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Il tecnico non fa giocare il figlio, il padre protesta e prende il Daspo

L’aggressione è avvenuta nel campionato Allievi durante la partita tra l’Olympia Thyrus e il Todi. L’arbitro ha dovuto interrompere la gara e mandare le squadre negli spogliatoi. Per il 40enne è scattato subito il provvedimento restrittivo.
A cura di Alessio Pediglieri
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L'episodio curioso – e disdicevole – è capitato su un campetto di periferia, laddove si dovrebbero insegnare lontano dai clamori della fama e della gloria ai giovani il vero e sano valore dello sport. E invece ci si ritrova spesso a raccontare fatti di cronaca che nulla hanno a che fare con il rispetto, la disciplina e l'agonismo. Come è capitato a Terni durante una partita di calcio giovanile quando un papà è sceso dalle tribune ed è entrato in campo inveendo contro l'allenatore del figlio per non averlo fatto giocare. Un comportamento che ha spinto le autorità a provvedere immediatamente attuando il Diaspo, il procedimento amministrativo che prevede il divieto di assistere alle manifestazioni sportive che è stato avviato dal questore in base agli accertamenti della Digos.

L'episodio era avvenuto domenica durante la partita tra l'Olympia Thyrus Sv Farini, in cui milita il figlio dell'uomo, e il Todi. Ad un certo punto, il genitore che assisteva alla gara dalle tribune nel corso del secondo tempo è entrato all'interno del campo da gioco, inveendo e minacciando l'allenatore della squadra di casa. Il tecnico, Nicola Traiani, era considerato dal genitore responsabile a suo avviso di non avere fatto giocare il ragazzo. Ne era scaturito un parapiglia nel corso del quale era venuto alle mani con il tecnico mentre l'arbitro era stato anche costretto a sospendere la partita al 30′ della ripresa, mandando le squadre negli spogliatoi.

Gli accertamenti della Digos che hanno portato al Daspo hanno redatto un verbale in cui si evidenzia l'atteggiamento "gravemente offensivo dei valori dello sport, in un contesto di calcio giovanile" e una condotta "violenta che ha compromesso il regolare svolgimento della gara". Di qui l'avvio delle procedure per il daspo, ma soprattutto la vergogna e l'imbarazzo di un ragazzo che davanti a tutto ciò si era detto pronto anche a lasciare la squadra, pur di non mettere in ulteriore difficoltà il proprio allenatore. L'onta più umiliante.

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