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Juventus e Roma, l’importanza di essere una squadra (forte)

I bianconeri mescolano classe e furore agonistico anche senza Conte. Priva di Barzagli, Chiellini, Pirlo e Vidal la Juve di Allegri (per ora) non fa rimpiangere il vecchio tecnico. Compatta ed ermetica, la Roma di Garcia accende il duello coi bianconeri. Entrambe si esaltano con la forza e la qualità di rose in lizza per lo scudetto. In Spagna il pragmatismo di Simeone prende il sopravvento sull’individualismo delle stelle di Ancelotti.
A cura di Maurizio De Santis
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Juventus e Roma, ancora loro. Botta e risposta. Gol e intensità. Carattere e geometrie. Solidità tattica, compattezza di gruppo, capacità di soffrire e resistere con lucidità anche nelle fasi più delicate del match. Le più forti sono loro, entrambe candidate alla vittoria dello scudetto. La sfida cominciata nella scorsa stagione scandisce le prime battute anche di questo campionato con il Napoli che, almeno a giudicare dalla qualità della rosa che esprime, è una tagliola piazzata lungo il sentiero che porta al tricolore ma non sembra in grado di contrastare le squadre di Allegri e Rudi Garcia. La sconfitta e la prestazione contro il Chievo confermano vecchi difetti e la sensazione che la rivoluzione di Benitez, che ha fatto tabula rasa dell'epoca Mazzarri, sia una perfetta incompiuta. Ancora in ferie. Splendidamente mediocre, tanto da cedere a Maxi Lopez… conosciuto più per il triangolo (che non aveva considerato) con Wanda Nara e Icardi che per le sue prodezze balistiche. Tutte da scoprire Inter (maramalda sul Sassuolo con Icardi – tripletta) e Milan (aggrappato a Torres e all'orgoglio di Super Pippo). Maurito deve aver messo la testa a posto, la tripletta siglata agli emiliani ha oscurato anche Zaza che aveva guadagnato le copertine grazie alla Nazionale. Seppellito pure lui assieme alle chiacchiere del gossip dalla sequenza di reti che ha annichilito i nero-verdi. Accadde l'anno scorso e in seguito non fu vera gloria… meglio attendere conferme future. Il ‘diavolo', nell'attesa d'inserire ‘el nino' là davanti, mostra il furore del suo tecnico soprattutto quando attacca e si piazza sul podio con una rosa costruita a costo zero. In difesa, però, soffre le pene dell'inferno e ringrazia il tacco matto di Menez.

Giochi già fatti? No, è presto per dirlo. Però ai due allenatori va dato merito di aver gestito nel migliore dei modi la transizione verso le prossime sfide (Champions in testa) senza perdere l'identità di squadra. La Roma soffre ma passa a Empoli: senza Totti, Iturbe e Gervinho preservati per il debutto di Coppa, senza Strootman (alle prese con la riabilitazione, rientrerà a novembre) a ‘lavar palloni' in mediana, priva di Benatia in difesa i capitolini hanno mantenuto la loro fisionomia tattica. Aiutati pure dalla fortuna che è sempre amica degli audaci e ha premiato Nainggolan con il tiro carambolato sulle spalle di Sepe prima di finire in rete. La Juventus, invece, può permettersi il lusso di chiedere all'Apache Tevez di cantare e portare la croce, segnare e sfiancarsi al servizio del gruppo nel quale brillano il talento di Coman (rivelazione alla Pogba) e di Morata, tornato in campo dopo l'infortunio al ginocchio in allenamento, il dinamismo di Pereyra, la costanza di Marchisio, la qualità di Pogba e l'esperienza di Evra. Eppure mancano all'appello Barzagli, Chiellini, Pirlo e Vidal… mica bruscolini? Eppure la Juve è rimasta quella di sempre con Allegri al timone e senza Conte che ne aveva forgiato l'anima guerriera, la stessa che ha già portato in dote due successi consecutivi e spianato la strada verso l'esordio europeo. Perché è lì, dopo 3 anni di dominio assoluto in Italia, che si gioca la partita più importante.

Juventus e Roma vi troveranno due vecchie conoscenze del calcio italiano, Ancelotti e Simeone, piazzati sulle sponde opposte di Madrid. Da un lato il Real accecante per il fulgore delle sue stelle, James Rodriguez e Toni Kroos le ultime arrivate nell'ordine, ma ancora incapace di esprimere equilibrio di squadra che uomini come Xabi Alonso (finito al Bayern Monaco) e Khedira (infortunato) avevano assicurato. Quanto alla cessione di Angel Di Maria, rischia d'essere veramente dolorosa se il tecnico italiano – finito sulla graticola – non farà quadrare i conti supportato dalla potenza e dalla classe di Cristiano Ronaldo e Gareth Bale ancora in rodaggio. Dall'altro l'Atletico che ha perso Diego Costa, dirompente anche in Premier (7 gol in 4 partite, mostra di valere tutti i 40 milioni spesi dal Chelsea), e qualche altro interprete della rosa rivelazione della scorsa stagione (Courtois, Filipe Luis, Adrian Lopez) ma si toglie lo sfizio di mollare il secondo ceffone sul muso ai ‘blancos' violando il Bernabeu dopo aver strappato la Supercoppa di Spagna. Manduzkic, Griezman e Cerci i volti nuovi che il ‘Cholo' ha incastonato in un gruppo collaudato. A testimonianza dell'importanza di essere una squadra.

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