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Juninho Pernambucano, nemico pubblico numero 1

Il centrocampista brasiliano è stato un giocatore normale con una grande dote: il calcio da fermo. Juninho è considerato una sorta di rivoluzionario nel modo di battere a rete da calcio piazzato, come Pirlo e la ‘maledetta’.
A cura di Vito Lamorte
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Chi è il migliore calciatore di punizioni a cavallo dei due secoli? Si tratta di una domanda quasi impossibile a cui rispondere. David Beckham, Andrea Pirlo e Zinedine Zidane sono tra i primi contendenti di un lungo elenco alla corona di re. In tutta la storia del calcio ci sono stati giocatori che hanno guadagnato fama e fortuna grazie alla capacità di colpire una palla in maniera diversa da quella tradizionale. Sceglierne uno solo come il più grande di tutti è impresa ardua ma tra i vari nomi che ricorrono è sempre presente quello di Juninho Pernambucano. Ma perchè il centrocampista brasiliano viene indicato dai più il più grande battitore da fermo di tutti i tempi? In primo luogo, vi è la sua impressionante media gol. Juninho è diventato famoso per aver bucato i portieri avversari con almeno 75 calci di punizione. Dopo aver sviluppato le sue qualità balistiche con lo Sport e il Vasco da Gama in Brasile, a Lione il centrocampista carioca è salito alla ribalta delle cronache sportive per i suoi calci da fermo. Dei suoi 100 gol segnati in otto stagioni con il club transalpino, 44 sono stati realizzati direttamente su punizione.

Qualunque fosse la distanza dalla porta, Juninho era una minaccia per i portieri. Riuscì a sviluppare un modo particolare di calciare che lo ha reso unico: colpiva la palla con solo tre dita del piede e quando sembrava che fosse indirizzata fuori, l'attrito la faceva scendere di colpo con i portieri che potevano solo pregare e sperare che la palla non si insaccasse. Di questa tecnica parla Andrea Pirlo nel suo libro "Penso quindi gioco": "Le punizioni le tiro alla Pirlo, portano il mio nome come se fossero tutte figlie mie. La fonte d’ispirazione però è la stessa: il centrocampista Juninho Pernambucano. […] L'ho studiato, ho raccolto dvd e vecchie fotografie delle sue partite e alla fine ho capito. Calciava in maniera particolare, ma non capivo il metodo. Andavo in campo e provavo a imitarlo, ma all’inizio senza risultati. […] Ho fatto esperimenti per settimane, ma l’ispirazione giusta è arrivata mentre cagavo. Inzaghi dice che la concentrazione massima si raggiunge in quei momenti: sarà poco romantico ma è andata esattamente così. La magia che stavo inseguendo non dipendeva dal punto in cui colpivo la sfera, ma dal come: Juninho non la prendeva con tutto il piede, bensì con sole tre dita. Il giorno dopo sono andato prestissimo a Milanello e senza togliere nemmeno i mocassini ho cominciato a provare. Fu subito un tiro perfetto, all’angolino. Finalmente avevo battuto il fantasma di Juninho".

La stessa tecnica è stata utilizzata anche da altri giocatori ma quello del brasiliano è stato un metodo rivoluzionario, diverso da quello standard utilizzato da artisti del calibro di David Beckham, Pierre van Hooijdonk, Alvaro Recoba, Sinisa Mihajlovic, Alessandro Del Piero e molti altri. Ronald Koeman e Roberto Carlos sono stati esponenti illustri della punizione di potenza prima che il centrocampista verde-oro è salito alla ribalta e ha messo in pratica questo stile di calciare che gli permetteva di "prendere lo specchio" anche da lunghissime distanze.

