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Il retroscena di Gilardino: “Nel 2013 era tutto fatto con la Juve”

Il bomber rivela numerosi retroscena legati alla sua carriera, compreso quello relativo all’incidente del 2001: “Ho rischiato di annegare”
A cura di Marco Beltrami
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Stagione da dimenticare per Alberto Gilardino. L’esperto centravanti classe 1982, tra i più prolifici del calcio italiano non ha ancora trovato la via del gol nell’annata sportiva in corso vissuta prima con la maglia dell’Empoli e poi con quella del Pescara. Poche gioie e molte delusioni per il bomber di Biella che con la maglia degli abruzzesi ha collezionato solo una presenza contro il Napoli, arrendendosi poi ad un infortunio al ginocchio. Il calciatore che nella sua carriera da professionista ha collezionato 11 squadre, laureandosi campione del mondo con la Nazionale azzurra nel 1982, non ha nessuna intenzione di mollare, anzi. In una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, Gilardino è tornato a parlare del suo digiuno dal gol che manca dal maggio scorso: “Quanto mi manca il gol? Tantissimo. Il gol è la mia droga. Cerco di non farne una malattia, però, e guardo avanti”.

Il mancato passaggio alla Juve

Tanti i retroscena rivelati sul suo passato da parte del Gila. Curiosi in particolare quelli relativi all’addio al Milan, club con cui ha vinto la Champions, e alla possibilità di approdare alla Juventus sfumato quando era praticamente tutto fatto: “L’addio al Milan? Non sentivo più la fiducia, si era rotto qualcosa nonostante avessi segnato parecchi gol. La società comprò altri attaccanti e io decisi di andare a Firenze. Nell’estate del 2013 era tutto fatto per il mio trasferimento alla Juve. Ero felice. Poi Quagliarella rifiutò di andare alla Lazio e così saltò anche il mio arrivo. Ci restai molto male. Quella poteva essere la svolta della mia carriera".

Obiettivo 200 gol

Una carriera prestigiosa quella dell’attaccante, che pur essendone soddisfatto non ha intenzione di fermarsi e appendere le scarpette al chiodo e vuole raggiungere quota 200 gol : “Soddisfatto della carriera? Sì, ma il mio cammino non è compiuto. Dentro di me ho il desiderio di giocare ancora. Spero di trovare una squadra che mi dia fiducia. Sono vicino ai 200 gol in Serie A: posso centrare questo traguardo. Per adesso sono a 188 insieme a Del Piero e Signori. E ho davvero la voglia di lasciare un segno ancora più profondo. Chi me lo fare? La passione per il calcio, l'amore per il gol. E lo sport ti fa stare bene. Giocherò ancora. Segnerò ancora”.

Le punte del presente e del passato

E a proposito di gol, un attaccante come Giardino non può fare il punto sui milioni attaccanti del presente, e del passato, con dichiarazioni anche sorprendenti e un’apertura ad un futuro da allenatore: “Premessa: Belotti e Immobile sono grandissimi giocatori. Ma non sono "9" classici. Come centravanti d'area Higuain e Icardi sono i più forti. Pensi ai contro-movimenti di Higuain: un fenomeno. Ecco, se proprio devo ipotizzare il futuro mi vedo come allenatore o magari come tecnico che segue le punte e insegna i movimenti da fare. Il compagno a cui sono più legato? Ne ho avuti tanti. Kakà, Sheva, Mutu, Diamanti, Vazquez e altri. Ma nessuno come Morfeo: lui era incredibile. Mi capiva al volo, giocava di prima e metteva fuori gioco il difensore".

L'incidente del 2001

Senza dimenticare l’episodio extra-calcistico del 2001, con Giardino che ha rischiato di perdere la vita. Un episodio che ha segnato la sua carriera: “Nel 2001 rischiai di annegare dopo un incidente. Per fortuna restai lucido e aiutai anche tre amici a uscire dall'auto. Ho sempre pensato che ci sia stato un intervento divino".

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