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Marco Verratti, il ‘cervello pensante’ della nuova Italia

L’esperienza parigina ha fatto maturare il ragazzo di Manoppello dal punto di vista del gioco e della personalità: adesso ha acquisito le caratteristiche del leader ed è il padrone del centrocampo sia al PSG sia in Nazionale. Un cervello pensante al servizio della squadra: l’Italia del presente e del futuro ha già il suo “regista”.
A cura di Vito Lamorte
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C'era una volta l'Italia che aveva smesso di produrre calciatori di livello e che fossero in grado di emozionare gli appassionati di futbol del Belpaese. Quando? Fino a pochi mesi fa era diffusa l'idea che in Italia non vi fossero più calciatori forti, in grado di poter essere dei validi portabandiera della tradizione calcistica tricolore, invece ora siamo tutti concentrati sulla crescita di alcuni calciatori che si stanno prendendo le luci della ribalta in Serie A e sono già parte della Nazionale di Giampiero Ventura. Questa è la settima puntata di una rubrica che si chiama "Generazione Zero" nella quale parleremo di giovani poco considerati fino a qualche tempo fa ma che ora sono al centro delle settimanali discussioni calcistiche dello "stivale". Dopo aver parlato di sei calciatori molto importanti per la fase offensiva (Belotti, Immobile, Gabbiadini, Insigne, Berardi e Bernardeschi); questa è la volta di Marco Verratti, la mente della linea mediana della Nazionale italiana.

Tocco di palla sopraffino, visione di gioco ed ottimo dribbling: sono queste le armi più utilizzate sul rettangolo verde da Marco Verratti. Il centrocampista del Paris Saint-Germain ormai è famoso in tutta Europa per le sue giocate e molte big sono pronte a coprirlo d’oro per portarlo via dalla squadra transalpina. Giampiero Ventura ha sempre avuto un occhio di riguardo nei suoi confronti e il cervello della sua Nazionale non può che essere questo ragazzo abruzzese del 1992. Verratti è tra i cinque calciatori più utilizzati (2.745 minuti) nella rosa da Unai Emery  e ogni anno sembra crescere dal punto di vista della personalità e della leadership in campo: questo giovanotto che si è visto catapultato dai campi di provincia di Pescara e della Serie B alla Ligue 1 e alla Champions League è uno dei ragazzi da cui deve partire la riscossa del calcio italiano per i prossimi impegni continentali e intercontinentali. Senza dubbio sarà Marco la mente della Nazionale del prossimo futuro.

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Da Manoppello a Parigi

Il Gufetto di Manoppello

Verratti inizia a tirar calci ad un pallone in paese e la sua carriera parte proprio nel Manoppello, squadra di provincia abruzzese che lo tessera nel 2000 all’età di 8 anni. Successivamente veste la maglia del Manoppello Arabona ma quel ragazzino cresciuto con la maglia della Juventus, che sogna di replicare le gesta di Alessandro Del Piero, non è fatto per quei palcoscenici, è evidente a tutti coloro che lo vedono all'opera.

Pescara: la scalata verso l'Olimpo

Nel 2006 approda nel settore giovanile del Pescara. Marco gioca 4 anni con la maglia dei delfini e diventa uno dei simboli della squadra: i tifosi vedono in lui un punto di riferimento nonostante la giovane età e lui è sempre uno dei migliori. Dopo le prime tre stagioni giocate da trequartista con Galderisi, Cuccureddu e Di Francesco, ecco Zdeněk Zeman, l'uomo che cambierà la sua carriera: il boemo lo piazza davanti la difesa nella sua linea a 3 e, da quel momento in poi, vola. Quella squadra riesce a centrare una storica promozione in Serie A, contro tutti i pronostici, e subito si scatena l'asta per alcuni gioiellini del presidente Sebastiani. A fine stagione Verratti firma il prolungamento fino al 2016 ma è l'uomo più cercato dai grandi club europei: il 18 luglio del 2012 per 12 milioni di euro lo acquista il Paris Saint-Germain, grazie al lavoro dell'allora direttore sportivo Leonardo.

