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Il pm di Napoli: “La richiesta di Lavezzi al boss, uno striscione in suo favore”

La sostituto procuratore di Napoli rivela i contenuti dell’audizione del pentito Lo Russo: “Ci ha raccontato che Lavezzi aveva interesse che i tifosi delle due curve, la curva A e la curva B, esponessero uno striscione in suo favore del tipo ‘Lavezzi non si tocca’.
A cura di Marco Beltrami
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L’audizione in commissione Antimafia della sostituto procuratore della Dda di Napoli, Enrica Parascandolo ha svelato un curioso episodio che ha a che fare con il mondo del calcio. Protagonista, l’ormai ex giocatore del Napoli Ezequiel Lavezzi, che durante la sua esperienza in azzurro avrebbe chiesto ad un boss di intervenire in suo favore con le tifoserie organizzate partenopee. E’ quanto trapela proprio dall’audizione che ha fatto chiarezza sull’operato del pentito Lo Russo, protagonista di un forte rapporto di amicizia con il Pocho.

Il favore richiesto da Lavezzi

Antonio Lo Russo, era spesso presente a bordo campo in occasione delle gare interne del Napoli nel 2010. In particolare il boss fu immortalato con la divisa da da giardiniere allo stadio San Paolo nel corso di Napoli-Parma dell'aprile di quell’anno. Il magistrato del capoluogo campano ha rivelato i particolari dell’amicizia con l’attuale giocatore del Psg, che gli aveva chiesto appunto un favore. Queste le parole riportate da La Repubblica: “Ci ha raccontato che Lavezzi aveva interesse che i tifosi delle due curve, la curva A e la curva B, esponessero uno striscione in suo favore del tipo ‘Lavezzi non si tocca'. Ora il problema è che le due curve rispecchiano diverse provenienze territoriali e anche di appartenenza ai clan: in curva B troveremo quelli di fuori e quindi di gruppi di Secondigliano come quello di Lo Russo, in curva A invece del centro città, come Genny ‘a carogna, per fare un esempio. Lo Russo ci dice che grazie al suo intervento fu possibile, nonostante le rivalità tra i clan, esporre lo striscione in entrambe le curve. In cambio ottenendo la promessa che Lavezzi non sarebbe andato a un'altra società italiana come Juventus o Inter ma solo all'estero come poi è accaduto".

Il rapporto (?) tra il Pocho e Lo Russo

La sostituto procuratore ha anche evidenziato alcuni particolari dell’amicizia tra i due: “Ci ha detto di averlo conosciuto grazie al ristoratore Iorio, circostanza che differisce da quanto dichiarato sotto giuramento da Lavezzi. Ci ha detto di essere stato presentato al giocatore come un capo ultrà, conoscenza da cui è nata un'amicizia. Lo Russo andava anche a giocare alla playstation a casa di Lavezzi. Ma soprattutto aveva fornito al giocatore una scheda telefonica segreta, "dedicata", uno dei cosiddetti "citofoni". E poi finendo nel mirino delle forze dell'ordine ha detto al calciatore di distruggerla". 

Le vicende relative ai legami tra i club e le infiltrazioni mafiose

Lavezzi e Lo Russo avevano un canale di comunicazione particolare, che però apre il campo ad altri ragionevoli dubbi: “Lo Russo ci ha detto che la fornitura di una scheda dedicata a Lavezzi serviva solo a evitare il rischio che partendo dalle telefonate di Lavezzi si arrivasse a identificare la sua utenza. Ma questo è un aspetto su cui si infiamma la discussione in Commissione. Perché il dubbio, sottolineato anche dalla presidente Bindi, è: si può escludere che tra Lavezzi e il boss non ci fossero anche colloqui "proibiti"? Il magistrato infine si ricollega alla vicenda relativa ai rapporti tra i club di calcio e le associazioni mafiose, tema diventato caldo dopo il caso biglietti che ha visto tirati in ballo i dirigenti della Juventus: “Sicuramente esiste una forma di controllo come in tutte le attività da parte della camorra, ma questo non vuol dire che ci siano infiltrazioni nella biglietteria, nei rapporti con la società calcio Napoli o la gestione dei biglietti. Cito l'episodio di una coltellata tra fazioni rivali in curva A, di provenienza tra area Sanità e Forcella. La digos ha svolto tempestivamente le indagini e ci sono stati degli arresti"

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