Questo modo di calciare da fermo è stato oggetto di studio negli Stati Uniti, terra storicamente più attenta ad altri sport, dove la punizione ribattezzata “la maledetta” ha una sorella gemella nel baseball: il “knuckleball”. La palla viene lanciata con le nocche della mano e i pitcher che la usano sono pochissimi perché perfezionarla è difficilissimo: si tratta di un tiro non particolarmente veloce ed è privo di qualsiasi effetto ma in aria sono i vortici creati dalle cuciture a produrre variazioni di traiettoria imprevedibili. Nella ricerca di John Bush sull’aerodinamica dei palloni da calcio, il professore di matematica applicata presso il Mit spiega come due palloni diversi, anche solo in modo impercettibile, calciati nello stesso modo e dallo stesso giocatore, possono curvare in maniera totalmente differente proprio in virtù di quelle differenze sulla loro superficie. La risposta a tutto ciò sta nell’effetto Magnus, scoperto da Gustav Magnus, che è responsabile della variazione della traiettoria di un corpo rotante in un fluido, in questo caso l’aria, in movimento: egli ritiene che la superficie del pallone influenzi lo strato limite tra le cuciture e l’aria nel punto in cui intervengono le differenti pressioni in grado di imprimere effetti diversi al pallone.

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Pare molto difficile che Juninho o, successivamente, Pirlo abbiano condotto studi di questo genere ma in questo caso subentra la genialità del campione. Il centrocampista verdeoro non ha sempre segnato reti da fermo esteticamente gradevoli ma la sua tecnica si è rivelata un'arma molto efficace per un periodo molto lungo. Per tutte queste ragioni  si può sostenere che Juninho è stato uno dei migliori specialisti di tutti i tempi nel calciare le punizioni. I suoi gol sono stati segnati da diverse distanze e in modi differenti. Quando alla prossima generazione bisognerà raccontare chi ha fatto la storia del calcio degli ultimi decenni, non si potrà non parlare di Antonio Augusto Ribeiro Reis Junior detto Juninho Pernambucano e delle sue punizioni. Questo soprannome gli è stato attribuito per distinguerlo dal suo omonimo brasiliano che venne ribattezzato Paulista. I due soprannomi identificano la provenienza dei giocatori: Pernambucano sta ad indicare la provenienza dalla regione brasiliana di Pernambuco la cui capitale è Recife, città dov'è nato Juninho.

Juninho Pernambucano è stato il giocatore più amato negli anni 2000 dai tifosi del Olympique de Lyon dove ha vinto sette titoli consecutivi tra il 2001 e il 2008. Un record nazionale ancora imbattuto. Del periodo francese sarebbero molte le prodezze da ricordare ma ve ne riproponiamo tre su tutte. Quella contro il Real Madrid nell'edizione 2006/2007 della Champions League quando un suo tiro raggiunse la velocità di 126 km/h.

Quella contro l'Ajaccio nel 2006 da più di 40 metri.

Infine quella contro il Bayern Monaco in Champions League, quando Oliver Kahn battezzò la palla fuori e la vide insaccarsi inesorabilmente alle sue spalle.

Dopo l'Olympique il brasiliano ha giocato due anni in Qatar al Al Gharafa, prima di tornare al Vasco de Gama, il club della sua carriera, con una pausa nei New York Red Bulls, tra il dicembre 2012 e il luglio 2013. Juninho Pernambucano con la nazionale brasiliana ha realizzato sette gol in 43 partite. Nel 2001 ha partecipato alla Coppa America. Nel 2002, dopo aver giocato nelle qualificazioni non è stato convocato per la manifestazione in Giappone e Corea. Nel 2005 ha vinto la Copa America. È stato convocato dal ct Parreira per la Coppa del Mondo del 2006 in Germania ma ha sempre trovato pochissimo spazio. Questo ragazzotto di Recife ha avuto la sfortuna di trovarsi in un periodo dove nella Seleçao c'era grande abbondanza di centrocampisti e fantasisti a differenza di oggi. Non sarà di certo ricordato come uno dei migliori calciatori della storia, ma, sicuramente, Juninho Pernambucano, ritiratosi nel gennaio 2014, ha fatto parte dell'immaginario di molti appassionati di calcio degli ultimi dieci anni.

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