anche voltandosi dall'altra parte in caso di proposte economiche importanti, se garantirà di tornare il campione di inizio avventura in biaanconero. Infine, Tevez dove non ci sono questioni economiche in ballo: l'Apache ha chiarito che lascerà la Juve a fine contratto, bisogna solo far tacere il Boca che sta provando ad anticipare i tempi e per Marotta sarà uno scherzo.

Secondo: far fruttare il tesoretto da 90 milioni

La stagione sta volgendo al meglio e anche i più ottimisti non avrebbero potuto osare di godere di così tanti traguardi raggiunti con relativa facilità. E che hanno portato già molti milioni in cassa e che ne potrebbero portare altri se si dovesse alzare al cielo la Coppa Italia e raggiungere la finale di Champions League a Berlino. Due obiettivi che ora focalizzano le forze a disposizione e che farebbero schizzare verso l'alto il ‘tesoretto' stagionale che al momento sfiora i 100 milioni e che costituisce una base fondamentale per costruire progetti a lunga scadenza. In un momento storico in cui i club italiani soffrono un evidente complesso di inferiorità con le società più blasonate europee, la Juventus potrebbe rappresentare una positiva eccezione dando il volano alla ripresa. Un compito arduo ma che si appoggia su basi solide come lo stadio di proprietà, elemento essenziale su cui si sono costruiti i successi degli ultimi quattro anni.

Terzo: nuove scelte in attacco

Passiamo ai nomi. Con l'Apache che non rinnoverà nel 2016, un Fernando Llorente che verrà ceduto a fine stagione e Alessandro Matri che rientrerà dal prestito al Milan, la Juventus deve fare i conti con un reparto che necessita un restyling di livello europeo. Resterà Alvaro Morata per il quale si è pronti a spendere svariati milioni nella prossima estate ma serve programmare una campagna acquisti da subito al top con giocatori pronti e di qualità. Non a caso in questi mesi si è parlato di Falcao stella milionaria del Manchester United ma anche di altri giocatori più abbordabili come Edinson Cavani, il matador triste del Psg che sarebbe felicissimo di lasciare Parigi e vestire il bianconero. Un'operazione che sembrerebbe  a buon punto e che rispecchia anche le volontà di Allegri. Poi, c'è il nome di Simone Zaza che è definitivamente maturato al Sassuolo ed è pronto al salto di qualità per fare reparto in un club che conta. Terzo obiettivo – che  non esclude gli altri – Paulo Dybala, l'oggetto del desiderio del Palermo di Zamparini con cui Marotta sta imbastendo la trattativa.

Quarto: ringiovanire la difesa

Buffon-Barzagli-Bonucci-Chiellini: sono loro i quattro alfieri del bel canto difensivo bianconero. Da quando hanno ricomposto le fila, difficilmente la Juventus ha subito e i risultati si sono visti. Il problema, ovviamente non è l'affidabilità o l'esperienza, ma l'età. I quattro hanno una media di 32 anni, impossibile pensare che possano continuare a giocare 40-45 gare stagionali sempre ad altissimi livelli. E qui la Juventus deve lavorare a lungo termine per formare nel tempo e senza fretta nuovi difensori all'altezza. In porta c'è l'ipotesi Neto della Fiorentina che dovrebbe essere confermato non appena si concluderà la stagione: il portiere è bravo, giovane e affidabile. Un anno all'ombra di Buffon dovrebbe garantire l'apprendistato perfetto per prenderne le veci. Poi, i giovani da far crescere, come Clement Lenglet un difensore centrale classe 1995, sotto contratto col Nancy (Ligue 2) fino al 2018. Sempre sulla pista francese, c'è Lucas Digne altro giovane emergente che non sta facendo benissimo con il Psg che sarebbe disposto a cederlo. A vestire il bianconero al 100% ci sarà Daniele Rugani, difensore dell'Empoli ma di proprietà della Juventus. A soli 20 anni (classe '94), ha già all'attivo una stagione e mezza da titolare inamovibile con la maglia dei toscani e si è guadagnato sul campo la chiamata che conta.

Quinto: ripartire da Allegri

Max Allegri, l'uomo giusto al posto giusto al momento giusto. Forse la miglior mossa di mercato della dirigenza bianconera della scorsa estate. Arrivato nell'indifferenza generale, tra le contestazioni dei tifosi che non volevano l'ex allenatore dell'odiato Milan, Allegri ha sputo trasformare i fischi e gli insulti in applausi: finale di Coppa Italia, semifinale di Champions League, quarto scudetto consecutivo conquistato con relativa facilità. E numeri che all'esordio hanno superato quelli di Antonio Conte oramai sbiadito ricordo dell'era che fu. Cambiando le regole del gioco, rendendo la squadra più duttile, meno frenetica, motivando le stelle come le retrovie e imprimendo la mentalità internazionale che era fino ad oggi mancata. Un tecnico che può aprire un nuovo ciclo e che può fare tornare la Juventus tra le grandi del calcio europeo.

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