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Kondogbia vale davvero 40 milioni? Inter tra fair play finanziario e cessioni

Il francese ex Monaco guida la carica dei nuovi arrivi che stanno dissanguando le casse nerazzurre già sotto il mirino dell’Uefa. E così, in attesa che Kondogbia diventi il nuovo Yaya Tourè, si aspettano le cessioni di diversi big. E se si dovesse fallire la Champions, sarebbero davvero guai seri.
A cura di Alessio Pediglieri
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In Francia sono concordi: Goeffrey Kondogbia è il nuovo Pogba, ovvero un crack a tutti gli effetti. E' giovane, bravo, con enormi margini di crescita e soprattutto ha già una caratura internazionale che lo ha proiettato tra i talenti più interessanti della sua generazione. E costa molto. Perché l'Inter ha sì bruciato sul tempo il Milan, ma ha anche dovuto affrontare un esborso economico non indifferente di circa 40 milioni mettendo sul piatto per il centrocampista un emolumento importante infarcito di bonus. Il tutto per l'assenza della Champions con la promessa di raggiungerla entro il prossimo anno.

Kondogbia, Miranda e Murillo. Insieme al francese sono arrivati i due centrali sudamericani che hanno rinforzato il reparto arretrato interista che richiedeva giocatori differenti dagli attuali viste le costanti pecche davanti ad Handanovic. Insieme, questo trio di neo interisti è costato circa 60 milioni di euro. Tanti soldi per un club che ha fallito anche l'approdo placebo in Europa League. Eppure, Thohir ha messo mano al portafogli e ha sganciato i soldi necessari. Ed è pronto a tirare fuori almeno altri 15 milioni per prendere anche l'egiziano Salah, via Mourinho.

Se poi si pensano ai milioni investiti – a volte male – anche a gennaio, tra i vari Shaqiri e Podolski, qualcosa non torna nei conti. Da inizio 2015 ad oggi la società ha investito circa 70-80 milioni senza che vi fossero entrare extra certe (le Coppe) o che venisse ceduto qualche top player. Anzi: per Shaqiri si è provveduto al riscatto definitivo con il Bayern Monaco, Handanovic ha rinnovato con il ritocco dell'ingaggio verso l'alto e anche Icardi ha prolungato l'accordo con un incremento degli emolumenti. Per gli altri big, da Juan Jesus a Guarin passando per Kovacic e Hernanes, tante chiacchiere, molti rumors ma nulla di definitivo.

Moratti docet: conti in rosso – Fatto sta che l'Inter dove ha trovato i soldi visti anche i problemi del fair play finanziario e le multe inflitte (altri 6 milioni) dall'Uefa? Ovviamente la risposta è evidente: dai fondi di Thohir, sul vecchio adagio dell'era Moratti che immetteva denari freschi ogni volta che i bilanci lo richiedevano. Ma – stando alle volontà del presidente tailandese – non è questa la linea su cui si dovrà fondare la nuova era nerazzurra. E così, se in entrata ci sono diversi giocatori che arrivano pagati a peso d'oro, nelle prossime ore ci saranno illustri cessioni. Con il rischio di non far cassa come si vorrebbe.

Vendere, con il rischio di svendere – Le regole del mercato sono chiare, per tutti. E inflessibili: l'Inter ha pensato al momento solo ad acquistare, indebitandosi pesantemente. Adesso deve cedere la zavorra e per farlo dovrebbe piazzare alcuni colpi ben assestati. A parte di vari Kuzmanovic, Obi, Alvarez che dovrebbero rappresentare uno stuzzicadenti nel pagliaio, c'è da gestire al meglio altri top player. Come Kovacic per cui il Liverpool aveva proposto fino a 18-20 milioni ma che oggi è ancora un giocatore dell'Inter. O come Hernanes, il Profeta che ha buon mercato soprattutto in SudAmerica dalla cui cessione si potrebbe ricavare una dozzina di milioni. Così come per Guarin, altro centrocampista ingolfato in nerazzurro ma pronto a esplodere altrove: piste estere, inglesi e tedesche che potrebbero pagarlo bene.

Il futuro ipotecato – Insomma, i tifosi se ne devono fare una ragione: per un campione (o presunto tale) che entra, ce ne sarà uno che parte. O forse due, perché i conti a fine estate dovranno tornare, altrimenti saranno guai seri per la società già sotto gli strali dell'UEFA che chiede uscite in pareggio alle entrate. E poco o nulla conterebbe qualificarsi per la Champions 12015/2016 perché si correrebbe il serio rischio di finire come il Genoa: senza licenza. Figuriamoci nella malaugurata ipotesi di un altro anno fallimentare; in quel caso ci sarebbe da rimpiangere amaramente le scellerate gestioni morattiane.

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