Inter, i cinque motivi della rinascita nerazzurra
L'Inter ha riconquistato se stessa. Una squadra completamente cambiata nella mentalità prima ancora che negli uomini in campo. Perché quella vista contro il Chievo a San Siro è semplicemente un'altra cosa rispetto a quella che in agosto esordì al Bentegodi perdendo contro i veronesi. Più compatta, motivata, consapevole. Merito della scelta di cambiare allenatore, di non aver smembrato un gruppo che comunque, sulla carta, aveva già la qualità e di una società che ha capito di dover essere più presente.
Il 3-1 non è un semplice successo, è qualcosa di più: la quinta vittoria consecutiva (solo la Juventus ha retto questo ritmo), il ritorno (anche se in attesa degli altri risultati) in Europa, il record di essere la squadra che ha capovolto più risultati a proprio favore e segnato negli ultimi 15 minuti di gioco.
Il risveglio della forza nerazzurra
Facile parlare ora di effetto Pioli, più semplice sarebbe semplicemente sottolineare che la rinascita nerazzurra passa per un cambiamento di tutto l'insieme, di tutti i fattori che contribuiscono all'esito di una stagione, in positivo o in negativo. E il risveglio nerazzurro ha tanti padri. Il tecnico, da sempre capace e serio, ottima scelta per gettarsi alle spalle l'esperimento de Boer; la squadra, con i giocatori che hanno deciso di fare gruppo, dedicando la propria causa al bene comune; la società, finalmente più presente e vicina a livello quotidiano, condividendo il lavoro e le decisioni dentro e fuori dal campo.
Gagliardini titolare, il segno della svolta
Tutte facce di un cubo che non ha più imperfezioni. Nel successo di San Siro, il quinto consecutivo, ha giocato 90 minuti anche l'ultimo arrivato, Gagliardini, esempio che qualcosa si è voluto cambiare e subito. Una gara ordinata, pulita, tanti palloni recuperati per l'ex Atalanta che ha partecipato sia nei momenti più duri che nell'apoteosi finale. Ottima intesa con Kondogbia, davanti alla difesa, in attesa del rientro di Medel, per una mediana che ha acquistato dinamismo soprattutto senza palla.
La mano di Pioli, sviluppo del gioco in modo naturale
La mano di Pioli c'è stata e si è vista: il tecnico ha cambiato le carte in tavola senza ansia né fretta. Con l'Inter che giocava bene ma tendeva a non sfondare, ha inserito prima Eder, poi Banega e infine Palacio. Lontanissimi i tempi del triplo cambio contemporaneo di de Boer. L'Inter si è evoluta in campo in modo naturale, alzando il baricentro senza forzare. Non è un caso che i tre gol siano arrivati proprio dopo i cambi fatti, in una costante ricerca della vittoria.
La quinta vittoria consecutiva, le rimonte nel finale
Vittoria, la quinta consecutiva, che è arrivata nei minuti conclusivi, l'elemento aggiunto di quest'Inter. Nessuno in Serie A ha saputo ottimizzare i finali di partita come i nerazzurri, primi in questa speciale classifica di ribaltamento dei risultati. Segnando tanto, come in occasione del Chievo a San Siro dove le tre reti sono arrivate nei 15 minuti finali. Altro elemento che dimostra forma fisica interessante, caparbietà nel ricercare il risultato ma soprattutto la capacità di sapere che il gol prima o poi arriverà, in un cambiamento radicale di mentalità.
La società, finalmente presente in pianta stabile
Ultimo elemento che ha determinato il cambiamento nerazzurro, è stata la decisione della società di restare presente sul campo. Dopo l'imbarazzante assenza durante e dopo la parentesi de Boer, la famiglia Zhang ha dimostrato di aver imparato dai propri errori con il figlio del patron di Suning stabilmente fisso a Milano. Una presenza essenziale per dare direttive dirigenziali, avallare subito scelte di mercato, responsabilizzare i singoli e far sentire la società vicina ai giocatori. Concretamente, con i cambiamenti strutturali ad Appiano e negli spogliatoi dello stadio, e moralmente, assistendo ad allenamenti e partite.