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Italia agli ottavi tra pregi e difetti: cosa funziona e cosa no

Unica con la Francia a punteggio pieno, l’Italia può festeggiare l’anticipato passaggio agli ottavi. Ma non è tutto oro quel che luccica. La nostra analisi.
A cura di Mirko Cafaro
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La vittoria dell'Italia sulla Svezia spalanca agli azzurri le porte degli ottavi di finale dell'Europeo (qui i gironi di Euro 2016). Un uno-due, dopo il successo contro il Belgio, difficilmente pronosticabile alla vigilia di una spedizione in Francia che non sembrava nascere sotto i migliori auspici. E invece eccoci sfrecciare verso la fase ad eliminazione diretta, unici a punteggio pieno insieme ai padroni di casa. Ma non è tutto oro quel che luccica e, come direbbe qualsiasi allenatore per frenare i facili entusiasmi, se non eravamo brocchi prima, non siamo fenomeni adesso. Per questo proviamo ad analizzare ciò che ha funzionato in queste prime due gare e quello che invece richiede ancora alcuni miglioramenti.

Tre cose che hanno funzionato

1) La solidità difensiva: La BBC (Bonucci-Barzagli-Chiellini) là dietro è la pietra angolare sulla quale poggia la solidità della nostra Nazionale. Sono stati definiti i tre "bastardi" italiani con un filo di invidia (e di livore) dalla stampa francese e anche contro la Svezia hanno tenuto fede alla loro fama lasciando a secco un altro big (dopo Hazard) del calibro di Ibrahimovic.

2) Il rilancio di De Rossi nel vivo della manovra: DDR si è mosso nuovamente bene tra le linee. Tonico nel rilanciare l'azione, bravo nel fornire un punto di riferimento in mezzo al campo, abile a cercare sempre l'imbucata o a lasciar spazio alle discese di Bonucci e quando serve pronto anche a randellare l'avversario di turno. Un giocatore ritrovato.

3) Le scelte di Conte: Giaccherini e Eder su tutti. Scelti dal primo minuto, difesi, coccolati e imposti nonostante le bordate della critica. Sinora i risultati gli stanno dando ragione e i gol dei due sono degli autentici gioielli.

Tre cose che non hanno funzionato

1) La fluidità offensiva: là davanti si è visto molto meno gioco che contro il Belgio, ancora una volta troppa imprecisione nei passaggi e attaccanti lasciati spesso soli al loro destino, o costretti a ripiegare sulla trequarti difensiva. Serve maggior collegamento tra i reparti e una manovra più ariosa a far muovere la difesa.

2) Gli esterni di difesa: Florenzi non ha saputo fare meglio di Darmian (e De Sciglio) e anche Parolo – per quanto efficace tatticamente – non ha il guizzo dell'ala, né il piede sempre educato per fornire cross degni di questo nome.

3) L'eccessiva sofferenza contro un avversario non irresistibile: anche gli svedesi – nonostante l'apatia mostrata per larghi tratti – ci hanno fatto correre qualche sudore freddo lungo la schiena. E per informazioni: chiedere a Ibra e al gol divorato da pochi passi.

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