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Javier Portillo, addio al calcio: si ritira a 33 anni

L’ex-attaccante di Real Madrid e Fiorentina, da giovanissimo considerato come il possibile erede di Raul, lascia il calcio giocato. “Sarò più utile da dirigente”
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Javier Portillo dice addio al calcio: l'attaccante spagnolo, classe 1982, ha deciso di appendere i fatidici scarpini al chiodo dopo vent'anni di onorata carriera, iniziata nel 1994 nelle giovanili del Real Madrid e terminata in questi giorni con la maglia dell'Hércules, club spagnolo della città di Alicante. Nel mezzo, tante squadre e tante reti, anche se non è mai riuscito a "sfondare" davvero come da giovanissimo sembrava destinato a fare. "Purtroppo non mi sono adattato a questo tipo di campionato e credo che sia arrivato il momento di farsi da parte", ha spiegato Portillo, "Oggi penso di poter dare di più come dirigente che come giocatore, farò parte del comparto tecnico del club".

Una gioventù vissuta nella cantera del Real Madrid, dove rimase tra il 1994 ed il 2001. Poi, la promozione nella prima squadra, con la quale segnò 15 reti in 23 presenze: sembrava l'inizio di una grandissima carriera, in molti lo paragonarono a Raul ed alla sua eredità, ma ben presto quella giovane promessa non riuscì a ripetersi ed a mantenere le aspettative. Tra il 2002 ed il 2004 mise a segno appena 6 reti in 28 partite, seppur contribuendo a vincere tutto: Liga, Supercoppa spagnola, una Champions League (quella della finalissima dell'Hampden Park di Glasgow vinta 2-1 sul Bayer Leverkusen), una Supercoppa Europea (3-1 al Feyenoord) ed una Coppa Intercontinentale (2-0 ai paraguaiani dell'Olimpia Asunción nella finale dell'International Stadium di Yokohama).

Dieci le presenze nella Spagna Under-21, con 5 reti: poi lo spazio diminuì, sia al Real Madrid che con le giovanili della Roja, e per lui si aprirono le porte del prestito: finì a Firenze, dove giocò 11 gare e segnò una rete al Chievo Verona. Ma la Fiorentina non lo confermò a fine stagione, e tornò a Madrid che lo girò stavolta al Club Bruges: 8 reti in 23 gare, sembrava pronto per tornare a riprendersi un posto. Ma tra i galacticos non c'era spazio, e così iniziò il suo lungo girovagare: il Gimnàstic di Tarragona per un anno, altri due all'Osasuna, quindi l'Hércules per un altro biennio prima di approdare al Las Palmas. Ma dopo un anno, tornò di nuovo ad Alicante: era il 2012, e lì è rimasto fino ad oggi. Le malelingue sospettano che il suo arrivo al club biancoazzurro fosse dovuto al fatto che sua moglie fosse Laura Ortíz, figlia del presidente dell'Hércules stesso.

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