Parigi e le strade di Francia

Il salto dalla Serie B alla Ligue 1 non condiziona minimamente il suo talento che in un lampo finisce per stregare i nuovi tifosi. Le giocate di Verratti infiammano sin da subito il Parco dei Principi e il mediano italiano diventa pedina inamovibile del centrocampo dei parigini sia con Carlo Ancelotti che con Laurent Blanc in panchina. Nella sua prima stagione accumula una media di oltre 60 palloni toccati a partita e una percentuale di passaggi riusciti del 90%, e in questa speciale classifica è secondo solo al 96% di Xavi in Europa.

Da quando è approdato al club parigino ha vinto 4 Ligue 1, 2 Coppa di Francia, 4 Supercoppe di Francia e 4 Coppe di Lega. Alla fine del secondo anno, Marco Verratti è stato votato come miglior giovane del campionato e l’anno successivo come miglior calciatore straniero della Ligue 1. La Francia è conquistata. Una domanda, però, è lecita? Nessuna big italiano poteva davvero prendere Verratti nell'estate del 2012? La poca lungimiranza di alcuni dirigenti ha fatto scappare il miglior centrocampista italiano degli anni '90?

Parigi, Parigi a me va bene
per non tornare più
(Daniele Silvestri – Le strade di Francia, Il Dado 1996)

Mente e visione

Marco Verratti  sembra davvero un calciatore con un'intelligenza superiore per la lucidità che dimostra in certe situazioni di gioco: vuole essere sempre protagonista della manovra e si muove con molto costanza per ricevere palla tra i piedi e dettare il passaggio ai compagni. I lanci lungi e i filtranti verso la porta per i compagni oltre ad essere determinanti sono belli da vedere. Riesce ad unire l'utilità all'estetica in entrambe le fasi e questo è dovuto anche ad una grande proprietà di palleggio.

Il centrocampista italiano ha lavorato molto sulla tecnica di base che gli permette di trovare vie d’uscita in situazioni difficili o in spazi stretti visto che la sua fisicità non è così spiccata. Verratti riesce a coniugare la tecnica e l’intelligenza tattica e ha trasformato le gambe corte in un punto di forza che gli permettono di difendere la palla in qualsiasi zona del campo.

L'ex Pescara ha acquisito sicurezza e consapevolezza dei suoi mezzi tecnici con il passare delle stagioni e le esperienze europee con il Paris Saint-Germain lo hanno fatto crescere anche dal punto di vista mentale e psicologico: è sempre in partita e cala raramente la tensione.

Una delle prestazioni che possono definire meglio Marco Verratti è, sicuramente, la gara d'andata contro il Barcellona negli ottavi di finale di Champions League. In quella gara il centrocampista italiano, Rabiot e Matuidi hanno disintegrato la mediana blaugrana con pressione, interdizione e palleggio al limite dell'umano. Il volante italiano è stato davvero meraviglioso: mai una sbavatura, mai una giocata superflua e sempre deciso nella ricezione e nello scarico.

La difesa e il controllo del pallone e la velocità con cui riesce a trovare il compagno libero fa capire come questo ragazzo abbia una conoscenza di quello che succede nel campo un attimo prima degli altri e sia ben conscio di tutti i movimenti dei suoi compagni. Verratti cerca e trova gli esterni con semplicità e trova i compagni in mezzo al campo quando rientrano ma, se vogliamo dirla tutta, lui è un grande amante del passaggio a scavalcare la difesa avversaria, un vero "marchio di fabbrica".

https://youtu.be/sLZfRjM-uGE

Il giovane di Manoppello sarà, senza alcun dubbio, il faro della Nazionale di oggi e del prossimo futuro: Marco Verratti tocca un numero impressionante di palloni, è sempre al centro del gioco ed è sempre la prima soluzione per il compagno in difficoltà. L'esperienza parigina lo ha fatto maturare dal punto di vista del gioco e della personalità: adesso ha acquisito le caratteristiche del leader ed è il padrone del centrocampo perché ne detta i tempi dal primo all'ultimo minuto. Un cervello pensante al servizio della squadra: l'Italia del presente e del futuro ha già il suo regista. "Motoreeei!"

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