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Inter, il destino di Mazzarri nelle mani di Benitez

Il campionato ripartirà con la sfida dei nerazzurri ai partenopei in un incrocio di destini che vede l’allenatore toscano affrontare il suo recente passato contro l’ex tecnico dell’Inter post Triplete. E se dovesse andar male anche contro il Napoli, per Mazzarri non ci sarebbero altre chance.
A cura di Alessio Pediglieri
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Thohir ha detto che non ci sono novità in vista sulla panchina dell'Inter. Malgrado i sette gol subiti tra Cagliari a San Siro e Fiorentina al Franchi con annesse le due bruttissime figure rimediate in campionato – rompendo l'incantesimo di un pronto riscatto dopo una stagione mediocre – il presidente nerazzurro dal quartier generale di Giakarta ha gettato acqua sul fuoco ridando fiducia al tecnico. Ovviamente, a tempo determinato perché la volontà societaria è quella di continuare su un progetto costruito solamente qualche mese fa e per farlo ha bisogno di risultati positivi che spingano eventuali interessati a investire nel brand nerazzurro e permettere a gennaio di presentarsi al mercato con qualche spicciolo in più. Non solo per l'onore.

Conferma a tempo determinato. Così, il futuro di Mazzarri è sereno, almeno per i prossimi 12 giorni vista la parentesi nazionale che cade a fagiolo per tappare la falla. Molti giocatori saranno in giro per il mondo e qualcuno ritornerà all'ultimo momento ma su Appiano si sono spente le luci e si può lavorare – e capire – con maggior tranquillità. Nulla di facile perché ciò che si è visto nelle ultime tre uscite (anche quella di Europa League contro l'inesistente Quarabag) è davvero disarmante. Così tutto lo staff tecnico dovrà rimboccarsi le maniche per ristabilire le gerarchie in campo e ridare fiducia e motivazioni ad un gruppo che psicologicamente si è dimostrato fragilissimo e già in preda allo stress.

I limiti della squadra e di Mazzarri. Non è un caso se quest'Inter soffra ancora una volta di ansia da prestazione. Nel momento in cui è chiamata a fare risultato convincendo o a ribaltare una situazione negativa, la squadra si sfilaccia, i migliori (o presunti tali) iniziano a giocare più per salvarsi dall'anonimato che per dare una mano al gruppo e i più modesti evidenziano tutti i loro limiti tecnici e caratteriali. Mazzarri è chiamato a fare da collante ma i suoi metodi sembrano non sortire gli effetti desiderati. Da sempre è considerato un allenatore attento, maniacale, alla ricerca della perfezione. Bravo nel mettere in campo squadre con personalità, magari non perfetto nel valorizzare i più giovani ma certamente capace di sfruttare ciò che gli viene dato dalle società per cui lavora. Come a Napoli, il suo recente passato, quando ha amalgamato i giocatori che via via sono arrivati all'interno del progetto di De Laurentiis che proprio sul tecnico livornese aveva puntato per il salto di qualità finale. Dopo aver veleggiato col vento in poppa dalle serie cadette al pronto ritorno in Serie A, sotto il Vesuvio era iniziata proprio l'era Mazzarri, bravo a condurre i partenopei al sogno europeo della Champions League. Ma fermandosi ad un centesimo dal fatidico milione. Ciò che accadde a Napoli è risaputo così come il disamore tra presidente ed allenatore. Con la partenza per Milano e l'arrivo in Campania di Rafa Benitez, già tecnico sfortunato coi nerazzurri e voluto in Italia da De Laurentiis per rinvigorire un progetto che rischiava di languire.

Destini incrociati: da Napoli al Napoli. E proprio col Napoli e da Benitez passerà il destino di Walter Mazzarri perché il fato ha voluto che alla ripresa delle ostilità in campionato la sesta giornata veda in tabellone Inter-Napoli a San Siro – dove sarà presente Thohir. Una forca caudina che metterà a confronto incrociato i destini dei due tecnici che non stanno vivendo un momento felice. Per Mazzarri ci sarà l'ennesimo confronto con chi non ha ancora digerito la sua ‘fuga' a Milano, dovendo dimostrare la bontà della sua scelta. Benitez ritornerà sul luogo del delitto a cavallo di un Napoli che sembra essere ripartito dopo una serie di dritti in curva. Avrà di fronte quella società che mai l'ha amato e l'ha scaricato dopo averla portata in cima al mondo. Insomma, le motivazioni non mancheranno.

Mancini, Spalletti e Zenga. E non mancano nemmeno le speculazioni, perché attorno a Mazzarri già si celebra il toto-allenatore. Per una pronta rivoluzione – soprattutto in caso di terza sconfitta consecutiva – si potrebbe optare per Luciano Spalletti o Roberto Mancini. Costano tantissimo, è vero, ma sarebbero gli uomini giusti per voltare da subito pagina e da cui pretendere immediati risultati per esperienza e capacità. Soprattutto per lo jesino ci sarebbero le porte aperte di un ambiente che mai ha dimenticato la rinascita del 2006 grazie all'avvento dell'Inter del ‘Mancio'. Più delicata sarebbe la scelta di andare su Walter Zenga, da anni alla finestra in attesa dell'occasione giusta. L'Uomo Ragno ad Appiano arriverebbe anche in ginocchio, ma l'azzardo sarebbe elevato e i punti interrogativi anche: scelta perfetta da un punto di vista motivazionale ma sull'aspetto tecnico pesano i tanti piccoli fallimenti di Zenga in giro per l'Italia e per il Mondo.

Mihajilovic e Simeone, le alternative di giugno. Se invece la barca nerazzurra dovesse reggere i flutti e arrivare in porto in condizioni accettabili, le alternative più meditate non mancherebbero. Con un Mazzarri che portasse il minimo sindacale a casa, ci sarebbe subito l'interessamento per Sinisa Mihajlovic, al di là di quanto di buono stia facendo il tecnico alla Samp oggi. L'ex centrocampista serbo è stato già in passato vicino alla panchina nerazzurra e i suoi rapporti con l'Inter sono rimasti ottimi. In alternativa si potrebbe fare un tentativo per un'altra icona interista: Diego Pablo Simeone, attuale allenatore dell'Atletico. Anche lui in passato accostato ai nerazzurri ma oggi concentrato sul progetto Atletico.

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