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Juve galattica e le stelle del Real stanno a guardare

Vidal spadroneggia a centrocampo, Tevez è un campione. James, CR7 e Bale risucchiati nella trappola costruita da Allegri. La strada che porta a Berlino passa per Madrid, al Bernabeu servirà un’altra Juve Real per accedere alla finalissima.
A cura di Maurizio De Santis
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Notte galattica, metà impresa è fatta. Ranghi serrati. Compatta. Pronta a infilarsi nelle maglie strette del Real Madrid. Avvio a testa bassa. Venticinque minuti di grande Juventus scanditi da Vidal che martella e spadroneggia a centrocampo, Marchisio di lotta e di governo, Ronaldo ingabbiato, James Rodriguez disinnescato, Ramos risucchiato come pezzo di legno nella risacca in mediana, Modric non c'è e si vede, Kroos non incide, Sturaro si danna l'anima, Bale fermo ai blocchi, Tevez sguscia in attacco e poi Morata. Vede l'Apache partire, segue l'azione perché sa che Carlito's way conduce fino alla porta. Corre, ci crede e asseconda la traiettoria del tiro rimpallato dell'argentino, scatta, raccoglie la deviazione e fa gol. Tutto vero, Juve in vantaggio. Tap-in vincente del ragazzo cresciuto all'ombra dei galattici e spedito a Torino a farsi le ossa. Non esulta e l'urlo di gioia gli esplode dentro mentre intorno a lui si scatena l'inferno di tifo.

Palla al centro, il Real – colpito dal ceffone sul muso – si sveglia e decide di giocare. I campioni milionari si destano dal torpore, palleggiano di prima e colpiscono la Juve al primo, vero affondo pochi minuti dopo il vantaggio bianconero: succede tutto d'un fiato, tutto di prima, non c'è tempo per respirare. James, Carvajal e Cristiano Ronaldo che è lì, a un metro da Buffon, che la butta dentro di testa. Un lampo in una serata dove le stelle di Ancelotti stanno a guardare. E' dura, si soffre ma la squadra di Allegri tiene botta. Incassa e resta in piedi. Nervi saldi e cuore caldo. Sta lontana dall'angolo e arriva al gong sul pareggio (1-1).

Non è finita. Nella ripresa la traversa centrata dalle merengues è il segnale che la sorte è amica. Ancelotti mescola le carte, prova ad alzare il baricentro del gioco. S'arrangia come può perché per tenere testa a questa Juve che ci mette carattere e condizione atletica serve altro. Ma il suo Real – merito anche della ‘vecchia signora' – è tutt'altro che galattico, una squadra ‘normale' che s'accende a sprazzi. A spegnerla ci pensa un contropiede mortifero dell'Apache: Carvajal non gli sta dietro e gli rifila un calcetto. Rigore. Casillas spiazzato, palla in fondo al sacco. Cena prenotata al ristorante, il migliore e più costoso. Allegri può permetterselo, l'ha meritato a dispetto degli scettici, di Conte che considerava questa squadra incapace di lottare anche in Europa; forte di saggezza tattica, umiltà, capacità di adattarsi all'avversario e alla situazione. Carlito's way, la strada di Carlito è sulla rotta verso Berlino. A Madrid, però, servirà un'altra Juve Real.

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