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Gigi Simoni: “Mi fido di Prandelli, ma io Balotelli non lo avrei portato!”

Una vita passata in campo, prima come giocatore e poi come allenatore, un romanzo pieno di pagine emozionanti: questa è la storia di Gigi Simoni da Crevalcore, provincia di Bologna. A poche ore dal suo addio al Gubbio, lo abbiamo coinvolto per parlare di calcio (giocato).
A cura di Alberto Pucci
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Pescara vs Gubbio

Dopo quello che è successo, affermare che, nel calcio, esistono ancora delle persone per bene, probabilmente rischierebbe di sollevare un polverone e di scatenare polemiche. Un rischio che corriamo volentieri, "ospitando" un gentiluomo del calcio: Gigi Simoni. L'ex tecnico del Gubbio, indimenticato protagonista del pallone italiano con diverse maglie, ha parlato a "ruota libera": dall'esperienza in Umbria, fino agli Europei di Prandelli. Passando, per l'ennesima volta, da quel famoso contatto tra Iuliano e Ronaldo.

AP: Buongiorno Mister Simoni. Partiamo dalla fine: dal recente addio al Gubbio. Al di là della retrocessione, possiamo definirla un'esperienza positiva? Quali sono stati i momenti più belli che porterà sempre con sè?

GS: Ho passato due anni splendidi, in un ambiente tranquillo che mi ha lasciato lavorare serenamente. E' stata senz'altro un'esperienza positiva. Le emozioni più belle, sono ovviamente legate alle vittorie: i due campionati vinti, qualche vittoria in partite "particolari", come ad esempio quella contro il Torino, che per un tifoso del Gubbio, sono successi che rimangono nella storia. E' stata un'esperienza da ricordare, soprattutto per i tifosi. Sfidare squadre come la Sampdoria, il Torino, per un club come il Gubbio, è un fatto storico: certe squadre, probabilmente, i tifosi le avevano viste solo in televisione. Quando vinci diventa tutto bellissimo, che sia una coppa o un campionato di serie B: le vittorie lasciano sempre bei ricordi. 

Livorno - Sassuolo

AP: Qual'è il suo pronostico per i playoff, alla luce dei risultati delle gare di andata?

GS: Spero che vinca il Sassuolo (ride). E' una battuta, ma fino ad un certo punto.

“ L'allenatore è solo una piccola particella, la differenza la fanno sempre i calciatori! ”
Fulvio Pea
E' una citta vicina a dove sono nato e poi c'è Pea che è un ragazzo che è cresciuto insieme a me. E' un allenatore in gamba, serio e preparato. L'ho avuto diverso tempo con me e ho avuto il tempo di apprezzarlo. Sono, comunque, quattro squadre che si equivalgono. Dovessi sceglierne una, dire il Varese: è una squadra che può far paura poichè è arrivata ai playoff in grande condizione. La Sampdoria è una buona squadra con giocatori di talento che, però, non ha mai avuto continuità nel gioco: un peccato per i giocatori che si ritrova. 

AP: Intanto, in Serie A, è salito il Torino per il quale, insieme al Napoli, nutre un grande affetto.

GS: Sono due squadre nelle quali ho lavorato e, ovviamente, porto sempre un bel ricordo di tutti i club dove sono stato. Io, poi, sono tifoso del Torino dal 1948, quindi contento per la promozione. Ci ho giocato, l'ho allenato: il Torino è la mia squadra del cuore. Mi ha fatto piacere batterlo, quando sono venuti a Gubbio, e mi ha fatto molto piacere vederlo salire in A. Il Torino è una squadra che dovrebbe sempre stare in serie A. A Napoli, invece, ho dei bei ricordi come giocatore, soprattutto la vittoria in Coppa Italia e il campionato di Serie B. Vincendo la Coppa, in quell'anno, entrammo nella storia della competizione per essere stati (e lo siamo tuttora) l'unica squadra di B ad aver vinto la competizione. E' stata una vittoria storica. Poi, ho avuto grandi soddisfazioni anche allenandola. L'ultimo anno fu molto bello, con la conquista della finale di Coppa italia. Fu un periodo "particolare" per me perchè firmai per l'Inter, nonostante volessi rimanere a Napoli. Purtroppo Ferlaino non mi propose un contratto di due anni, mandandomi via a quattro giornate dalla fine, togliendomi la soddisfazione di giocare la finale. Ci rimettemmo in due, in quell'occasione. 

Zdenek Zeman

AP: A proposito di firme: come giudica il ritorno sulla panchina della Roma di Zdenek Zeman?

GS: E' sicuramente un fatto positivo per la Serie A e sono molto felice per lui. E' il ritorno di un vecchio leone, con una carriera con pochi successi ma piena di bel calcio. Le sue squadre hanno sempre fatto divertire la gente. Oltretutto, Zeman è una persona piacevole da frequentare: è molto simpatico e dotato di un'ironia, forse unica nel mondo del calcio. Tornare a Roma, dove aveva comunque fatto bene, credo che sia una rivincita per lui. Evidentemente deve aver lasciato un buon ricordo. Inoltre, sono contento che abbia riportato in A il Pescara, perchè è una citta che ha molta passione per il calcio. Zeman è bravo ed ha fatto un ottimo lavoro ma, quest'anno, è stato anche facilitato da giocatori come Insigne, Verratti, Immobile, ecc: tutti ragazzi di grande avvenire.

AP: Sarà interessante vederlo sfidare nuovamente la sua grande nemica storica, sportivamente parlando: la Juventus. Lei ha un ricordo particolare delle gare contro i bianconeri. A partire da quella del famoso rigore su Ronaldo. Le brucia ancora?

GS: A distanza di anni, direi proprio di no. Io nella Juventus ci ho anche giocato e non provo antipatie verso la Torino bianconera. Oltretutto uno dei miei idoli è Alessandro Del Piero.

AP: Le chiedo di quell'episodio, perchè è raro vedere Gigi Simoni infuriato. Lei è sempre stato apprezzato come un uomo molto pacato e perbene. Quel giorno le han fatto proprio perdere la pazienza.

GS: In realtà, l'ho persa anche in altre occasioni. Comunque, se dopo tanto tempo si parla ancora di quell'episodio, evidentemente avevo fatto bene ad arrabbiarmi. Non è mai capitato, nel calcio, che si parlasse così tanto di un episodio, anche a distanza di molti anni. Ogni tanto ci penso ancora: poteva cambiare la storia di quel campionato. Poteva cambiare il futuro dell'Inter ed il mio: potevamo giocarci lo scudetto.

Il ct della Nazionale apre a Coverciano il ritiro azzurro

AP: Scandali a parte, vorrei un suo ultimo giudizio sul lavoro di Prandelli, a pochi giorni dall'inizio dell'Europeo.

GS: Ci vuole coraggio a fare determinate scelte, come ad esempio fidarsi di Mario Balotelli che, a volte, si fa prendere dal suo carattere impulsivo. E' un grande giocatore ma io, probabilmente, non lo avrei convocato. Prandelli ha lavorato sul gruppo, provato molti giovani ed è stato coraggioso a scegliere molti di loro. Sono comunque fiducioso per l'Europeo degli azzurri: Prandelli, oltre ad essere un amico, è uno dei più tecnici più preparati.

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