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Il fratello di Higuain: “La pizza è Argentina”. E da Napoli lo sommergono d’insulti social

il post su Instagram del fratello/agente del Pipita scatena le proteste dei tifosi partenopei. Troppi insulti, lo cancella.
A cura di Maurizio De Santis
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Una sequela d'insulti. A Napoli pronunciare il nome di Higuain è come spargere sale sulle ferite ancora fresche del ‘tradimento' (così è stato definito il passaggio alla Juventus) avvenuto nell'estate scorsa, quando l'attaccante argentino – in gran segreto, in una clinica di Madrid – decise di voltare la faccia ai partenopei e indossare la maglia della ‘vecchia signora' intervenuta a pagare i soldi della clausola risolutiva a corredo del contratto. Ad alimentare il malcontento nei confronti del calciatore e della sua famiglia questa volta è il fratello agente della punta.

Cosa ha mai detto/fatto di così grave Nicola Higuain da appiccare di nuovo il fuoco delle polemiche? Tutto nasce da un post pubblicato sul proprio profilo di Instagram e da un messaggio che ha scatenato le proteste – rabbiose – dei napoletani: "La pizza è Argentina… che la raccontino come vogliono", ha scritto in calce sua foto che lo ritrare sorridente mentre impugna delle scatole di "pizzas" argentine.

Una ‘combo' perfetta… un mix esplosivo: la fede calcistica, la rivalità con la Juventus e adesso anche il totem della pizza – un must della tradizione partenopea. Tanto è bastato perché nel Golfo gridassero all'anatema e si riaccendessero le ire dei napoletani nei confronti del Pipita, l'ex idolo della Curva che cantava assieme ai tifosi ‘un giorno all'improvviso' e s'infuriava per i (presunti) favori arbitrali concessi al club bianconero, lo stesso di cui adesso indossa la casacca.

Morale della favola… è stato costretto a cancellare il post. In passato è toccato a Quagliarella finire nel mirino dei sostenitori azzurri che presero male il trasferimento dell'attaccante di Castellammare a Torino: poi s'è saputo che dietro quella vicenda c'era dell'altro (le minacce, le calunnie e lo stalking di un agente della Polizia postale) ma quella era un'altra storia.

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