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Higuain: “Il mio modello di bomber? Ronaldo, il fenomeno”

I Pipita racconta la propria storia calcistica: dai suggerimenti di Capello allo studio dei movimenti di Van Nistelrooy, Raul e Ronaldo il fenomeno, unico vero modello d’imitazione. E poi la Juve “dove vincere è l’unica cosa che conta non è un semplice slogan”, la sfida con la Champions e Dybala, il nuovo Messi ma che “deve essere lasciato in pace, perché Paulo è Paulo e basta”
A cura di Alessio Pediglieri
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L'oro della Juventus è lo stesso che brillava a Napoli e porta il nome e i gol di Gonzalo Higuain, il Pipita che dall'azzurro è passato al bianconero ma non ha perso il feeling con la rete. Nella sua prima stagione alla Juventus, il Pipita ha segnato fino ad oggi 19 reti in campionato, monopolizzando ancora una volta la classifica marcatori. In totale, contando anche le realizzazioni in Champions League e Coppa Italia, si arriva già a 23 gol, confermandolo tra i migliori d'Europa. E proprio in Champions potrebbe rimpinguare ancora il proprio bottino, con la sfida al Porto per gli ottavi di finale. L'ennesima evoluzione di un campione che non smette mai di stupire e che si ispira ai grandi del calcio internazionale, da Ronaldo a Del Piero.

La scuola dei campioni e il modello Ronaldo – La formazione di Higuain inizia al Real Madrid e nel suo destino c'è già l'Italia perché tra i tanti allenatori che incrocia c'è anche un certo Fabio Capello, tra i suoi primi insegnanti oltre a quelli che si ritrova in campo: van Nystelrooy, Raul, Cassano, Ronaldo. Non compagni qualsiasi ma veri e propri campioni che gli permettono di studiare le tecniche migliori, di affinare i pregi, cancellare i difetti.

Quando hai 18-19 anni e puoi giocare con grandissimi campioni, è un gran privilegio – ha raccontato a La Stampa -. Capello mi diceva di copiare i movimenti di Raul, ho imparato da lui, da van Nistelrooy, Cassano, Ronaldo. Il modello? il Fenomeno è stato il più forte di tutti. L’unico di cui guardassi i video, ma non provavo a fare le stesse cose: era molto difficile. Se conta più il talento o il lavoro? Puoi non muovere un dito se sei Maradona, Messi, Ronaldo e forse qualcun altro che dimentico: ma il lavoro è fondamentale, in tutto. È per questo che sono riuscito a fare quello che sognavo da bambino.

Casa Juve, tra storia e futuro – Poi l'approdo in Italia, al Napoli per fare uno straordinario apprendistato, stabilire il nuovo record assoluto di gol segnati in una singola stagione di Serie A e rilanciarsi nel firmamento dei top player che contano e fanno la differenza. Fino alla chiamata juventina cui non ha saputo rinunciare malgrado le feroci polemiche legate alla sua partenza.

Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta: non è una frasetta, ma l’esempio più chiaro dell’essenza di questa squadra. A 29 anni ho trovato il punto di tranquillità mentale della mia vita, nel lavoro e fuori. Gioco in una squadra che lotterà per la Champions e ho trovato una città bellissima, Torino, nella quale mi piace passeggiare.

La storia che ti guarda: Zidane, Platini, Del Piero – Sul campo, poi, nuovi compagni e nuove sfide. Tra presente, passato e futuro perché la Juve è tutto e vuole vincere tutto. Ma per entrare nella storia bianconera serve conquistarsi la fiducia dell'ambiente e soprattutto conquistare qualcosa. Come Del Piero, Baggio, Zidane, Platini.

Quando nel sottopassaggio per andare in campo ne vedi le gigantografie ti dici: ‘con la stessa maglia posso non dare il massimo?'. La mia faccia su quei muri? Sarebbe un grandissimo onore, ma prima devo fare e vincere ancora tanto. C’è la Champions, per esempio, da vincere. Non sarà facile ma possiamo provarci, iniziando a far bene al Drago contro il Porto.

Le due sfide: vincere la Champions, far crescere Dybala – Una Champions in cui Higuain affinerà ancora una volta la propria intesa con Paulo Dybala, compagno di reparto e connazionale in rampa di lancio. L'ennesima stella con cui ha la possibilità di giocare a fianco.

Sa leggere molto bene la partita: insomma, vede il calcio come sanno fare i grandi, anche se è giovanissimo. Lui paragonato a Messi? Odio i paragoni, allora dico che Dybala deve diventare Dybala, uno che ha il potenziale per essere tra i migliori del mondo. Noi il miglior attacco della Champions? Domanda difficile: non lo so, perché in Europa ci sono i più bravi. Ma so che siamo una squadra forte e sappiamo di poter arrivare in finale.

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