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Il Napoli gioca a memoria, l’Inter è già in versione presepe

Il Napoli tramortisce l’Inter al San Paolo e rischia di chiudere la partita dopo appena sei minuti. Rubano la scena i portieri, nerazzurri senza equilibrio, né difesa.
A cura di Mirko Cafaro
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Il Napoli impiega sei minuti a incanalare su binari congeniali la sfida del San Paolo con l'Inter. Decisivo l'uno-due, firmato Zielinski e Hamsik (di Insigne il tris nel secondo tempo), che non lascia scampo ai nerazzurri tramortiti da una partenza supersonica e all'insegna di geometrie e giocate a memoria di cui Icardi e soci capiscono ben poco. Va anche detto, tuttavia, che tra i migliori in campo ci sono i portieri: Reina, da una parte, compie almeno tre interventi chiave, due dei quali nel primo tempo; Handanovic limita il passivo, per niente aiutato da una difesa già in versione presepe. Nel finale Sarri fa esordire anche Rog, per un centrocampo tutto nuovo nel quale spiccano Diawara, regista imprescindibile, e Zielinski, polivalente e tuttocampista. Nell'Inter Pioli si incaponisce ancora una volta con Kondogbia. Scelta controproducente.

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Il Napoli gioca a memoria e si rivede Reina

  1. Aggressività, ripartenze e gioco a memoria per il Napoli. Al netto di qualche sporadico calo di concentrazione che nel primo tempo rischia di costare caro, la squadra di Sarri è una macchina perfetta. Aggressiva sui portatori di palla, attenta nell'anticipo, a tratti devastante in fase di manovra. Geometrie, movimenti nello spazio, combinazioni e tanti pericoli prodotti dalle parti di Handanovic. I gol sono altrettanti gioielli.
  2. Reina e Handanovic decisivi. L'inizio di stagione sottotono dello spagnolo aveva già fatto sollevare qualche mormorio di troppo attorno a un professionista del calibro di Pepe; e la sua risposta non si è fatta attendere: due interventi determinanti (soprattutto quello in uscita su Icardi, a rimediare a un errore di Albiol) nel primo tempo, uno nel secondo (su Candreva) e solita gestione da leader del reparto difensivo. Handanovic, invece, sembra "Die Hard": i napoletani gli arrivano da ogni parte e lui fa il possibile per limitare i danni. Almeno cinque parate decisive.
  3. Zielinski inarrestabile. Costringere in panchina un tassello come Allan, lo scorso anno imprescindibile per Sarri, è già sintomatico di quanto l'ex Empoli si sia già impadronito delle chiavi del gioco del Napoli. Non bastasse, anche contro l'Inter, riesce a coniugare quantità e qualità: lavoro sporco e accelerazioni, giocate di prima intenzione e pericoli dalle parti di Handanovic. Tuttocampista.

Inter senza equilibri e in versione "presepe"

  1. Inter dov'è l'equilibrio? Non si contano le volte in cui i nerazzurri si sono fatti trovare fuori posizione nella transizione dalla fase d'attacco a quella di difesa; per non parlare delle occasioni di contropiede capitate sui piedi di Hamsik, Insigne e Zielinski. Pioli ha tanto da lavorare per dare i giusti tempi a una squadra che, per il momento, non è un collettivo capace di suonare lo stesso spartito.
  2. Difesa da presepe. L'Inter non ha neanche aspettato, come da tradizione, l'8 dicembre per allestire le decorazioni natalizie. Sui tre gol la retroguardia si "esibisce" in un efficace presepe sul quale i napoletani vanno a nozze. E non fosse stato per Handanovic, il passivo sarebbe stato ancora più ampio.
  3. Pioli e Kondogbia, perseverare è diabolico. Rinunciare a Joao Mario per Kondogbia, mai convincente da quando è all'Inter, è una scelta ai limiti del masochismo. Il francese è un oggetto misterioso e nel derby solo il cross del 2-2 di Perisic lo ha salvato da un giudizio ampiamente mediocre. Oggi non lo salva nessuno. E Pioli farebbe bene ad abbandonare l'impresa di rilancio.
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