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Inter, di Mazzarri resterà solamente il ricordo di tutte le sue scuse post-gara (video)

Se si ripercorre con gli occhi dei tifosi l’avventura nerazzurra del tecnico livornese esonerato per lasciar spazio a Mancini, ci si accorge che non poteva esserci altra conclusione per un amore mai nato.
A cura di Alessio Pediglieri
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E così è finita come doveva finire, con Walter Mazzarri che fa le valigie anzitempo – in realtà di soli 4-5 mesi prima della naturale scadenza di un contratto che non aveva trovato reali e concreti presupposti per proseguire il rinnovo fino al 2016 – e con l'Inter che cambia per l'ennesima volta la guida tecnica. Erick Thohir, ammettiamolo, ha provato in tutti i modi ad evitare l'inevitabile, cercando di non ripercorrere i passi del suo predecessore Massimo Moratti, ma non è riuscito a placare né a gestire la rabbia e la delusione dei tifosi, sempre più spesso trasformatasi in rovente ironia. Che per il tycoon indonesiano sono i primi ‘clienti' del prodotto interista e che quindi vanno sempre assecondati. Così come quando chiesero la testa di Marco Branca, o quando Thohir in persona dovette intervenire nella trattativa Vucinic-Guarin fermando tutto e aprendo il fronte con la Juventus. O ancora, in tempi più recenti, quando attraverso un comunicato che ha già fatto storia, ha zittito Andrea Agnelli che era ritornato sullo scudetto 2006 in occasione dell'addio ufficiale di Moratti alla nuova Inter.

Un destino inevitabile. Adesso è toccato a Walter Mazzarri che Thohir si era ritrovato alle dipendenze con 3 milioni di euro in busta paga, tante parole, molte strette di mano, alcune promesse e zero risultati. Passata la stagione del ribaltone dirigenziale, dove il magnate asiatico ha pensato principalmente a rimettere in sesto le finanze nerazzurre lasciando decorrere un anno mediocre nei risultati, nel gioco e nello spirito, Thohir ha preso in mano la situazione in questo suo vero primo anno di dirigenza. In cui ha commesso una serie di errori di valutazione che sono costati cari, condizionando la ripartenza dell'Inter. Ma più che le scelte tattiche e tecniche di un allenatore che aveva sempre difeso i propri giocatori e per il quale la stessa dirigenza aveva provato a stendere un manto a tutela dalle critiche sempre più feroci da parte della tifoseria, quello che non è mai stato perdonato a Mazzarri è stato il suo modo di porsi al pubblico.

L'atteggiamento mai piaciuto al pubblico. Un feeling mai nato e che il tecnico toscano aveva sempre considerato un di più nella sua esperienza milanese. Davanti a chi storceva il naso o si arrabbiava per risultati (e gioco) deludenti, lui rispondeva con il solito ritornello: "Se si vuole lavorare con i giovani basta che me lo dicano. Si fa una squadra di giovani e si arriva tranquillamente al sesto o settimo posto ma non si può chiedere risultati subito. All'Inter mi hanno chiesto di creare qualcosa di diverso, dove i giovani si devono inserire in un contesto subito vincente". E ancora, malgrado le cose non stessero andando nel verso che dovevano prendere, lo stesso Mazzarri ha sempre professato calma e superiorità, indigesta alla Curva: "Io nella mia carriera non sono mai stato esonerato, ho sempre ottenuto i risultati. Chi lavora con me ogni giorno sa perfettamente che tipo di lavoro sto facendo. La società ha capito le difficoltà che ci sono". Infine, anche davanti a continui fischi, "hashtag" che hanno invaso il web chiedendone l'esonero, l'ostilità di uno stadio (San Siro) che si era trasformato in un antro ostile, ancora Mazzarri ha sempre fatto orecchie da mercante: "I fischi? Non li ho sentiti. Io continuo il mio lavoro di sempre".

Tutte le scuse e le prese in giro. Mazzarri comunque, resterà nella storia dei tifosi nerazzurri non tanto per le sue vittorie o per la sua mano tattica e tecica data alla squadra. Ma per le sue scuse che ad ogni fine gara sono rimbalzate sempre più in una catena grottesca di Sant'Antonio sul web facendone un filo conduttore della protesta sempre più alta da parte dei tifosi nerazzurri. Che da qualche mese a questa parte non hanno più perdonato alcuna dichiarazione dell'allenatore. Eccone un campione, finito in rete ma non solo, a testimonianza di quelle frasi divenute mai epiche e che – estrapolate dal contesto del dopo partita – danno anche un effetto decisamente divertente.

31 agosto – Subito dopo l'incolore 0-0 col Torino all'essordio in campionato davanti alle critiche di aver schierato solo una punta: "Bonazzoli mi sembra ancora troppo giovane"

21 settembre  – Dopo la 3a giornata e l'1-1 di Palermo davanti alle critiche su una condizione fisica imbarazzante: "Ci sono mancate le energie, il Palermo era più fresco. Ora Jonathan sta attraversando un momento particolare, lo sto recuperando, però era uno che ha fatto molto bene come Nagatomo, abbiamo preso Dodò. E’ chiaro che non sono giocatori che possono giocare nel calcio moderno ogni tre giorni, 90 minuti, a certi ritmi, li devo intercambiare

28 settembre – Dopo il tonfo clamoroso contro il Cagliari a San Siro 1-4: "Alcuni giocatori non reggono tre partite in 8 giorni, dovevo cambiarne di più.  probabilmente non avremmo preso 4 gol se non avessimo giocato in 10 mentre ho visto falli anche belli robusti del Cagliari che non sono stati puniti". 

4 ottobre – alla vigilia del match contro la Fiorentina (poi perso 3-0 al Franchi) in campionato: "Le critiche dei tifosi nei miei confronti? Io sono un allenatore preparato e non amo le ingiustizie. Alcuni critici influenzano la gente allo stadio, ognuno svolge il proprio compito". E nel dopo gara: "Se Palacio stava bene secondo voi non lo facevo giocare? Medel, che è un grande giocatore, è arrivato infortunato. Lo so come è il nostro mondo. Questi momenti li ho già vissuti in passato, ho fatto 11 anni in serie A: meno dico e meglio è"

29 ottobre – Dopo la vittoria al 90′ con rigore di Icardi sulla Sampdoria a San Siro: "Dalla curva sono arrivati fischi verso di me? Io non li ho sentiti. Chi mi conosce sa che scappo un attimo prima del fischio finale, lo faccio sempre. quando inizia un progetto nuovo, quasi da zero, credo si possa mettere in preventivo che qualcosa non vada"

1 novembre – Dopo la Waterloo di Parma, dove l'Inter ha perso 2-0: "è normale che i ragazzi si perdano un po' anche se poi qualcosa abbiamo creato. E' anche la quinta partita che giochiamo ogni due giorni. Cosa ci manca? Guardate la panchina, non avevamo alternative"

9 novembre – Dopo l'ultimo pareggio in casa contro il Verona per 2-2 subendo la rimonta al 90′: "Siamo pochi e giochiamo tanto, senza dimenticare che stiamo costruendo un progetto. ogni piccola cosa la paghiamo subito ma oggi non meritavamo i fischi finali. E poi si è messo anche a piovere…"

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