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I sassolini di Abbiati: “Una vergogna questo Milan, se perdi non vai in discoteca”

Per l’ultimo della Vecchia Guardia, una squadra allo sbando, senza leader né personalità è stato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso: “Ho deciso di smettere a marzo, ero solo, era inutile continuare in un Milan che non è più il mio. Ai miei tempi Gattuso avrebbe tirato fuori il coltello”
A cura di Alessio Pediglieri
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Al Milan di questi tempi non sembrano volersi far mancare nulla. Dopo la sconfitta in Coppa Italia ai supplementari con il gol partita di Alvaro Morata, per i rossoneri il tunnel continua a essere lungo e buio. Nessun risveglio in particolare, anche se sul campo una reazione c'è stata e il pubblico ha in parte apprezzato. Ma poco, troppo poco per dire che la crisi sia finita e si sia fuori dal guado. E adesso, tra la frustrazione dei tifosi nel dopo gara sfociata nell'assalto ai bianconeri per le vie di Roma, voci di mercato che non promettono nulla di positivo, l'incertezza sulla guida tecnica e l'imminente passaggio di proprietà, arrivano anche le polemiche interne di chi nel Milan non giocherà più. Si tratta di Cristian Abbiati che ha dato il suo addio al calcio giocato a fine stagione non senza togliersi qualche sassolino dagli scarpini.

Ognuno per sè

Uno spogliatoio senza spina dorsale per Abbiati, uno che è cresciuto insieme ai Maldini, ai Castacurta, ai Gattuso. Tutti giocatori che a loro modo si dividevano e moltiplicavano il loro ruolo da leader dentro ma soprattutto fuori dal campo. L'ex portiere rossonero ha quindi gettato la spugna davanti ad atteggiamenti inaccettabili per un club come il Milan: "Ho pensato di smettere col calcio dopo il mio sfogo col Chievo, a metà marzo. La decisione definitiva è arrivata dopo il Bologna. E' stata una stagione pessima in cui ono si è mai riusciti a fare gruppo. Quando ad esempio Bacca fu sostituito col Carpi e lasciò il campo senza aspettare la fine e senza salutare chi entrava, nello spogliatoio lo ribaltai. Pensavo di avere supporto e invece non c’è stato nessuno che mi abbia supportato. Evidentemente certe cose o non si hanno dentro, o proprio non interessano"

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La vergogna addosso

Una situazione insostenibile, da vergognarsi per chi sente il Milan dentro e ha fatto di tutto per rispettare tifosi, colori e club. E avrebbe continuato a farlo se solo ci fossero stati ancora i presupposti: "Ha ragione Brocchi, non tutti hanno fatto quello che è stato chiesto a loro. Se si perde male, a me non viene nemmeno in mente di farmi vedere all’Hollywood. Ai miei tempi si andava mille all'ora in allenamento e se succedeva qualcosa di strano venivi subito multato e ripreso. In questi mesi ero arrivato a un punto in cui avevo ansia quando uscivo di casa. Per come andava la squadra mi vergognavo a uscire, anche se la mia coscienza era pulita".

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